PINSOGLIO SULLE ORME DI DANTE. Sublimi Opere in Estrosa Tecnica Mista sulla Divina Commedia a Villanova d’Asti
di Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Ci sono ottimi artisti che quando hanno raggiunto uno stilema espressivo maturo ed emozionante sia per gli addetti ai lavori che per i più semplici cultori dell’arte ne fanno una matrice identificativa che oltre a renderli immediatamente riconoscibili sancisce il continuo successo delle loro opere.
Ci sono maestri eccellenti che pur avendo preso la medesima consapevolezza stilistica si avventurano sempre in nuove sfide imparando a declinare il loro pennello, il loro scalpello o la loro penna in ragione dei temi, dei soggetti e dell’intima ispirazione che ne muove l’estrosa gestualità.
Tra questi ultimi c’è sicuramente Filippo Pinsoglio, di cui mi onoro di aver curato le esposizioni del ciclo di Pinocchio al Castello di Roddi e quello sulla Bibbia ad Asti e Castiglione Falletto proprio nell’anno del suo massimo fulgore celebrativo, quando fu proclamato Maestro del Palio d’Asti come il suo mentore ed amico Carlo Carosso e la sua altra insegnante Amelia Platone.
Il vigore realistico con cui la sua pittura sa discendere nel profondo delle tematiche per coglierne l’essenza e riproporla con una verve apparentemente semplice ma tecnicamente assai raffinata lo ha reso capace di cimentarsi in un itinerario artistico davvero arduo: quello di attraversare l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso sulle orme di Dante Alighieri.
E proprio come fece il sommo vate della Divina Commedia che calibrò paradigmi linguistici differenti per ognuna delle tre cantiche e per ogni circostanza del suo viaggio nell’aldilà, rendendolo così vivido da far sospettare i teologi più dotti che abbia davvero vissuto un’esperienza soprannaturale, così, nella sua più umile rappresentazione pittorica Pinsoglio, si è spogliato dei colori squillanti con cui ha reso indimenticabili le avventure di Pinocchio e le storie dell’Antico e Nuovo Testamento per incarnare nei suoi disegni le vibrazioni cromatiche soffuse degne di rappresentare l’onirica esperienza dantesca.
Dal primo di ottobre le sue 22 tavole saranno esposte nell’ex Confraternita della SS Annunziata di Villanova d’Asti fino alla fine del mese.
Mentre nello stesso giorno l’inaugurazione sarò deambulante tra i pannelli in alluminio che saranno collocati nei posti caratteristi dello stesso comune per un percorso di 500 metri che sarà illustrato con un’idonea presentazione culturale a cura di un docente e i ragazzi del teatro locale che insceneranno una rappresentazione itinerante impersonando Dante, Virgilio e gli altri personaggi della Divina Commedia.
Pinsoglio, già protagonista di mostre collettive di rilievo nazionale come la Mostra Ufficiale del Carnevale di Venezia nello spazio Badoer dell’antichissima Scuola Grande di San Giovanni Evangelista e l’esposizione Bibbia e Sacro Vino nella Confraternita di Sant’Agostino di Barolo accanto a 14 incisioni sull’Antico Testamento del grande maestro russo-francese Marc Chagall, in queste opere ha riproposto la sua pittura stilizzata che da anni lo ha reso celebre per le sue vignette sul vino, su Pinocchio, sulle maschere di Carnevale e sulla Sacra Scrittura cristiana.
Ma ha saputo trasfigurarla in sguardi d’intensa umanità che trasmettono all’osservatore un’emozione palpabile del momento narrativo.
Le policromie sgargianti dei suoi timbri pittorici hanno lasciato il posto ad atmosfere ovattate ed incantate da cui traspare feericamente l’emozione del viaggio dantesco in bilico tra sogno e realtà.
Oltre alla resa estetica le tavole assumono una notevole valenza per l’uso di una tecnica mista estremamente ricercata: la pittura a tempera su carta da spolvero, integrata dalla densità dei pastelli (tanto da rievocare le gouaches tanto care a Chagall), è stata impreziosita con collage di carta e stoffa secondo i virtuosismi che resero famoso George Braque nel periodo Cubista delle Gradi Avanguardie. Si tratta di matrici espressive già sperimentate dall’artista a conferma della sua ottima conoscenza della storia dell’arte.
Dopo la Porta Infernale i protagonisti Dante e Virgilio incontrano il gigantesco traghettatore Caronte che sembra stupito per la presenza degli intrusi. Come in moltissimi capolavori del maestro astigiano sono i tratti vibranti che s’incuneano nelle sfumature del corpo dei personaggi e nello sfondo che rendono i disegni artisticamente suggestivi, unici ed inimitabili.
La lunga di veste di Dante in un’opera dedicata soltanto a lui vivacizza con sprazzi di caldi, vivaci e variegati colori lo sguardo atterrito del poeta nel suo impatto con i gironi infernali.
L’abbraccio lussurioso di Paolo e Francesca trasuda di colpevole ma ormai inutile pentimento che incontra però la misericordia del romantico e passionale poeta in quella mano alzata un po’ a monito e può a saluto benevolente…
L’apparizione di Beatrice sembra invece squarciare un cielo radioso del riverbero colmo del sole e delle stelle che rievoca i fondi dorati con cui le icone bizantine esprimevano la regalità divina di Gesù Cristo, della Madonna e dei Santi.
Proprio perché l’itinerario è asceso in Paradiso i contorni delle figure divengono più sfumati ed irreali tanto da rendere i personaggi pittorici di Pinsoglio speculari alla sublime catarsi di Dante.
Opere davvero degne di essere ammirate e contemplate con entusiasmo, nel senso etimologico del termine greco, ovvero “trasporto divino”.
NB Dopo la mostra itinerante del primo ottobre ci sarà un brindisi conviviale nel quale compariranno anche i vini con le etichette disegnate da Pinsoglio (vedi immagine sotto)
Fabio Giuseppe Carlo Carisio
Critico e curatore d’arte contemporanea
Fondatore e Direttore Art & Wine News
PINOCCHIO NEL CASTELLO DEL TARTUFO. A Roddi l’originalissima mostra di Filippo Pinsoglio