L’EPIFANIA NEI CAPOLAVORI DELLA STORIA DELL’ARTE. L’Adorazione dei Magi a Gesù Bambino
I Magi dall ‘Oriente
1 Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme 2e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». 3All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. 4Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. 5Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta:
6E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei davvero l’ultima delle città principali di Giuda:
da te infatti uscirà un capo
che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
7Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella8e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad adorarlo».
9Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. 10Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. 11Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. 12Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
Vangelo di Matteo (capitolo 2) – Sacra Bibbia
Nell’immagine di copertina L’Adorazione dei Magi di Andrea Mantegna, tra il 1495 e il 1505, olio su tela, 48,6 x 65,6 Getty Collection
“Epifania”, manifestazione. Dopo il Natale, cioè la nascita di Gesù, la tradizione cristiana festeggia, il 6 gennaio, l’Epifania, cioè la manifestazione della divinità di Gesù Cristo agli uomini, rappresentata, nel Cristianesimo occidentale, dalla visita a Betlemme da parte dei Magi per adorare il nuovo nato.Un episodio del Vangelo di Matteo (l’unica fonte cristiana canonica che ne fa cenno) ripreso nella tradizione del presepe e in diverse rappresentazioni artistiche.
In queste, fonte ispiratrice non è solo il brano del Vangelo, ma anche elementi provenienti dalla tradizione cristiana.
I Magi (titolo riferito ai saggi astronomi e sacerdoti dello Zoroastrismo, tipici dell’Impero Persiano), alla ricerca del re dei Giudei, raggiungono Gerusalemme, facendo visita al re Erode (che cercava Gesù per ucciderlo) e poi Betlemme per adorare il Bambino, portando in dono oro (ad indicarne laregalità), incenso (divinità) e mirra (una pianta medicinale, che veniva mescolata con oli per realizzare unguenti per la mummificazione, ad indicare il sacrificio di Gesù).
Sulla base di questi doni, la tradizione cristiana indica in tre il numero dei Magi, chiamati Melchiorre, Baldassare e Gaspare (nomi a cui si fa riferimento a partire dal “Milione” di Marco Polo). Nei vangeli apocrifi viene specificata anche la provenienza dei Magi: Melchiorre era Re dei Persiani, Baldassarre Re degli Arabi (con la pelle nera), mentre Gaspare era Re degli Indiani.
Elementi che stanno a simboleggiare tre diverse autorità religiose, ma anche le tre razze umane (discendenti da Sem, Cam e Iafet, i tre figli di Noè), che, seguendo una stella, adorano Gesù, riconoscendone la natura divina, ma anche come anello di congiunzione tra le varie religioni.
Un soggetto, quello dell’Adorazione dei Magi, che ha attraversato varie fasi della storia dell’arte, rimanendo uno dei più eseguiti, grazie proprio alla valenza di manifestazione della divinità agli uomini che è seconda, naturalmente, agli eventi riguardanti la Passione e la Resurrezione.
Uno dei primi esempi è l’ “Adorazione dei Magi” (1303-1305) di Giotto, uno degli affreschi presenti nel ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. In quest’opera, il fondale roccioso e il blu del fondo, permettono di concentrarsi sulla scena principale, dove si vedono i tre Magi rendere omaggio a Gesù e alla sua famiglia, quest’ultima riparata sotto una tettoia in legno nella quale si possono notare i primi esperimenti di prospettiva. I Magi, nella parte sinistra, rappresentati nell’atto di porgere i propri doni, hanno anch’essi l’aureola, ad indicare uno stato di santità raggiunto grazie al gesto di sottomissione verso il Figlio di Dio, collocato nella parte destra dell’affresco.
Una struttura completamente stravolta nell’“Adorazione dei Magi” (1475) di Sandro Botticelli, tempera su tavola esposta agli Uffizi di Firenze. In questo caso, la visione della scena è frontale, con la Sacra Famiglia al centro dell’opera, mentre gli altri personaggi sono disposti prospetticamente ai lati. L’ambientazione fa risaltare una capanna della Natività diroccata, a simbolo di un’antichità perduta. I tre Magi, che stanno ad indicare simbolicamente le tre età dell’uomo, rappresentano, in linea di discendenza, il signore di Firenze Cosimo de’ Medici e i figli.
Una costruzione simile si può ritrovare nell’ “Adorazione dei Magi” (1481-1482) di Leonardo Da Vinci, un olio su tavola incompiuto, conservato anch’esso agli Uffizi. Con quest’opera, Leonardo rivoluziona il tema, raffigurando il gesto benedicente di Gesù bambino che rivela la propria natura divina come portatore di Salvezza: un gesto sconvolgente, sottolineato anche dagli sguardi stupiti dei presenti.
La struttura compositiva, con la Sacra Famiglia al centro, disegna una piramide ideale con i Magi alla base e Maria come vertice. Dopo la palma e l’alloro, simboli della Passione e della Resurrezione, sul fondo si notano delle costruzioni in rovina, ad indicare, con la nascita del Cristo, il declino dell’Ebraismo e delle altre religioni pagane.
Anche se si distanzia dall’opera di Leonardo di solo una decina d’anni, l’ “Adorazione dei Magi” (1497-1500) di Andrea Mantegna rivoluziona ancora una volta la struttura della scena. Il dipinto (a tempera a colla e oro su tavola, conservato nel Getty Museum di Los Angeles), infatti, presenta delle figure in primo piano che si stagliano su un fondo nero.
Sulla parte sinistra viene raffigurata la Sacra Famiglia con un Gesù benedicente al quale i Magi, sulla parte destra, porgono i doni. Mantegna in questo caso dà un effetto di tridimensionalità grazie all’utilizzo attento di luci e ombre, ma sottolinea sui volti anche la tristezza, presagio di una morte prematura che cancella anche la gioia per la nascita.
Un passaggio, quello tra le varie rappresentazioni dell’Adorazione dei Magi che, pur cambiando le tecniche e le composizioni, rimanda sempre al mistero del Divino che si rivela fisicamente per la prima volta, in molti casi facendo riferimento a quello che, secondo i Vangeli, sarà proprio il sacrificio di Gesù Cristo, fattosi uomo per la salvezza degli uomini.