VINI MAIXEI DEL PONENTE LIGURE. Dai Tradizionali Vermentino, Pigato e Rossese all’esotico Sirah “Mistràl” in Memoria di un Poeta
La filosofia della Cantina Cooperativa Maixei: Semper Fidelis
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS)
“Qui allevare la vigna è un gesto d’amore, puro e irrazionale” Fabio Corradi – enologo della Cooperativa Riviera dei Fiori.
La Cantina Cooperativa Riviera dei Fiori nacque nel 1978 come rivendita di prodotti per l’agricoltura, ad esempio concimi e piccole attrezzature. Il 17 marzo 1986 il settore agroalimentare italiano venne sconvolto da un grave scandalo: con l’aggiunta di metanolo, la ditta Ciravegna di Narzole, a Cuneo, alterava il vino da tavola. Un episodio che cambiò per sempre la storia del vino…
In quel periodo, i contadini del comprensorio di Dolceacqua – non riuscendo più a vendere l’uva e il vino – si affidarono alla Cooperativa. Una scelta decisiva poiché vennero aiutati con il raccolto e con la commercializzazione dei prodotti, salvando così la stagione. L’anno successivo, la Cooperativa li aiutò a ritirare il vino sfuso e tre anni più tardi li sostenne prelevandogli l’uva.
Oggi la cantina conta circa una trentina di soci sparsi tra la Val Nervia e la Val Crosia: un territorio difficile, fatto di ripidi pendii sostenuti dai tradizionali muretti a secco e dove ogni vigneto presenta caratteristiche diverse in base alla natura del terreno o all’esposizione al sole.
Nel 2007 nasce il marchio Maixei – nel dialetto locale muretti asecco – in collaborazione con Ho.Re.Ca, società di distribuzione di bevande per ristoranti ed enoteche. La Cooperativa avvia una ristrutturazione completa della struttura e rinnova il design delle etichette per far risaltare le proprie bottiglie.
La Cantina Cooperativa Maixei è prevalentemente composta da piccoli produttori attivi nei comuni di Apricale, Baiardo, Camporosso, Castelvittorio, Dolceacqua, Isolabona, Perinaldo, Pigna, Rocchetta Nervina, Soldano e S. Biagio della Cima. Detentori di piccole parcelle di terra, rientrano di diritto nella definizione “Viticoltura eroica” o “Vini Estremi” per ragioni legate al lavoro manuale ma anche alle strade da percorrere a piedi, necessarie per raggiungere i vigneti arrampicati sulle colline.
I vigneti sono dislocati ad un’altitudine media di 500, 600 metri sul livello del mare. Le viti sono spesso allevate ad alberello, come vuole la tradizione Mediterranea, in modo da tenere i grappoli all’ombra nelle ore più calde. La cantina, diretta dal Presidente Gianfranco Croese, produce vini da vitigni autoctoni del territorio ligure come pigato, vermentino e rossese.
Il Rossese di Dolceacqua – o solo Dolceacqua – è stato riconosciuto con la Denominazione d’Origine Controllata il 28 gennaio 1972, la prima delle otto Doc in Liguria.
Le norme del disciplinare di produzione definiscono la base del Rossese di Dolceacqua con un minimo di 95% di rossese ed eventuale aggiunta massima del 5% di altre uve a bacca rossa autorizzate dalla Regione Liguria.
In questo versante della Riviera ligure di Ponente, il clima si caratterizza per essere molto caldo: da un lato vi è una sorta di protezione garantita dalle Alpi, dall’altro si risente dell’influenza esercitata dal vicino mare, che crea un contesto ideale per la vite.
Nel 2009 entra in azienda l’enologo Fabio Corradi, che conta diverse esperienze importanti: per tre anni lavora nella cascina Adelaide della famiglia Drocco, in langa a Barolo, e in seguito nella cantina Altavia di Arlotti e Formentini ad Arcagna di Dolceacqua. In Cooperativa ha portato esperienza, nuove idee e consulenze sul territorio.
Nel 2020, in seguito ad un importante investimento, arriva la fusione tra la Cooperativa Maixei ed altre due società. La Florcoop, azienda floricola che dal 1980 commercializza e produce fiori, verde e piante in vaso e che nel corso degli anni si è specializzata nella vendita di prodotti agricoli. E la Dol.Va.Pre, che si occupa di oliveti con due centri di raccolta nell’estremo Ponente: nella vallata del Nervia e a Dolcedo dove è ubicato il frantoio sociale.
Attualmente, la cantina è cresciuta come volume e valore e copre quasi il 20% della produzione totale della Doc Rossese di Dolceacqua.
La vite e il vitigno:
Alcuni ritengono che l’introduzione della vite in Liguria sia avvenuta ad opera degli antichi Greci, i Focesi, altri sostengono che furono gli Etruschi ad iniziare per primi a coltivare la vite nella parte occidentale della regione.
Probabilmente hanno ragione entrambi, anche se la coltura ad alberello – oggi ancora presente – testimonia la traccia significativa lasciata dai coloni ellenici. Altre notizie risalgono ai secoli a cavallo tra fine Medioevo e inizio dell’età Moderna.
La famiglia Doria elesse il Rossese di Dolceacqua quale vino delle feste per la flotta della Repubblica Marinara di Genova.
Anche Napoleone Bonaparte (1769-1821) e il Generale francese principe di Essling Andrea Massena, ebbero il piacere di conoscerlo, alla fine del Settecento, ospiti della Marchesa Teresa Maria Bonarrota – consorte di Giovanni Battista Doria. Apprezzarono il rossese al tal punto da inviarne alcune botti a Parigi.
Dolceacqua è un paese magico, incantò perfino Claude OscarMonet (1840-1926). Il pittore, considerato uno dei fondatori dell’Impressionismo, ritrasse uno dei suoi scorci più rappresentativi: l’antico ponte a “schiena d’asino” che separa la Téra – terra in dialetto locale – ossia la parte più antica, dominata dalle rovine, che si arrampica fino al Castello dei Doria e il Borgo, la parte più moderna.
Oggi il Rossese di Dolceacqua è una delle punte di diamante dell’enologia ligure: a tavola contribuisce a valorizzare i piatti della cucina e della tradizione del territorio, come lo stufato di capra con fagioli, le formaggette dell’alta Val Nervia, l’anatra al vino rosso e il capretto in umido.
Il Rossese di Dolceacqua è il vitigno a bacca rossa più importante e caratteristico della Liguria, anzi, è un campione in grado di dare vini splendidi, tipici, sapidi come la brezza del mare, nervosi, ma anche pieni di sfumature, eleganti e dotati di ottima struttura.
Alcuni anni fa, grazie al notevole impegno dei produttori, fu fatto un enorme lavoro di zonazione, di cartografia e di studi storici. In particolare, Filippo Rondelli della cantina Terre Bianche, aiutato dallo storico Alessandro Giacobbe, portò al riconoscimento delle “Nomeranze” – o Soprannomi, per la precisione – delle Mga Menzioni Geografiche Aggiuntive: registrate nel disciplinare del 2011, possono essere riportate in etichetta con il proprio toponimo, così da definire la provenienza delle uve.
Attualmente se ne contano 33, con suoli e condizioni climatiche differenti, ma anche altitudini, ventilazioni e soprattutto pendenze diverse, che caratterizzano con tratti unici le differenze nel vino.
I terreni del “Dolceacqua” sono figli di millenarie stratificazioni, con diversa matrice geologica, che si dividono in tre precise categorie:
Flysh di Ventimiglia, chiamato localmente “Sgrutto”, che fa riferimento a marne arenarie, scistose di origine marina.
Conglomerati di Monte Villa, ovvero un mix di argille e ciotoli arrotondati, di matrice sabbiose – marnose.
Argille di Ortovero, dette Marne Blu, ricche di conchiglie e fossili marini.
Le Degustazioni
Vermentino Doc 2021 – Gr. 12,5
Le vigne dei soci che coprono le zone della valle Nervia, Verbone e Impero.
Vinificazione in bianco, l’uva viene messa a macerare con neve carbonica per qualche ora per accentuare il carattere e la tipicità. La fermentazione a temperatura controllata (16°-18°C) in vasche di acciaio inox e condotta da lieviti selezionati. La fermentazione malolattica viene impedita per preservare la freschezza del prodotto, con 3 mesi di affinamento sulle fecce fini.
Le origini del Vermentino non sono chiare: si pensa sia nato in Spagna, ad Aragona, con il nome di Listan d’Andalusia. O in Portogallo, dove è conosciuto con il nome di “Codega”. Si sarebbe poi diffuso in Francia e qui chiamato Grosse Clarette o Malvois d’Espagne.
In Liguria e nella zona delle Alpi Apuane, il Gallesio (1772-1839) autore della Pomona italiana, lo reperì fino in Versilia. In queste zone prese il nome di Carbesso o Corbesso – il Pigato è considerato una varietà di Vermentino – e Vemettino, nome con cui giunse in Corsica e quindi in Gallura in Sardegna.
Meno strutturati, ma dotati di maggiore eleganza, sono i vini a Denominazione di Origine Controllata liguri, quali il Vermentino Riviera Ligure di Ponente, il Val Polcevera, il Golfo del Tigullio e i Colli di Luni. In Toscana, i più conosciuti vini a Doc Vermentino sono: Candia dei Colli Apuani, il Montecarlo Bianco e il Bolgheri Bianco.
Il vino:
Il vino si presenta alla vista con un colore giallo paglierino luminoso.
Al naso regala note di frutta, in particolar modo alla pesca gialla e leggera nespola, con sentori di erbe aromatiche, la mentuccia e note più sottili di fiori di campo, le margherite ed erbe appena falciate, un sottofondo di mandorla dolce a impreziosire l’olfatto.
Ma è l’ingresso al palato dove le sensazioni si fanno più incisive e piacevoli di agrumi, ma è la sua aderenza a stupire, la sua rotondità a meravigliare, con questa acidità e freschezza avvolta nella sua impronta con cenni iodati, data dal suo terreno, fanno di questo vino ogni volta una grande sorpresa.
Pigato Doc Riviera Ligure di Ponente – 2021 – Gr. 12,5
Le aree e le vigne più vocate dell’Albenganese, Cisano sul Neva, Salea e Ranzo. Le due varietà a bacca bianca più famose della Liguria, Pigato e Vermentino, sono in realtà uno stesso vitigno.
La loro storia deriva da una serie di migrazioni varietali, dalla Spagna alla Corsica e di qui in Liguria: così si è espresso nel 1825 Acerbi nei Bollettini Ampelografici (1881-1887), volumi del Ministero dell’Agricoltura (1897).
Il nome Pigato deriverebbe dal dialettale “Pigau” – macchiettato – oppure dal latino “Picatum”, vino aromatizzato con pece.
Il Vino:
Il vino entusiasma già dal colore, giallo paglierino con preziosi screzi dorati, molto luminoso.
All’olfatto emergono i frutti, susina gialla e pesca nettarina, con cenni di agrumi, cedro, mango, una sensazione di leggero spunto salmastro, e una nota floreale di glicine e fiori di pesco, con erbe officinali, timo, salvia che aleggiano sullo sfondo, a chiudere con la delicata nota di resina.
Al sorso è accattivante e vigoroso, fresco e citrino, in un finale deciso ed elegante, molto persistente, con richiami marini e una vibrante sapidità ad impreziosire l’assaggio.
Rosato Rose Rosse Se… 2021 – Gr. 12,5
Dalle uve Rossese di Dolceacqua, un rosato che non è di tradizione, ma che lo vuole diventare… Se son rose, fioriranno.
Le vigne dei soci coprono le zone più vocate delle valli Nervia e Verbone, terreni prevalentemente argillo-sabbiosi, ricchi di scheletro – tessitura o scheletro. E’ la frazione minerale del suolo, formato da particelle di varie dimensioni e frammenti grossolani, detti appunto scheletro, che porta a forte aerazione e ad elevata permeabilità.
Il vino:
Colore rosa tenue, vivido e brillante. Al naso è un mosaico di note fruttate e floreali: si esibisce in fragranze di melagrana, anguria, bergamotto e fiori di zagara, rosa bianca e leggere fragoline di bosco appena colte, in sottofondo nespola e pompelmo rosa.
Sulle papille è agile e coerente, in una freschezza piacevole, convincente dai toni di leggere spezie, in una scia di sapidità in un filo di tannino accarezzevole in piccoli guizzi minerali, a bilanciare il buon tenore alcolico.
Il Rose Rosse Se… È un rosato che sorprende per la sua dote di piacevolezza e da una beva importante, ben costruito e profondo. Complimenti, se son rose, fioriranno sicuramente …
Rossese di Dolceacqua Doc 2021 – Gr. 13,5
Vinificazione senza raspi, 4/6 giorni di macerazione e fermentazione a temperatura controllata (28°C) affinamento e fermentazione malolattica solo in acciaio inox.
Il rossese viene allevato con il tradizionale sistema ad alberello, con uno sperone per branca. Tutte le operazioni colturali vengono effettuate a mano per le condizioni imposte dalla morfologia del territorio.
La fermentazione avviene a temperatura controllata (28°C) in vasche di acciaio inox con lieviti selezionati.Durante la macerazione (4/6 giorni) il mosto viene seguito mediante analisi chimiche ed organolettiche e sulla massa in fermentazione vengono eseguiti rimontaggi e delestage – tecnica messa a punto dall’Istitute Cooperatif du Vin di Montpellier, viene utilizzata nella vinificazione con macerazione e consente di migliorare gli scambi tra la fase liquida e quella solida, quindi favorisce l’estrazione e la diffusione del colore.
Il vino:
Dal colore rosso rubino vivido e trasparente, con riflessi violacei.All’olfatto si percepiscono profumi di frutti di fragoline di bosco, ciliegie e corbezzolo, in un contorno fine e gradevole, su un fondo di macchia mediterranea.
Al palato una leggera freschezza, con lieve vena tannica, elegante e vellutato, nel finale la tipica sensazione amarognola che lo contraddistingue, abbracciato da una vena balsamica e fumè. Vino di grande beva. Fabio Corradi, l’enologo, ha verso i suoi vini la massima attenzione, nel calice c’è solo il meglio della produzione.
Mistràl – 100% Sirah – Gr. 13,5
Le vigne si trovano a Camporosso all’ingresso della Val Nervia.
Vinificazione: le uve raccolte a mano vengono scrupolosamente selezionate, e pigiate in modo soffice.La fermentazione a temperatura controllata a 30° C in vasche di acciaio inox e condotta con lieviti selezionati.Macerazione dalla durata di 7/8 giorni, consente di ottimizzare l’estrazione di colore e corpo. Affinamento e fermentazione malolattica in barrique di secondo passaggio e tonneaux per 12 mesi.
L’annata 2022 non è stata prodotta. Da un’uva provenzale un vino “nostro”. Dalla Provenza da cui proviene il Mistràl, vento potente come questa uva e questo vino.
Un omaggio a Frederic Mistràl – premio Nobel nel 1904 –poeta delle tradizioni provenzali. Come diceva lo scrittore Francesco Biamonti, originario del comune di San Biagio della Cima, il nostro è “un cielo che è già di Provenza”.
Il vino:
Colore rosso rubino intenso, con bagliori violacei. Con sentori al naso di frutta rossa sotto spirito e mora di rovo, si apre su note balsamiche di alloro e mirto, e ricordi sfumati di liquirizia, leggermente pepato.
Il sorso è ricco e avvolgente, il tannino è sopportato dalla freschezza e si armonizza al meglio con la nota alcolica, impreziosito da una piacevole vaniglia, esalta i tratti tipici del vitigno senza alterarli. Lungo e piacevole finale, esuberante, con note mentolate e sapide.
Un sincero ringraziamento a Fabio Corradi per l’ospitalità e il tempo che mi ha concesso per la visita in cantina e le gradite degustazioni nell’enoteca Maixei, nel cuore di Dolceacqua. Complimenti a tutti i soci della Cooperativa per la passione che mettono nel loro lavoro. In queste terre così ardue e difficili, la Cooperativa ha saputo trasmettere con il vino il suo territorio.
Sergio Garreffa
sommelier professionista AIS
II classificato Nebbiolo Master 2017
Miglior Sommelier della Liguria 2011
Miglior Sommelier del Vermentino 2016
Delegato Ais 2018/2022 Golfo del Tigullio
Referente della Scuola Concorsi della Liguria.
Maixei
Agricoltori Riviera dei Fiori – Società Cooperativa Agricola
Località Porto – 18035 Dolceacqua (IM)
Tel. 0184 205015 – Fax 0184 205015
Www.maixei.it – cantina@maixei.it
Vini Estremi Enoteca – Agriturismo. Piazza G. Mauro 3 Dolceacqua (IM)