LO STORICO BAROLO DI CHERASCO DEL MARCHESE FRACASSI. Mantoetto 1890: il Primo Cru del Rei dei Vini bevuto dall’Imperatore
Nell’immagine di copertina una bottiglia del Barolo Docg Mantoetto, il marchese Umberto Fracassi e il sommelier Sergio Garreffa
Sulle etichette dei vini la corona alata e il motto: “Virtus Beatos Efficit, la Virtù rende Beati”
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
L’azienda agricola Umberto Fracassi Ratti Mentone –di Cherasco ha una lunga tradizione nelle Langhe.
La sua presenza risale già al 1880, pochi anni dopo che Juliette Colbert in Falletti, marchesa di Barolo, aveva mutato i metodi di vinificazione dell’uva Nebbiolo insieme al Generale della Regia Armata Sarda, Paolo Francesco Staglieno. Quest’ultimo operò a lungo come enologo nei possedimenti di re Carlo Alberto, fu pioniere della rinascita dell’enologia piemontese e autore del libro sulle principali innovazioni agronome con il metodo di vinificazione da lui creato. Staglieno fece diventare questo vino ambasciatore del Piemonte in Europa.
Proprio in quel periodo, l’azienda agricola iniziava a commercializzare il vino. I vigneti provenivano dai poderi ereditati dal conte Domenico direttamente dalla madre, la contessa Maddalena Ratti Mentone, convolata a nozze con il discendente di un importante casato di risicoltori vercellesi, Marcello Fracassi di Trino, sindaco di questo piccolo comune ai tempi di Camillo Benso conte di Cavour. Marcello, avvocato, era stato infatti inviato a Cherasco come pretore.
In seguito, per merito della contessa, gli eredi della famiglia Fracassi Ratti Mentone ottennero dal re Umberto I il titolo di conte, riconoscimento in seguito elevato dal sovrano a marchese.
Mantoetto: forse il Primo Cru nella storia del Barolo
Cherasco figura tra gli undici comuni in cui è possibile produrre il vino dei re. Il suo terreno più prestigioso è il “Mantoetto”: un solo vigneto, che conquistò il riconoscimento di Menzione Geografica Aggiuntiva, ovvero ottenuto con uve provenienti da una specifica microzona, introdotta nel disciplinare nel 2009, sullo stile dei Cru francesi, che determinano quindi differenze organolettiche tra i Barolo. L’origine è antichissima: è l’unico appezzamento in cui dall’uva del vitigno Nebbiolo nasce il Barolo DOP, con tutta probabilità il primo Cru nella storia del Barolo.
La leggendaria etichetta di Cannubi 1752 a cui tanti fanno riferimento non aveva ancora la dizione Barolo.
Oggi i poderi appartengono ad Umberto Fracassi, nipote del senatore, il quale ha giustamente conservato la vecchia etichetta e il cognome della bisnonna. Porta avanti la storia di famiglia producendo circa 5.000 bottiglie all’anno. Per un Barolo tradizionale, affinato nelle grandi botti in Rovere di Slavonia per quattro anni, è molto di più di quanto imposto dal Disciplinare del Barolo DOP. Il vino si fa notare per le particolari note che regala al palato, d’altronde in questo piccolo fazzoletto di terra ci sono un ambiente e una cultura molto particolari, c’è la voglia di fare e di stupire, c’è il senso della sfida e del mettersi in gioco ogni anno, con determinazione e tenacia. Una vera scommessa, affrontata con la fiducia e il rispetto verso il territorio di elezione, la Langa.
La cittadina di Cherasco nacque nel 1243 per volontà del vicario imperiale di Federico II di Svevia, Manfredi II Lancia della dinastia degli Aleramici e Sario di Drua, podestà di Alba. Già in epoca romana esisteva un borgo chiamato “Clerascum” e il vicario imperiale Lancia volle edificare il nuovo paese.
Nel 1348, dopo aver conquistato Asti e Bra, il duca di Milano Ludovico Visconti, signore di Milano, assediò anche Cherasco. Riuscì a scacciare i Savoia e fece erigere un maestoso castello.
Il 23 aprile 1796 i francesi entrarono a Cherasco e a Palazzo Salmatoris Napoleone Bonaparte firmò l’armistizio che mise fine alle ostilità tra la Repubblica Francese e il Regno di Sardegna. Approvato da Vittorio Amedeo III, ridisegnava la geografia dei domini sabaudi, un documento da esibire come titolo nobiliare, durato ben oltre il 1814 quando tornarono i Savoia.
Oggi Cherasco – oltre a produrre il prestigioso Barolo Mantoetto grazie a Umberto Fracassi – è la capitale italiana dell’elicicoltura.
La Menzione Geografica Aggiuntiva Mantoetto è minuscola: la superficie di questa piccola collina è di circa due ettari, dei quali vitati a Nebbiolo. È situata tra i 345 e i 360 metri di altitudine nella frazione di San Michele, ai confini con il territorio comunale di La Morra.
Tuttavia ha una buona esposizione e la luminosità garantisce una microventilazione ideale per la salute dell’uva. Il terreno, calcareo e argilloso con pochissima tessitura sabbiosa, rappresenta il periodo del Pliocene donando ricchezza e peculiarità al Nebbiolo da Barolo.
Nelle vigne del Mantoetto sono presenti tutti i tre cloni del Lampia, del Michet e del raro Rosè, con ceppi ultradecennali, alcuni dei quali risalenti agli innesti di barbatelle successivi alla fillossera del 1879. Tutto questo determina un vino di struttura, di morbida eleganza e dai molteplici aromi…
La sfida di Umberto Fracassi Ratti Mentone dei Marchesi di Torre Rossano è quella di rendere viva la tradizione vinicola riconosciuta già nell’Ottocento. Una storia davvero unica che vede anche la presenza all’Ambasciata italiana del marchese Domenico Fracassi – nonno di Umberto – per l’incoronazione dello zar Alessandro III di Russia.
Domenico acquistò Palazzo Salmatoris, con circa trenta ettari di terreno, e lo adibì a cantina. Già nel 1880 il Barolo del Mantoetto veniva messo in bottiglia e le casse da 50 bottiglie venivano vendute al costo di 100 lire.
Purtroppo, a causa prima della fillossera e poi della guerra, Domenico fu costretto a conservare pochi vigneti di Barbera e Nebbiolo. Palazzo Salmatoris e le cantine gli furono requisite dal Regno d’Italia: durante la prima guerra mondiale divenne una caserma militare.
L’immediato dopoguerra porta più sacrifici che successi. Nel 1969, il marchese Umberto (classe 1935) estende la superficie a Nebbiolo che prima era di un solo ettaro. Con due figli, Maurizio classe 1962 vive a Biella, ed Elisabettaclasse 1965 vive in Svizzera a Lugano. Dopo una carriera nell’ambito della produzione tessile, nel 1995 inizia l’ampliamento della zona vitata consentito dalla DOP ed incrementa l’area di produzione di Nebbiolo da Barolo del Mantoetto fino agli attuali due ettari. E pensare che la madre aveva cercato di scoraggiarlo nel proseguire con la vinificazione: in quel periodo, infatti, molti viticoltori cominciavano ad affittare le vigne ad aziende più grandi.
All’inizio il terreno era coltivato metà a Nebbiolo e metà a Barbera, ma la grandinata enorme che si è abbattuta nel 1986, invece di inserire le nocciole come voleva sua madre, Umberto fu caparbio e con i consigli di Paolo Montezemolo proseguì con il suo Nebbiolo da Barolo il Mantoetto che in poco tempo arrivò al successo, con ottime prospettive per il futuro. Così è stato e la storia lo conferma con il primo Cru del Barolo di antichissima origine, un vanto per la zona di Cherasco e per la cantina di Umberto Fracassi Ratti Mentone.
Degustazioni
Barolo Docg Mantoetto – annata 2019 – Gr. 14
Come ho citato è “l’unica” Menzione di Cherasco, molto piccola, con dolce declivio del vigneto, buona esposizione, ventilazione e drenaggio, un piccolo bricco con terreni calcareo-argilloso privo di vene gessose, vino di estrema eleganza e intensità di profumi.
Vinificazione: dopo la diraspa pigiatura, prosegue con la criomacerazione a -5 gradi, quindi la fermentazione alcolica con macerazione di 10 giorni, frequenti rimontaggi con continuo movimento delle vinacce. L’affinamento avviene in grandi botti di rovere di Slavonia per ben 4 anni, molto di più di quanto imposto dal Disciplinare del Barolo Docg, così i profumi si conservano al meglio e a lungo.
Il vino:
Il colore è granato di ottima profondità, con lieve riflesso aranciato. L’apertura è fruttata con note di lampone e ribes rosso, conditi da una bella espressione di legna arsa e camino che sfiora l’affumicato. Le spezie sono delicate, liquirizia e caffè che aggiungono grandezza olfattiva, mentre la rosa di macchia scalda la sua percezione.
Il palato è rinvigorito da una trama tannica fitta e fine, robusta ed elegante che sorprende per la sua continuità e vigoria senza intaccare l’eleganza complessiva.
Ha un carattere moderno, polposo e maturo, comunque deciso, che dovrà ammorbidirsi con qualche anno di affinamento, ma che poi non avrà certo problemi a mantenersi a lungo. Grazie per questa grande opportunità di degustazione, un Barolo unico nel territorio di Cherasco. Complimenti.
Langhe Nebbiolo Doc. Annata 2021 – Gr.13.5
La prima annata è stata la 2020 con circa 2000 bottiglie prodotte. Vinificazione con criomacerazione (si tratta di una macerazione a bassa temperatura che permette di estrarre più sostanze che vanno ad arricchire le sue proprietà organolettiche del vino, soprattutto i profumi di origine varietale). Segue 5 mesi di affinamento in legno di rovere.
Il vino:
Color rubino con tono granato di media intensità. Subito al naso sentori di legno tostato che porta subito una forte nota floreale dolce, della viola e della rosa, consistenti, caldi ed eleganti, segue un frutto maturo, con una spezia morbida e calda, lievemente vanigliata.
Al palato si fondono all’unisono le dolcezze dei frutti, lamponi e fragoline selvatiche, concentrati le spezie, noce moscata e chiodi di garofano morbide e rotonde.
Con una tessitura tannica fine e sottile, anche se hanno un loro vigore ad esaltare gli aromi lunghi e persistenti. Un vino immediato e moderno che offre notevole possibilità di apprezzamento organolettico sia nell’immediato che in età più matura.
Barbera d’Alba Superiore Ciabot Contessa. Annata 2019 – Gr.13,5
Il vitigno Barbera è il protagonista della viticoltura piemontese, è di gran lunga il più diffuso in regione.
Le sue origini, nel 1271 il bolognese Pier de Crescenzi, magistrato professionista, fu nominato giudice nella città di Asti, scrisse in latino il celebre “Liber Ruralium Commodorum” trattato di agronomia, viticoltura ed enologia.
Nella sua opera fa riferimento all’uva “Grissa” cioè grigia tanta amata dagli astigiani nel medioevo, caratterizzata dai lunghi chicchi allungati dal colore intenso, dalla buccia sottile, si ricavava il … Vinum optimum et servabile et potens valde… Vino ottimo, serbevole e molto potente.
Ha il corpo e la forza di un maschio e l’amabilità di una femmina. Arturo Marescalchi.
Il Barbera Superiore Ciabot Contessa prende il nome della vigna, in zona di San Michele e Moretto nel comune di Cherasco. Vinificazione con raccolta manuale in piccole cassette, spremitura soffice, rimontaggi frequenti con temperatura controllata. Affinamento in legno grande e successivamente in barrique per 5 mesi. Prodotte circa 6 mila bottiglie.
Il vino:
All’esame visivo la sua veste va dal rosso rubino a riflessi leggermente violacei. L’olfatto molto vigoroso, in questo caso spinge sulla marasca e piccoli frutti rossi, con una viola mammola e giaggiolo e rose appassite, caratteristiche di questo vitigno che rispecchia il suo microclima e il terreno delle Langhe.
Al palato è eclatante, morbido e caldo, sorretto da un leggero tannino presente, ma piacevole e aggraziato, al retrogusto una persistenza aromatica intensa, dove si percepiscono e si esaltano fragranti note di sottobosco.
Langhe Favorita Doc. Annata 2022. Gr.12.5
Il nome “Favorita” si racconta che già Vittorio Emanuele II di Savoia avesse una particolare predilezione per i vini bianchi ottenuti da queste uve. Nel basso Piemonte il vitigno è chiamato anche con il termine dialettale “Furmentin” ovvero frumento per il suo colore dorato degli acini, che rimanda al colore delle spighe di frumento. Il vitigno Favorita apparterebbe alla stessa famiglia del Vermentino, a cui è ricondotto il Furmentin.
Le sue prime testimonianze scritte sul vitigno risalgono al 1600, in particolare compare con il nome “Favurie” nei libri contabili del 1676 dei conti Roero, la famiglia che controllava quel territorio, che oggi ha preso il loro nome.
Vinificazione: raccolta delle uve nelle prime ore del mattino in piccole cassette, fermentazione in acciaio in vinificatori rotanti e parte in barrique. I vigneti sono ubicati nella cascina Bellavista sulla strada del Mantoetto. Con una produzione di 3500 bottiglie.
Il vino:
Vino bianco di estrema eleganza, dal colore giallo paglierino con leggeri screzi verdognoli. All’olfatto sono fragranti le note di agrumi, pompelmo e cedro e tipici sentori floreali di campo ed erbe aromatiche.
Al sorso si rivela una buona acidità e sapidità in un perfetto equilibrio con la sua morbidezza e rotondità, così come l’alcolicità che appaga il palato in una lunga scia persistente di aromi, in un finale aggraziato che ne accentua la freschezza, rendendo l’assaggio molto più piacevole e intrigante. Molto fine.
Langhe Nascetta Doc. Annata 2022. Gr. 12.5
La storia e i primi documenti della Nascetta risalgono al 1877, conosciuta in zona anche come Nas-Cetta. Lo studioso Giuseppe Conti nel suo saggio “dell’ampelografia universale” la definisce un’uva molto delicata.
Anche l’ampelografo Lorenzo Fantini nel 1895 la paragona al Moscato per la sua finezza e versatilità. Il vitigno a bacca bianca tipico e autoctono delle Langhe, in particolare della zona di Novello.
Vinificazione: raccolta delle uve in piccole cassette, nei vigneti ubicati tra Cherasco e La Morra, fermentazione in acciaio, sulle fecce fini. Un vitigno che resiste alla Flavescenza Dorata (è una malattia epidemica della vite, segnalata per la prima volta in Francia negli anni ’50. In Italia nell’Oltrepò sul finire degli anni ’60 e in Veneto negli anni ’80). Prima vendemmia di Umberto Fracassi è stata quella del 2017, oggi con una produzione di 4000 bottiglie.
Il vino:
Dal colore giallo paglierino con bagliori dorati. L’olfatto con profumi fini molto delicati e variegati, che ci riportano alla mente fiori di acacia, il gelsomino, erbe aromatiche di salvia e rosmarino e una piacevole sensazione di agrumi dolci come il mandarino, a completare un olfatto intrigante di frutta di mela, pesca bianca e gialla molto avvolgente, è un vino che mostra una particolare eleganza olfattiva.
Il sorso è completato da una freschezza e una sapidità gustativa decisa, chiude con una nota d’erbe di campo, vino che lascia una lunga persistenza con retrogusto molto fine e piacevole.
“Per fare un buon vino bisogna solo avere cura di non rovinare in cantina ciò che la vigna ci dona” Umberto Fracassi Ratti Mentone.
Umberto Fracassi è in possesso di due rare e preziose etichette datate 1890 e 1891 con l’indicazione della tipologia del vino “Barolo” e del vigneto “Mantoetto”, le prime e storiche etichette del Barolo. Un patrimonio da salvare e divulgare tra gli appassionati di questo grande prodotto che è il Barolo. Umberto Fracassi è l’unico cheraschese che vanta questa produzione: ha contributo a portare nel mondo il nome della città, un luogo devoto all’arte, alla storia e alla rinomata cultura enogastronomica.
Ringrazio di cuore Umberto Fracassi, per il profondo confronto nelle varie degustazioni e soprattutto nei dettagli della sua famiglia, mi ha permesso di migliorare le mie conoscenze e preservare l’etica che mi aveva avvicinato a questo mondo delle Langhe e dei suoi artefici del Nebbiolo da Barolo.
È grazie a produttori come lui se sopravvive ancora il concetto di territorio, naturalità e coscienza agricola, il vino dev’essere più che mai il mezzo, non il fine.
Grazie Umberto.
Sergio Garreffa
sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS
Sommelier dal 1982 Professionista degustatore
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Azienda Agricola Umberto Fracassi
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Un pensiero su “LO STORICO BAROLO DI CHERASCO DEL MARCHESE FRACASSI. Mantoetto 1890: il Primo Cru del Rei dei Vini bevuto dall’Imperatore”