MARCARINI IN VETTA CON BRUNATE E LA SERRA. I cru del Barolo dei poderi ultrasecolari di La Morra
Il motto aziendale di Poderi Marcarini
“Ridurre i trattamenti e l’impatto chimico per ottimizzare la qualità nel calice”
di Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
FAMIGLIA MARCARINI: UNA STORIA ULTRASECOLARE
La famiglia Marcarini è presente fin dalla seconda metà del 1800 a La Morra, zona famosa per i suoi vigneti benedetti dal cielo nella terra del Barolo, uno dei luoghi sacri dell’enologia mondiale. Da decenni è meta di “pellegrinaggio” turistico ed enogastronomico (proseguito nonostante la pandemia anche se con un ovvio calo) con un incremento significativo da quando le Langhe sono entrate a far parte dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato riconosciuti Patrimonio Unesco nel 2014. Le cantine dei Poderi Marcarini sono tra le più antiche del territorio essendo sorte dove c’era un Monastero del 1600, addossato ad una torre Medievale, e dominano il paesaggio sottostante ricoperto da miriadi di filari delle Langhe.
Dalla metà dell’Ottocento il Generale Sebastiano Marcarini insieme alla moglie Rubini, delle acciaierie Falck, incominciarono a vinificare le uve Nebbiolo solo per uso domestico e per onorare i ricevimenti alla Corte Sabauda, infatti l’alto ufficiale era istitutore dei figli del Re d’Italia Vittorio Emanuele II che a sua volta aveva come Primo Ministro Camillo Benso Conte Cavour.
Giulio, il figlio del generale all’inizio del ‘900 sposa Anna Sosso discendente di quel Giuseppe Tarditi di La Morra, che lo storico dell’enologia Lorenzo Fantini (pubblicò nel 1879 la Monografia “Viticoltura ed Enologia nella Provincia di Cuneo” e la prima delimitazione della zona) definì uno dei più importanti produttori di Barolo.
“Giuseppe Tarditi nato nel 1836 si laurea farmacista come il padre continuando la sua opera in La Morra. Ma la viticoltura a dargli maggior soddisfazione ed essere tra i primi produttori di Nebbiolo della zona. Già nel 1884 ne produceva 3000 ettolitri, contro l’opera Pia di Barolo che ne produceva 1500 ettolitri. Quelle antiche cantine di Tarditi sono ancora oggi visibili nel grande crotin scavato nel tufo dell’azienda Marcarini. L’intrepido Giulio Marcarini il 30 giugno 1934 insieme ad altri produttori di Langa, furono gli artefici ad Alba del “Consorzio dei Vini Tipici di Barolo e Barbaresco”, allora guidato dal senatore Gastone di Mirafiore Guerrieri.
BAROLO DI QUALITA’ GRAZIE AL CRU BRUNATE
I suoi discendenti si dedicarono alla produzione improntata soprattutto sulla qualità. Il primo ad avere una lungimiranza e capire la potenzialità del Nebbiolo fu il notaio Giuseppe Marcarini, insieme alla figlia avviò la vendita in società con il suo enologo Elvio Cogno, con la nuova produzione sotto il marchio Cogno-Marcarini. La cantina fu tra le prime ad usare il nome della “vigna” in etichetta e ad utilizzare il “Cru” Brunate (menzione geografica ggiuntiva della DOCG Barolo) già nel 1958, tra l’altro fu una grandissima annata per il Nebbiolo da Barolo.
In seguito furono introdotte le prime botti grandi nella zona più storica della cantina dove alcune furono addirittura modificate e ultimate all’interno, nella bellezza di queste mura antiche che hanno mantenuto sempre l’originalità nel tempo, dove si respira la storia del Monastero.
Il notaio Giuseppe scomparve a soli 59 anni e a partire dagli anni Ottanta fu la figlia Anna Marcarini a dare nuova vitalità acquistando 4,5 ettari di vigneti del “Cru” Brunate e 3,5 ettari del “Cru” La Serra, diventando titolare di diritto delle cantine di Tarditi ed ampliando la gamma dei vini con Barbera e Dolcetto, nella consapevolezza che era lì nel vino il suo futuro.
Con il matrimonio di Anna Marcarini e l’avvocato Giovanni Bava si costituì l’azienda “Poderi Marcarini”. L’amore per la terra e la tradizione di famiglia trasmisero la passione alla figlia Luisa, laureatasi nel 1990 in Scienze Agrarie. Così a soli 26 anni Luisa insieme al marito Manuel Marchetti (nato in Guatemala, dove suo padre Giorgio classe 1933 originario di Melle in Val Varaita, lavorava per la Cinzano) hanno dato nuova linfa rinnovando l’azienda agricola e una nuova veste ai loro vini. Manuel Marchetti si laureò in economia aziendale all’Università di Torino, con vera passione ha intrapreso questa avventura con competenze enologiche, dando un’impronta di marketing nuova, portando il loro Barolo in varie parti del mondo con favorevoli riscontri.
Oggi la famiglia è giunta alla sesta generazione, con Manuel Marchetti (rimasto prematuramente vedovo della moglie Luisa Bava nipote di Giuseppe), che continua con grande dedizione a condurre i vigneti con rigorosa consuetudine langarola, assieme ai figli Andrea, Chiara ed Elisa: un team affiatato di giovani che crede alla potenzialità del Nebbiolo e insieme al padre hanno creato le premesse dei successi di questi anni. Il loro punto di forza è la tradizione di famiglia, lì hanno trovato il fondamento per continuare a stupirci.
I vigneti si estendono su 25 ettari di proprietà tra le Langhe e Roero con nomi prestigiosi come il “Brunate” “La Serra” entrambi a La Morra. La zona Brunate era ritenuta già dal 1300 uno dei più ambiti vigneti in Langa un “Marcaleone” cioè in dialetto piemontese vigna di qualità eccelse e oggi si fregia della “Mga” Menzione Geografica Aggiuntiva.
UN’AZIENDA TRADIZIONALISTA NEL CENTRO DI LA MORRA
L’azienda è tradizionalista, i lavori in vigna con diradamenti e concimazioni organiche, il loro primo obbiettivo è stato ridurre i trattamenti e l’impatto chimico, furono i primi insieme a Gaja e Ceretto ad utilizzare la confusione sessuale coi ferormoni per evitare la riproduzione degli insetti dannosi per i vigneti di Nebbiolo, Dolcetto, Barbera, per quelli del Moscato “Sargentin” nel comune di Neviglie dove l’azienda è proprietaria di un agriturismo, e del “Muschiavino” l’Arneis nel comune di Montaldo Roero.
In cantina si praticano le fermentazioni alcoliche di 8-10 giorni con temperature controllate e macerazioni lunghe a contatto delle bucce per circa 45 giorni a cappello sommerso per il Nebbiolo da Barolo, la maturazione del vino avviene per due anni in botti grandi da 25 e 45 ettolitri per avere delle delicate cessioni molto lente e calibrate, come per i “Cru” di Barolo Brunate e La Serra.
Prodotti che esprimono tutto il loro carattere del territorio e soprattutto la mano del produttore; vini di grande finezza, in un patrimonio culturale antico, ma con un bagaglio organolettico dal gusto moderno. Con l’inserimento degli ultimi gruppi di botti della bottaia Gamba di Asti e Garbellotto di Pordenone, si sono aggiunte da poco più di due anni altre botti interamente artigianali e originali provenienti dall’Austria dall’azienda di Franz Stockingher.
L’ANTICA STORIA DI LA MORRA
La Rocca di La Morra è un piccolo promontorio in mezzo a un mare di vigneti. Villa Murre sorse all’inizio del secondo millennio e il nome “Murra” significa “recinto per il bestiame” ancora oggi è presente una effige a ricordarlo nel centro del paese, lascia intuire l’attività della comunità albese che vi si era stanziata.
La vista è un anfiteatro sui prestigiosi “Sorì” del Nebbiolo da Barolo, dove si estendono verso il cielo i suoi Castelli che hanno fatto la storia della Langa. Nella seconda metà del XIII secolo La Morra con Alba cadde sotto il dominio di Carlo d’Angiò, nel 1269 è infeudata al cavalier Sordello da Goito e poi venduta per 3000 fiorini nel 1340 a Pietrino Falletti.
Cent’anni più tardi nel 1431 compare il nome Nebiolo, il notaio Odonimun De Bancho gli annotava negli statuti di La Morra del 1402 con “Nebiolium” come il principale vitigno coltivato su queste terre. (Solo dal 1963 in uno studio ampelografico il Ministro dell’Agricoltura aggiunse una seconda “B” Nebbiolo. Solo in Sardegna a Luras come tradizione dal 1200 usano ancora chiamarlo “Nebiolo”) Una viticoltura che si è sviluppata a partire dall’Ottocento, quando il sindaco Tarditi proprietario di alcuni appezzamenti di terreno e farmacista costruiva cantine lungo l’attuale via Umberto di La Morra.
Con il passare del tempo quasi tutto il Centro Storico è diventato un crescere di aziende vitivinicole. Né parlò Papa Pio VII sostando ad Asti sulla via di Parigi, ricordando il suo noviziato all’Annunziata di La Morra e il suo detto “Morra, bel cielo e buon vino”.
Il Comune di La Morra è stato uno dei primi nel 1994 a stilare la mappa dei “Cru” oggi “Menzioni Geografiche Aggiuntive” 27 grandi vigne lamorresi attestate storicamente e anche da studi più approfonditi fatti sul posto, ad iniziare da quelli di Renato Ratti. In seguito il Comune ha ampliato il numero delle “Sottozone” portandole a 39 includendo aree più ampie.
Nel 2006 iniziò un progetto di candidatura molto importante lungo e complesso, con l’iscrizione nella Tentative List Italiana, i paesaggi vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato sono stati riconosciuti come parte integrante del Patrimonio Mondiale. L’iscrizione del sito alla Wold Heritage List porta l’Italia al 50° sito Nazionale riconosciuto dall’Unesco. Per il territorio e i suoi produttori è arrivata il 22 giugno 2014 a Doha (Qatar). Attribuendo un valore universale al paesaggio culturale piemontese
Le degustazioni
Il Nebbiolo è un’uva molto resistente ai patogeni, grazie alla buccia spessa e all’alto contenuto di tannini che svolgono funzioni antisettiche. Il suo notevole contenuto zuccherino consente di raggiungere nei vini gradazioni di 14 gradi e mezzo, così come il buon tenore di acidità mantiene la freschezza e dà capacità di invecchiamento al vino.
Il Barolo è tra i pochi vini al mondo che con l’invecchiamento migliora, riesce a dare emozioni uniche, con le loro caratteristiche peculiari. Classicità ed eleganza sono le peculiarità nei vini del Podere Marcarini.
Barolo Brunate – Docg 2015
Il nome più usato dalla gente di La Morra è “Brinate” forse per la presenza della brina che biancheggia i grappoli, la citazione più antica la troviamo nel catasto medievale nel comune di La Morra che risale al XV secolo e riporta “Brinatam” e solo da questo secolo che prende la dicitura Brunate, dal suolo calcareo-argilloso delle Marne di Sant’Agata.
Il vino. Colore rubino granato abbastanza cupo con leggero riverbero aranciato. L’olfattivo richiama note di camino e un tocco di legno tostato, in cui seguono note speziate calde e resina di pino alpestre, chiodi di garofano e ginepro in un’avvolgente nota balsamica. Il frutto piuttosto maturo ricorda le marasche e lamponi, fragolina di bosco, felce e radici e un leggero sentore floreale dolce e caldo. Al palato ha una buona sapidità fruttata, matura e polposa, con tannini fini e maturi appena punzecchianti e vivi quando incontra l’acidità, ma forma un buon tessuto fitto e molto ricco con note di liquirizia, mandorla e un vago sentore di caffè tostato che si prolunga nel finale. Ottime prospettive future, avendo tre decenni di positiva evoluzione davanti a sé per questo Brunate 2015.
Barolo La Serra – Docg – 2016
Nella stessa collina delle Brunate, su quelle pendici di La Morra si elevano i vigneti del “Cru” o della “Mga” La Serra (Menzione Geografica Aggiuntiva) si estendono per 38 giornate piemontesi, corrispondenti a 14 ettari. La cantina Poderi Marcarini con una superficie di 3,5 ettari di proprietà e completamente vitata a Nebbiolo, con ceppi risalenti al 1991 ed al 2001.
Il vino. Dal colore rubino granato, con leggeri screzi aranciati. I profumi esordiscono tra ricordi di legni aromatici e note vagamente tostate e ricordi di legna arsa, foglie di tè verdi e mallo di noce, mentre la speziatura tende a fondersi con la rosa appassita, molto dolce il caramello e il marron glacé dandogli un’espressione evoluta al profumo. Al palato una forte nota fruttata di ciliegie poco mature, si rafforza con la sua trama tannica leggermente rigida, con molti estratti in un finale che coniuga potenza e finezza. La persistenza è lunga al palato anche un minuto, lasciando un buon ricordo caldo e confortevole. Un vino da lasciare maturare ancora qualche anno per poterne cogliere il meglio, si potrà conservare tranquillamente una decina d’anni e più. Grande annata la 2016, molto generosa, un Barolo a elevato tasso emozionale, direi solenne, che interpreta bene questa classicità del Barolo.
Cos’è la Giornata piemontese? (In dialetto Giornà) Antica unità di misura di superfice in ambito agricolo viene utilizzata tutt’oggi in Piemonte, ossia 3.810 m2, un quadrato di circa 62 metri per lato 0,3810 ha, di conseguenza un ettaro equivale a circa 2,62 giornate per cui 12 ettari sono circa 30 giornate piemontesi. L’origine del nome deriva dalla quantità di terreno arabile mediamente da una coppia di buoi in una giornata.
Langhe Nebbiolo – Doc – 2019 “Lasarin”
Si ottiene con l’assemblaggio di grappoli selezionati nei vigneti di Neviglie per i suoi profumi e di La Morra dai ceppi più giovani delle rinomate colline di Brunate e La Serra per la struttura. Vinificato esclusivamente in acciaio.
Il vino. Già dal suo colore rosso granato con leggeri bagliori aranciati mi impreziosisce l’olfatto, con le sue note di visciole selvatiche in un sottofondo di lamponi e fragolina, che si fondono a una spezia calda e decisa. Al sorso richiama le note fruttate e leggere note floreali, con un tannino nudo e crudo, con la sua sapidità e acidità appena pronunciate, fine, delicato ed elegante nella sua struttura.
Dolcetto d’Alba Doc 2018 “Boschi di Berri” Pre-filossera
Un vigneto centenario rimasto indenne dalla Fillossera di fine ‘800 per il suo terreno particolarmente calcare-argilloso ricco di magnesio, le sue radici arrivano a 15 metri di profondità, toccando uno strato di terreno sabbioso, per cui la fillossera non si è diffusa, uno dei rari esempi di vite prive dell’innesto delle barbatelle americane.
Il vino. Tra le tante etichette di qualità che l’azienda produce vi propongo questo Dolcetto d’Alba Boschi di Berri. Un rosso poliedrico e di grande bevibilità. Dal suo colore rosso rubino con sbuffi violacei, dove all’olfatto prevalgono profumi di frutta rossa, mirtillo e ribes, con tocchi floreali e note leggermente speziate, ed erbe aromatiche di contorno e una piacevole nota di vaniglia data dal breve passaggio in legno. Al palato ha carattere ma senza eccessi, dal gusto succoso di ciliegia e spezie dolci quasi piccanti, in un avvolgente e piacevole tannino, avvolto nella sua struttura elegante e vellutata.
Barbera d’Alba Doc – Ciabot Camerano 2018
La Barbera prende il nome dal “Ciabot Camerano” di La Morra al confine con la zona “Cru” La Serra e si ottiene dai vigneti meglio esposti, più soleggiati. Nove mesi in botte grande da 22/40 ettolitri e nove mesi in acciaio e botti nuove da 25 ettolitri
Il vino. Il suo aspetto vira dal rosso rubino fitto e profondo con leggeri riflessi rosso granato. Gradevole all’olfatto con sensazioni di viola, mirtillo, melograno e visciole selvatiche e spezie decisamente dolci. Al palato non demorde, con un tannino avvolgente in una piacevole sapidità e freschezza, chiude in una persistenza lunga su piacevoli accenni fruttati, i suoi punti di forza.
Barolo Chinato
È per definizione un vino aromatizzato, gli aromi e il nome vengono dati principalmente dalla China. Prodotto per aggiunta di Barolo Docg (Denominazione d’Origine Controllata e Garantita) che necessità di 38 mesi di invecchiamento di cui 18 in botte, dove sono aggiunti zucchero e alcol etilico e diverse spezie, un tempo chiamate “droghe” (nasce come rimedio per i malanni invernali e infezioni allo stomaco) tra cui la corteccia di China Calissaia per il 75%, pianta erborea originariamente diffusa nelle Ande, radice di Rabarbaro e Genziana e il prezioso seme di Cardamomo, i cui principi attivi vengono estratti con una lenta macerazione a temperatura ambiente, si procede con un rimescolamento per 12 ore e una prima decantazione che dura una settimana, seguita da una seconda di 2-3 settimane, infine si lascia invecchiare almeno un anno in botte.
Il Barolo Chinato è nato a Serralunga d’Alba da parte del Dott. Giuseppe Cappellano farmacista ad Alba e dal Dott. Zabaldano di Monforte d’Alba (premiato con medaglia d’oro all’Esposizione franco-italiana del 1899) e da Giulio Cocchi di Asti nel 1891, ognuno con la propria formula.
Barolo Chinato Marcarini
La ripresa della produzione è negli anni ’90 con la fortuna di aver trovato nella libreria di famiglia la ricetta di fine ‘800.
Negli anni la ricetta è stata rinnovata da Manuel Marchetti, forte dell’esperienza del padre che, avendo lavorato anni per la Cinzano, aveva già portato delle migliorie per renderla idonea ai gusti moderni e creare un vero elisir in cui la differenza è comunque fatta dalla qualità del vino Docg “Barolo Brunate” in fusione per alcune settimane.
Granato intenso con riflessi aranciati. Con un ampio bagaglio olfattivo che sorprende per le sue note evidenti di china, cannella, liquirizia e note balsamiche seducenti con la rosa e lo zenzero e in sottofondo erbe officinali e di confettura. Caratterizzato dall’equilibrio e dall’armonia, dal profumo molto gradevole e morbido al gusto e dalla forte persistenza aromatica. Un vero protagonista della cultura e della tavola popolare langarola.
L’azienda Marcarini da qualche anno ha inaugurato un Wine Shop a La Morra, con visite in cantina e degustazioni su prenotazioni, e vendita dei prodotti del territorio. Ed ha aperto a Neviglie l’agriturismo Marcarini, gestito dalla figlia Chiara Marchetti, sulle colline del Barbaresco, ricavato da un recupero di un antico cascinale originario del XIX secolo
Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Poderi Marcarini
Piazza Martiri, 2 – La Morra (CN) – Italia
Tel. 0173 50222 Fax 0173 509035
www.marcarini.it
marcarini@marcarini.it
Wine Shop La Morra
Via Umberto I, 34
Tel. 0173 50222
Agriturismo Neviglie
Località Tinella 19
Tel. 0173 630004
agriturismo@marcarini.it