L’ANIMA DEL VERMENTINO VIVE A SAROLA DAI RAMOINO. Vini Tipici Liguri: nel Cuore della Riviera dei Fiori Pigato e Rossese “La Grotta Dipinta”
Nell’immagine di copertina il sommelier Sergio Garreffa durante la degustazione guidata da Fabiana Ramoino
Sulla strada della passione “I nostri vigneti, la nostra cucina”
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – vincitore di premi nazionali e regionali)
L’azienda agricola Ramoino, giunta alla terza generazione di viticoltori, produce vini liguri da vitigni autoctoni della riviera ligure di Ponente, dal Vermentino al Pigato fino al Rossese e all’Ormeasco.
Siamo alle spalle di Imperia, precisamente a Sarola, nel cuore della Riviera dei Fiori. Qui, negli anni Cinquanta, il maitre d’Hotel Giuseppe Ramoino (1919-1983) sposa Angela Pirero di Pietrabruna (1931-2018), che di lavoro fa la guida turistica.
Da sempre, l’interesse di Giuseppe è per il vino e a incuriosirlo è il Pigato. Ma il primo prodotto è un rosso, che il padre di Angela – Attilio – amava particolarmente. In sua memoria, nel 2004 – con la prima produzione – nasce il rosso “Tilò”.
Se davvero il Vermentino ha un’anima, vi assicuro che vive in un luogo davvero speciale: a Sarola, dalla famiglia Ramoino.
La famiglia decide di intraprendere un cammino nella viticoltura, dopo che tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta gran parte del raccolto veniva venduta. Solo una piccola quota, infatti, veniva vinificata per consumo domestico o per essere venduta agli amici.
Solo a partire dal 2006, con la costruzione della nuova cantina – in ambiente interrato e climatizzato, con ampie vetrate nella sala degustazione – vengono seguite tutte le fasi di vinificazione ed evoluzione dei vini, con uve di proprietà e prodotti di alto profilo qualitativo.
La superficie dell’azienda è andata aumentando di generazione in generazione fino ai giorni nostri, arrivando a otto ettari vitati, dislocati in vari appezzamenti. Si può dire che oggi l’azienda ha trovato la sua giusta dimensione.
La famiglia gestisce tre cantine situate nelle rispettive zone di produzione delle Doc: quella storica di Sarola, Borgomaro, Albenga, Diano Castello e Bordighera per il Pigato e il Vermentino; quella dell’Ormeasco a Pieve di Teco; e quella del Rossese di Dolceacqua nella zona di Camporosso.
Tutti i vigneti sono collinari, con un sistema di coltivazione ad inerbimento.
“Sono i veri eroi del vino, che ogni giorno combattono per difendere il loro territorio da erosioni, frane e smottamenti. La coltivazione della vite è possibile solo grazie ai terrazzamenti, che creano artificialmente zone piane e permettono lo svolgimento della lavorazione dei vigneti in modo più consono e meno faticoso”.
La potatura è a Guyot per i bianchi, a Cordone speronato per i rossi e ad Alberello per i ceppi di Rossese più vecchi, con impianti tra il 1920 ed il 1946.
Negli anni ’80 i figli di Giuseppe e Angela – Domenico e Carla – subentrano nella gestione e nella conduzione dell’azienda. Ad un certo punto però, Carla decide di intraprendere un’altra strada: a Diano Marina, con la sua famiglia, dà vita all’osteria “Du Nin”, soprannome del papà Giuseppe.
Domenico – classe 1959, di Imperia – sposa nel 1985 Elvira Puppo – classe 1960, di Chiusavecchia. Un anno dopo, fondano insieme la “Società Agricola Ramoino”. Nello stesso anno nasce la figlia Fabiana.
Dalla cantina al ristorane
All’inizio il vino era solo una passione. Poi, l’amore per il vigneto, per il terreno collinare, la potatura corta e il diradamento dei grappoli consentì loro di ottenere uve di grande prestigio. E oggi è un lavoro, sì, ma ricco di soddisfazioni.
Non si fermano solo a gestire i vigneti e la produzione dei vini, ma nel 1987 aggiungono alla cantina il ristorante le “Mignole” – nome che deriva dai fiori dell’ulivo. C’è una sola piccola parentesi, dal 2002 al 2004, a causa di un incendio che compromette lo svolgimento dell’attività del ristorante.
Ovviamente non si fermano anzi, dopo numerosi miglioramenti, oggi il locale è il posto giusto dove condividere con i propri clienti le emozioni dei vini prodotti.
Questa zona ha sempre premiato chi è bravo e operoso – dice Domenico. Hai successo, aggiunge, se davvero lavori tanto. Il vino, si sa, ha bisogno non solo di passione, sensibilità e lungimiranza, ma soprattutto di tanto tempo e tanta fatica. I frutti di questi anni si vedono: i vini sono apprezzati da tutti, non solo in Liguria.
La famiglia Ramoino ha un forte spirito imprenditoriale che trae origine dai suoi avi, che gestivano con capacità e determinazione il loro piccolo e importante territorio.
“Vedo un bel futuro. Dobbiamo valorizzare ciò che abbiamo, credendo nella nostra identità e nel fatto che le nostre colline sono qualcosa di unico. Non bisogna darle per scontate, ma essere capaci di valorizzarle al meglio”.
Cantina “Domenico Ramoino”
Nel 2006, a Domenico ed Elvira subentra la figlia Fabiana: la sua presenza è sempre stata d’aiuto, ma quando suo padre capisce che è intenzionata a seguire i genitori nell’attività di famiglia, ne sono tutti entusiasti.
“Mi sento una privilegiata – dice Fabiana, che spiega: produco vini autoctoni, in una delle migliori zone vinicole del comprensorio e godo i frutti del lavoro di mio padre e di mio nonno. E’ grazie a loro se oggi non devo inventarmi nulla. Sono nata in una famiglia contadina, sono abituata a vivere in una dimensione di normalità ed essere me stessa”.
Fabiana lavora con suo marito – Danilo Graziani, nativo di Imperia e sempre presente in azienda, occupandosi principalmente del commerciale – e con i due figli, Asia e Mattia. La quarta generazione cresce molto velocemente e domani chissà che non arrivi un altro importante aiuto in azienda.
Il fratello di Fabiana, invece, Fabrizio – classe 1990, diplomato alla Scuola Enologica di Alba – ha un’altra visione: si definisce uno spirito libero e preferisce viaggiare. In poco tempo è diventato un valido innestatore per diverse cantine della zona e soprattutto gira l’Europa per portare migliorie nell’azienda di famiglia.
La famiglia Ramoino gestisce gli otto ettari di vigneti, con una produzione di circa 50 mila bottiglie a seconda dell’annata, aiutati dall’esperienza dell’enologo Alex Berriolo – agricoltore e piccolo produttore di vini a Balestrino nel savonese nonchè titolare dell’azienda agricola “Berry and Berry”, con studi di Viticoltura ed Enologia a Torino e da alcuni anni consulente – e con l’aiuto dell’agronomo Diego Passaniti di Ortovero, dal 1984 agrotecnico diplomato alla scuola D. Aicardi di Sanremo.
Noi siamo quello che facciamo ripetutamente. Perciò l’eccellenza non è un’azione ma un’abitudine. (Aristotele)
Degustazioni
“Baxìn” Spumante Brut
Baxìn è uno spumante che nasce tra la Liguria e l’Oltrepò pavese, con l’ampio Pinot Nero in un 50% e l’elegante Pigato per l’altro 50%. Uno spumante solare e intrigante, che regala emozioni uniche. Ma cosa significa e come si pronuncia Baxìn? Bacio in dialetto ligure si dice Baxìn e la X suona come la J francese di J’Adore.
Baxìn viene spumantizzato con il Metodo Martinotti (1860-1924) – nato nel 1895 per opera di Federico Martinotti, che inventò e brevettò questo metodo, che implica la fermentazione in massa del vino base, non in bottiglia, ma in contenitori di acciaio inox pressurizzati – chiamati autoclavi- a temperatura controllata.
Il vino:
Dal colore giallo paglierino vivido, con perlage fine, in una ricca e raffinata spuma. Al naso entra con leggere fragranze fruttate e floreali, dalla pesca bianca, alla delicata albicocca, con cenni di tiglio ed acacia e un leggero salmastro ad impreziosire l’olfatto, note di erbe aromatiche e piacevoli agrumi in sottofondo.
Al palato entra saudente ed accattivante, dotato di buona freschezza, sapidità in un giusto equilibrio, spumante elegante e di carattere che rallegra ad ogni sorso.
Rosato – R’Osè – Gr. 12,5 annata 2022
La sua etichetta è firmata dalla pittrice Margherite Costa, raffigura una donna nuda che simboleggia la “Madre Terra”. L’etichetta e il vino sono un matrimonio d’amore tra arte e tradizione del vino. Ottenuto da uve di Rossese di Dolceacqua in purezza, con vinificazione in acciaio, con una produzione di mille bottiglie. Disponibile in versione Magnum.
Il vino:
Dall’aspetto rosa invitante, un vino sensuale e fresco che conquista già grazie al suo colore. Al naso è esuberante, con sentori di melagrana e piccoli frutti di bosco, fragoline e lamponi e ribes, con piccoli accenni di rosa canina. Al palato seduce, con la sua sapidità e freschezza, dove emergono sensazioni di carattere vegetale e bacche mediterranee, con note salmastre e piacevoli screzi minerali.
Vermentino “Montenero” Doc- Gr. 13,5- Annata 2021- Riviera Ligure di Ponente.
Collezione “La Grotta Dipinta”
Le prime pitture rupestri e l’arte contemporanea della convivialità è raffigurata sull’etichetta il Cavallo di Lascaux – 17° secolo A.C. è il loro Vermentino Montenero.
Vinificazione:
Selezione delle migliori uve, fermentazione in acciaio e nove mesi di permanenza sui lieviti, con bâtonnage– tecnica utilizzata per rimescolare un vino sottoposto a fermentazione e successivo affinamento, fa sì che le fecce, ossia i residui dei lieviti per la fermentazione alcolica tornino in superfice.
Con circa 5 mila bottiglie prodotte, disponibile anche in versione Magnum.
Il vino:
Dal colore giallo paglierino, molto luminoso, la trama olfattiva è affascinante, manifesta fragranze di macchia mediterranea, erbe aromatiche ed elicriso, fiori di sambuco, salvia, rosmarino, con ricordi di agrumi e fiori di acacia. Al sorso è agile, pieno e persistente, al retrogusto note salmastre, in una vivace freschezza.
Un Vermentino che regala al palato la sua tipicità, in una scia sapida in un buon equilibrio, nota ammandorlata che ci accompagna in una lunga chiusura in un richiamo erbaceo.
Pigato “Moie” – Doc – Riviera Ligure di Ponente. Gr.13,5 – Annata 2021
Collezione “La Grotta Dipinta”
L’etichetta presenta la Gazzella di Valencia è il loro Pigato Moie, le prime pitture rupestri e l’arte della convivialità.
Il Pigato secondo alcuni studiosi sarebbe originario della Tessaglia, regione della Grecia. In Liguria sul finire del 1600 e potrebbe derivare da un clone di Malvasia. Il suo nome dal dialetto ligure in particolar modo d’Albenga “Pigau” o “Pigou” per le sue piccole macchie ruggine presenti sull’acino, chiamate localmente “Pighe”
Citato per la prima volta nel Bollettino ampelografico del 1883. Un tempo il Pigato si produceva in versione amabile, dolce e passito, oggi molto rari. La sua zona elettiva va dall’Albenganese, dove è maggiormente coltivato, mentre nell’Imperiese è presente nell’alta Val d’Arroscia. Se coltivato dalla sua naturale zona, perde le sue caratteristiche “Pighe”
Vinificazione:
Da uve scelte e selezionate, acciaio per 9 mesi di permanenza sui lieviti con bâtonnage.
Il vino:
Dal colore giallo paglierino con bagliori dorati, luminoso. All’olfatto è molto delicato e si rivela un mosaico di profumi, dalla ginestra e pesca gialla, e leggere note di menta e salvia.
Palato fresco con spiccata sapidità. Ha una prorompente e vivace nota gustativa che richiama note di agrumi, in primo piano il pompelmo, con sensazioni marine, che fa da cornice in un dinamico equilibrio. Ottimo
Pigato “Anchisa” Doc – Gr.13,5 – Annata 2018 Riviera Ligure di Ponente.
Il Pigato Anchisa deve il suo nome da una parola dialettale ligure, che indica un attrezzo usato per raddrizzare la lama della falce.
Vinificazione:
Selezione delle migliori uve, vinificate in barrique e un anno di affinamento sempre in barrique con permanenza sui lieviti e bâtonnage, almeno 3 anni in bottiglia. Disponibile anche in versione Magnum.
Il vino:
Dal un giallo paglierino carico con marcati screzi dorati.
Il Pigato Anchisa rappresenta l’evoluzione del tradizionale vino Pigato, il suo passaggio in barrique regala al vino un profumo intenso del frutto della passione, pesca, anice stellato e ricordi salmastri e leggeri sentori vanigliati. Capace di migliorare nel tempo, sorso saudente e morbidezza avvolgente, con interminabile persistenza minerale. Grande espressione evolutiva.
Igt – Terrazze dell’Imperiese Rosso “Tilò” – Gr. 13 – Annata 2015
È un vino rosso dedicato ad Attilio, il Tilò, grande cacciatore di montagna, che ha fatto scoppiare la passione per il Pigato e la viticoltura in Giuseppe Ramoino.
Il Rosso “Tilò” è ottenuto da uve Rossese e Syrak, in ugual misura, con vinificazione in acciaio inox a temperatura controllata, con invecchiamento per un anno in botti di rovere di Slavonia e minimo 3 anni in bottiglia. Con circa 2000 bottiglie prodotte, disponibile anche in versione Magnum.
Il vino:
Il colore vira dal rosso rubino a evidente bagliore granato. L’olfatto è intrigante, con sentori di frutti di bosco, mirtilli, lamponi e ciliegia sotto spirito e marasca in sottofondo, in seconda battuta c’è il floreale, un petalo di rosa fresco quasi fragrante, e una leggera spezia.
L’assaggio del vino è di medio impatto, buon apporto alcolico, segue una sensazione di freschezza e sapidità, con un tannino ben amalgamato alla sua massa e un margine di miglioramento nel tempo, Vino di alta di qualità.
Rossese di Dolceacqua Doc “Serro Dè Becchi” Gr. 13,5 – Annata 2019
Collezione la “Grotta Dipinta” Il Bisonte di Altamira per il loro Rossese Serro dè Becchi.
Vinificazione con selezione da vigne vecchie, in acciaio, minimo 70 giorni sulle bucce, invecchiamento minimo 2 anni. Con una produzione che si aggira intorno alle 5 mila bottiglie, disponibile in versione Magnum.
Il vino:
Il vino si mostra con buona intensità di colore, segno che è figlio di un vitigno che ha una espressione antocianica abbastanza ricca. La sua tonalità di colore che nella parte centrale è nettamente rubino, ma sull’anello sfuma in un granato evidente, questo è un sinonimo di un vino che ha ancora del potenziale in avvenire.
L’altro aspetto è la sua vivacità del colore, che presagisce un buon contenuto di acidità a livello gustativo. Di buona struttura e consistenza, in conclusione al visivo è di un vino di media alcolicità e freschezza che per un vino rosso è sicuramente positivo ed evidente.
All’esame olfattivo buona la fuoriuscita dei profumi, di media intensità, non troppo aggressivo, troviamo il frutto nero e succoso, polposo come la mora, la prugna e una ciliegia matura, in seconda battuta c’è un floreale, la magnolia.
Il vino ha fatto un passaggio in legno, ma non significativo, il legno arriva in terz’ordine, lascia esprimere il varietale e interagisce con la spezia, pepe e liquirizia. Vino di alta complessità, chiaro nei contenuti, pulito, piacevole.
Al palato il vino è di medio impatto a livello gustativo, la sua apertura è di buon tenore alcolico, segue una freschezza che fa salivare e una leggera secchezza data dal tannino, un margine di miglioramento nel tempo per addolcirsi un po.
Un Rossese di Dolceacqua che avrà sicuramente grandi margini per esaltarsi nel tempo e migliorare ancora il suo aspetto gusto-olfattivo. Vino di alta espressione enologica, qualità eccelsa.
“Se si sogna da soli è solo un sogno, se si sogna insieme è la realtà che comincia” Proverbio africano
Ho trascorso una giornata davvero speciale con Fabiana e la sua famiglia. Li ringrazio per il tempo che mi hanno dedicato, per la visita in cantina e per le degustazioni. Ma anche per la splendida cucina di Elvira, con i piatti della tradizione ligure, un vero piacere per il palato.
Grazie per l’ospitalità e la gentilezza. Siete davvero unici, come i vostri vini, eccellenti.
Sergio Garreffa. Sommelier Professionista e degustatore Ais.
Miglior Sommelier Vermentino 2016
Miglior Sommelier della Liguria 2011
Cell. 347 5812919 e-mail sgbarolo@gmail.com
Azienda Agricola Ramoino
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