GIOVANNI ROSSO, I BAROLO DI SERRALUNGA D’ALBA: Vigna Rionda, Cerretta e Serra

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Il motto aziendale di Giovanni Rosso:
“Il vino deve essere la perfetta copia del suo territorio”

di Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

La famiglia Rosso vanta un secolo di storia

Da oltre cent’anni è proprietaria di 18 ettari di altissimo livello qualitativo nella Langa del Nebbiolo da Barolo. All’inizio dell’attività di famiglia, all’epoca (1920) come la maggior parte di tutti gli agricoltori, le uve si vendevano, ed erano una fonte di sostentamento. Più avanti, nel  1938 iniziarono a imbottigliare. Nel 1934 il nonno di Ester, Tommaso, con la moglie, avevano acquistato i vigneti a Serralunga d’Alba. Tra questi figurava anche l’ormai mitica Vigna Rionda, pagata all’epoca 17.500 lire. I due figli, Aldo e Amelio, alla scomparsa del padre nel 1945, con gli insegnamenti avuti dal genitore e con determinazione, diedero una nuova visione alla campagna, alla viticoltura, con una lungimiranza e con non poche difficoltà.

Panorama della cantina Giovanni Rosso a Serralunga d’Alba

Nel 1963 venne a mancare Amelio. La moglie e la figlia Ester affrontarono con forza un grande cambiamento, visto che molti preferirono la grande industria. La campagna era dura da affrontare: dopo circa sette anni, dove le uve venivano vendute, si videro costrette a cedere la loro parcella. Non volendo dare i propri terreni a persone esterne, decisero di stringere un patto con il cugino Aldo Canale. Nel 1998 subentrò il figlio Tommaso, che aveva la stessa verve dell’omonimo nonno, il quale abbandonò la storica cantina di Baudana e trasmise al nipote Davide Rosso la sua passione. Questa fu una svolta cruciale.

Nel 2010 viene a mancare Tommasino Canale, che lascia un grande ricordo agli amanti del Barolo per il suo intramontabile amore per la vigna e il suo Barolo.Per questioni di eredità si ripartiscono i terreni tre famiglie. Tra queste c’è quella di Ester: destino vuole che dopo 40 anni la particella n. 251 del foglio n. 8 di Serralunga torna nelle sue mani! Assieme al marito Giovanni Rosso decide di tenere una piccola parcella delle vigne vecchie, un 0,4 per produrre in seguito uno dei migliori vini italiani. E pensare che un tempo le uve venivano vendute a produttori importanti, tra cui risulta Bruno Giacosa.

Davide Rosso titolare della cantina Giovanni Rosso

Davide Rosso, dopo la scuola di enologia di Alba, e forte di nuove esperienze lavorative – soprattutto in Francia, nella zona di Bordeaux – a 27 anni, nel 2001, investì il suo tempo per portare avanti il progetto avviato dal padre, ma con un nuovo “obbiettivo”: la sua prima produzione di Barolo, il più possibile fedele data dalla sua terra, la più interessante, preziosa e “magica” al mondo. Il Barolo è stato da sempre considerato un vino Nobile, per i suoi trascorsi “Il Re dei vini, il vino dei Re” quindi anche il vitigno che lo produce ha goduto la stessa notorietà, la stessa fama e Davide ne conosceva il pensiero e la sua storia.

Prima a causa della Fillossera, attraverso un espianto delle vigne quasi totale, poi con l’Oidio, la perdita delle viti fu molto devastante e lo zolfo fu la panacea per combatterla. Poi ci fu la Peronospora che fortunatamente fu debellata con la Poltiglia Bordolese, un composto di solfato di rame e calce. Il cammino per ricominciare fu arduo, inoltre la seconda guerra mondiale rallentò fortemente l’attività rurale per mancanza di uomini e di mezzi, assorbiti dalle esigenze belliche. Reclutati, dovettero lasciare la campagna. Furono le donne a portare avanti con sacrifici le aziende e le cascine di famiglia per le future generazioni. L’agricoltura in quel periodo subì un brutto colpo.

 

I sacrifici durante la Filossera

Fillossera: Philloxera Vastatrix – dal Greco “Phillon-foglia e Xeros-secco. Un micidiale parassita che attaccò gran parte dell’Europa, a cominciare da Valmadrera vicino a Lecco. Nelle zone delle Langhe e Monferrato distrusse il 90% dei vigneti. Tra le tante sperimentazioni si utilizzò del “Solfuro di Carbonio”, ma per ottenere un ceppo immune al parassita si giunse all’operazione – utilizzata ancora oggi – detta “piede americano”, in quanto immune dall’attacco del pidocchio: all’altezza di 30/40 cm dalle radici si innesta la parte aerea della vite indo-europea. Solo così si poté ottenere un vero ceppo resistente e immune al parassita. Nel Monferrato furono sperimentate per la prima volta in Italia.

Piano piano i giovani sono tornati nelle vigne, nella loro terra, investendo molto per riportare questo territorio molto privilegiato all’onore che gli spetta… e hanno avuto ragione.

Il Nebbiolo, e il suo adattamento all’ambiente pedoclimatico unico nel suo genere, riesce in ogni appezzamento a dare le caratteristiche al vino della tipologia di Barolo che produce. Se Serralunga d’Alba e Monforte sono riconoscibili per la loro struttura corposa, per la tannicità e la sua durata nel tempo, la Morra e Barolo sono più eleganti ed equilibrati, mantenendo però sempre la loro ineguagliabile tipicità e il loro aroma inconfondibile

La famiglia ristruttura gran parte dei vigneti con sesto d’impianto moderni, adottando nuove tecniche di coltivazione (non si fa uso di diserbanti), nei migliori appezzamenti, che variano, per tipologia di terreno, altitudine ed esposizione, coniugando, come pochi altri, l’alta espressività e bevibilità.

 

I “Cru” di Barolo dell’azienda

I Cru di Nebbiolo da Barolo, o “Mga”, della cantina Rosso  sono così suddivisi:

Sorano – dal 1947 e reimpiantato nel 2008; Damiano – impianto del 1994 e 2000 con terreno calcare e molto minerale; Lirano – dal 1946 con terreno sabbioso; Costa Bella – impiantato nel 1959 con grande e forte esposizione al sole (per cui i diradamenti e la defogliazione sono quasi inesistenti); poi ancora Serra, dal 1946 con terreno calcare nella parte più bassa e ottima esposizione; Meriame, che si distingue per i suoi vini in genere terrosi e di bella sostanza; Broglio, con vigneti ben esposti e vini in equilibrio e a volte spigolosi (una Mga di gran valore). Infine Cerretta – viti impiantate nel 1984 e nel 2000, con un terreno argilloso, capace di donare vini strutturati e molto eleganti (di proprietà della famiglia dal 1920, ultimamente con Baudana e Vigna Rionda). Cerretta, con le sue viti piantate nel 1946, è un “Cru” famoso nel mondo, l’espressione massima del terreno di Serralunga d’Alba.

La Vigna della Mga Sorano a Serralunga d’Alba

Siamo nella zona Sud/Est, con un clima fresco e vigne che i “vecchi” definivano “Sorì”, le migliori parcelle, dove le nevi si sciolgono prima: un segnale, un indicatore importante per la qualità e le esposizioni delle uve. Il vero patrimonio di Serralunga d’Alba e del suo borgo medievale sono le 39 “Mga” che occupano circa 200 ettari.

Le “Mga”, la “Menzione”, è una indicazione “Geografica” che si aggiunge alla denominazione principale che indica un’area più ristretta. La “Vigna” ha una dimensione più aziendale. La “Menzione” interessa più produttori, con caratteristiche uniche e specifiche diverse da quelle presenti in altri vini, prodotti in luoghi anche vicini. Una “Mga” non è l’equivalente del “Cru”, perchè il “Cru” ha più le caratteristiche della vigna che quelle della Mga.

Dopo molti anni di studi e ricerche, con vari confronti tra Enogea e il Consorzio di Tutela Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani – davvero un lavoro certosino. Per la zona del Barbaresco, dal 2007 le “Mga” sono 66 in totale. Nel 2010, per la zona del Barolo, le “Mga” sono 170, più le 11 comunali, per un totale di 181, una vera mappatura per le sole Docg.

 

La sfida di Davide Rosso in Sicilia

La notizia all’epoca fece scalpore e molto rumore nell’universo del vino. Però l’ambizione di Davide di cercare e sperimentare fuori dalla zona Barolo non si è mai fermata, grazie ad Alberto Aiello della cantina Graci contrada Arcurìa Etna, che gli ha fatto conoscere e a scommettere sulla “Muntagna”. A maggio del 2016 furono i primi produttori ad investire in questa zona altamente vocata a dare grandi vini, con esposizione tra le più eccelse della zona sul versante Nord-Est del vulcano.

Con l’acquisto, a pochi chilometri da Passopisciaro – ai piedi del Montedolce – di 14 ettari totali in un unico appezzamento, di cui 6.5 vitati, Davide Rosso riesce a far risaltare il terreno, principalmente a sabbia lavica, con piante a regime biologico, con un clima unico, con il Carricante e altri vitigni autoctoni, Ansonica e Grecanico, oltre agli impianti battezzati a “ Candelabro” di età sui quarant’anni su una altitudine che sfiora i 750 metri s.l.m. Ultimamente, come mi spiega l’enologo Andrea Delpiano, (in cantina dal 2014 con scuola Enologica di Alba dal 2007) anche i vigneti a bacca rossa di Nerello Mascalese sono stati convertiti nella tipologia a bacca bianca, ritenuta capace di rappresentare il valore intrinseco del territorio, per un totale appunto di 6.5 ettari, nella frazione Solicchiata e Castiglione di Sicilia.

Il sistema ad “Alberello” è una forma di allevamento della vite molto antica, primordiale direi. Viene utilizzata in zone aride, come la Germania e la Francia Settentrionale e le regioni del Sud Italia. Oggi l’alberello torna ad essere guardato con interesse anche al di fuori dei territori tradizionali dove è principalmente coltivato. Infatti permette alle viti di produrre uve di alta qualità, anche in situazioni più estreme, con temperature e povertà d’acqua. Oggi c’è un sistema nuovo ed è stato battezzato “Candelabro” perché ne ricorda la forma, una sorta di cordone speronato aperto, adatto a terreni più difficili.

 

Vini degustati

Barolo Cerretta Docg 2016

Le vinificazioni in cemento, accoppiando le singole particelle, eccetto Vigna Rionda, Serra e Cerretta, vengono vinificate singolarmente. Ogni vino ha la sua fotografia, l’annata 2016 è da ritenersi eccelsa.

Prima del centro storico di Serralunga esistono due parcelle, una “Cerretta Bric” con esposizione Est-Sud-Est l’altra “Cerretta Piani” con esposizione Ovest: quest’ultima viene utilizzata per il blend. Terreno calcareo più complesso, le radici non vanno troppo in profondità, sono più in superficie e regalano note più peculiari al vino. Prima annata 1994.

La macerazione dura dai 20/30 giorni senza follature con solo rimontaggi, con estrazioni più delicate, il contatto con l’ossigeno e la polimerizzazione danno quindi colore più stabile, con travasi quando sono necessari, sono i lieviti a decidere con la malolattica in acciaio, perché il legno tende a rilasciare sentori di burro, vaniglia, sentori lattici. L’affinamento in botti da 25 e 50 hl in rovere francese della Foresta Fontainebleau dai 18 ai 36 mesi a seconda dell’annata.

Il vino: Interessante già dal suo colore, che vira al rosso rubino granato molto cupo e profondo. L’intensità olfattiva è ottima, si apre su note di camino e limpidi accenni di rosa di macchia, con note speziate più mature e vive, con una frutta di amarena, prugna e lampone, con una piccola percezione di tabacco che si aggrega al languido sottobosco, con fiori secchi e appassiti in sottofondo.

L’impatto gustativo è subito retto dal frutto maturo, succoso e polposo, le spezie sono dolci, calde e avvolgenti e sostanziose. La trama tannica è finissima, morbida e rafforza tutta la dolcezza e la rotondità di questo vino, i sapori continuano a crescere d’intensità quanto più l’alcol scalda il palato e porta in evidenza note boschive.

Il suo è un carattere che rispecchia l’annata 2016, elegante e allo stesso tempo maschile e delicato. Si può apprezzare da subito, negli anni della gioventù, ma la preziosità della sua trama avrà bisogno di un po’ di pazienza per esprimersi nella sua completezza, come è sua abitudine parlando di un Nebbiolo da Barolo.

 

I vini di Langa degustati assieme all’enologo Andrea Delpiano

Barolo Serra Docg 2016

Con esposizione Sud/Sud-Est, prima annata di produzione la 2004, con viti piantate negli anni: 1984/1996 e 2003 La fermentazione dura circa 28 giorni con rimontaggi giornalieri e délestage a metà periodo, con vinificazione in vasche di cemento. Affinamento in botti da 25 e 50 hl di rovere francese della Foresta di Fontainebleau dai 18 ai 36 mesi in funzione dell’annata.

Una vigna a 500 metri dalla cantina, gli unici a produrre questa particella. Terreno classico di Serralunga, calcareo e resa più alta dei loro Mga. Con una pendenza del 30% circa si lavora solo con cingoli, e vendemmia esclusivamente tutta a mano. Il vino mantiene le caratteristiche primarie e secondarie del Nebbiolo, più morbido, più neutro.

Il vino: Ha un colore rosso granato scuro con leggero tocco aranciato evidente. Buona apertura olfattiva con confronto diretto tra note di camino e leggero timbro tostato con un rintocco floreale quasi appassito, poi il frutto maturo abbastanza dolce fa sentire la sua personalità, che si completa con uno stacco speziato piuttosto piccante. Al gusto un frutto dolce ma ancora acidulo e fragrante, tra la ciliegia, il melograno e il lampone, con una trama tannica fitta, quasi fine, che si fa percepire con vigore, poi la speziatura unita al tabacco, alla liquirizia e al sottobosco completano una personalità complessa e intrecciata.

Un vino dinamico e attivo, che cambia toni rapidamente, come volesse essere riassaggiato di continuo e a lungo. Si riesce a goderne ora da giovane, ma riuscirà a ricompensare chi lo saprà attendere qualche anno. Ottimo

La bottaia della cantina Rosso

Barolo Vigna Rionda Docg 2016

Totale ettari 1,2 di cui 0,8 vigna giovane impiantata nel 2011

Un vitigno e una Mga tra i più importanti delle langhe, un tempo le sue uve venivano vendute più del doppio rispetto alle altre. Il primo ad ottenere 100 punti Parker della storia dei vini italiani.

Viti impiantate nel 1946, esposizione Sud, prima annata di produzione 2007 (Tommaso Canale) 2011 Ester Canale. La fermentazione dura circa 28 giorni con rimontaggi giornalieri, vinificazione in vasche di acciaio. Affinamento in botti da 16 hl di rovere di Slavonia dai 18 ai 36 mesi.

Il vino: Ha un colore rosso rubino integro con lieve riflesso granato. Ottimi profumi speziati con un immediato tocco di legna arsa e tabacco dolce, con note candite e caramello, solo successivamente arrivano le note floreali, rosa di macchia appassita e fruttate discretamente mature e dolci di lamponi e ciliegia. Il carattere speziato è subito ben evidente anche al palato e si fondono rapidamente con la trama tannica abbastanza fitta e viva, fine e consistente. Al gusto la sua sensazione fruttata dolce e matura si fa più succosa e arriva con più lentezza e delicatezza, ma avvolgendosi alla trama tannica diventa consistente ed elegante, regalando con la sua persistenza un mix di liquirizia e caffè. Un vino decisamente moderno e complesso che lascia trasparire una impronta muscolosa di grande personalità che si rende già godibile e che tra qualche anno in più potrà farsi più intrigante e disponibile.

In abbinamento a portate elaborate, cariche, come tutte le ricette a base di tartufo e piatti di carne, primi a base di funghi porcini, la cacciagione e i formaggi stagionati.

 

Langhe Nebbiolo Doc (Ester Canale Rosso) 2017

Terreno classico con Formazione di Lequio, o Serravalliano, con strati di marna argillosa e in misura minore di sabbia, con esposizione Sud completo, sistema di allevamento Guyot, circa 4000 bottiglie, prima annata di produzione 2015. Frutto del rimpianto del 2011, vigna giovane del Foglio del mappale n. 8 con Particella n. 251 (proprietà dal 1934), con riclassificazione, una scelta tutta aziendale, etica e provvisoria, dove le piante potrebbero avere caratteristiche per ottenere un grande Nebbiolo da Barolo, che aspetta più avanti negli anni per diventare “Vigna Rionda Docg”

La fermentazione dura circa 23 giorni con rimontaggi giornalieri e délestage, o svuotamento, è una moderna tecnica di macerazione delle fecce per una agevole estrazione delle sostanze solubili, consiste nello svuotare la vasca del mosto in fermentazione che viene inviato ad un serbatoio di appoggio per assicurare l’ossigenazione del mosto-vino sgrondato, più ricco di polifenoli, vinificazione in vasche di cemento. Affinamento in botti da 25 hl di rovere francese della Foresta di Fontainebleau per circa 12 mesi.

Il vino: Invitante già dal suo aspetto, con una veste colore rosso granato ricco e trasparente e luminoso.  Il sipario si apre su note fruttate, ciliegia e lampone e ribes, fragola macerata, poi note speziate dolci calde e lievi di liquirizia e leggera noce moscata, ma fresco con tratti molto delicati, con sentori di fiori, violetta e rosa, completano il quadro olfattivo.

Al palato riemergono le sue doti gusto-olfattive, ricco di struttura, si esibisce con un tannino elegante che regala personalità e persistenza. Appagante e di grande piacevolezza, ancora con un ottimo potenziale evolutivo.

La storica etichetta del Langhe Nebbiolo

Etna Bianco Contrada Montedolce Doc 2016

Siamo tra i 730/800 metri s.l.m. Vitigno Carricante, con sistema di allevamento ad alberello bidimensionale, tecnicamente a candelabro, esposizione Nord-Nord Est

Vinificazione in vasche di acciaio, travasati dalle fecce di fermentazione, il primo mese un bâtonnage, ovvero rimettere in sospensione la feccia del vino settimanalmente, dopo il secondo mese ogni quindici giorni, dal terzo mese, solo mensile, si lascia decantare e imbottigliato e permane per qualche mese in bottiglia.

Il vino, giallo paglierino cristallino con solari riflessi dorati, molto luminoso. Delicato all’olfatto, si rivela piano piano con leggere note di fragranze di ginestra e mela golden e pesca bianca, con scorza di limone e leggera menta e salvia. Il sorso è fresco con spiccata vena vulcanica sapida.

Disegna una progressione gustativa vivace, chiude con richiami agrumati di pompelmo e arancia, con sensazioni marine ed idrocarburi, per un dinamico equilibrio.

 

I vini dell’Etna degustati

 

Etna Rosso Contrada Montedolce Doc 2016

I vigneti ultimamente sono stati modificati per favorire, dove si può la meccanizzazione, per cui troviamo i filari a ottanta per centosessanta. Con uve Nerello Mascalese al 90% e un 10% di Nerello Cappuccio, colore e anima vulcanica dei vini dell’Etna. La fermentazione dura circa 10 giorni con rimontaggi giornaliere, vinificazione in vasche di acciaio. Affinamento in fase sperimentale caratterizzato dall’uso di botti non nuove di rovere francese di varie capacità. La 2016 è la prima annata di produzione, con più di 15 mila bottiglie. 

Il vino: il suo manto è rosso rubino trasparente e luminoso, con leggeri bagliori che virano al granato. Un mosaico olfattivo ricco e uniforme, con sentori di sottobosco, fragoline, lamponi e mora di rovo, con fiori rossi e spezie di pepe bianco e lievi note di chiodi di garofano.

Un palato in equilibrio, avvolgente, rotondo quasi vellutato, con una trama tannica delicata, in un finale marcato di freschezza e sapidità.

 Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)


GIOVANNI ROSSO

Azienda Agricola Giovanni Rosso, di Rosso Davide
Via Roddino 10/1 12050 Serralunga d’Alba (CN) Piemonte, Italia
Tel. 0173 613340
Info@giovannirosso.com
www.giovannirosso.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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