DOVIZIA DI CRU DI BAROLO SUL COLLE DELL’EX PRIORATO DI SAN BIAGIO. Storia, Qualità e Varietà dei Vini della Famiglia Roggero: dai Nebbioli al Pelaverga

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“Solo la memoria del passato può aprirci la strada del futuro”

di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

Questo affascinante viaggio accompagna il lettore, appassionato enofilo, alla scoperta della cantina San Biagio, guidata dalla famiglia Roggero. Cercheremo di svelarne i segreti mettendo in luce passaggi e dettagli e facendo risaltare i comportamenti virtuosi che, sommati alla perfetta combinazione tra le varietà di suolo e clima, consentono di produrre un così elevato numero di vini di qualità da non temere alcun paragone.

L’azienda si trova a La Morra, città di Alba Pompeia dove i residenti iniziarono a lavorare le colline del comprensorio dando origine al villaggio di “Murra”, in cima al colle. Murra significa “recinto di bestiame”. L’attività della vite non era l’unica coltura praticata: oltre all’uva si producevano grano, granoturco, ortaggi e i registri notarili danno notizia anche dell’esistenza di canapali. La canapa veniva coltivata in piccoli appezzamenti e fatta macerare in vasche alimentate con l’acqua del fiume. Gli animali da cortile e da stalla erano un’altra fonte di ricchezza per le famiglie.

Nel 1345 La Morra passò sotto il dominio del guelfo Pietro Falletti. In seguito la famiglia si divise in più rami: da loro, ad esempio, provengono i Marchesi di Barolo, di Morra e di Pocapaglia.

Nella maggior parte dei capitoli degli Statuti comunali – esattamente 296, pubblicati nel 1402 – sono citati per la prima volta in zona il vitigno Nebbiolo (Nebiolium), dal quale trae origine il Barolo, e il Pignolo (Pignolium) ormai scomparso dal territorio. Altri capitoli vennero aggiunti nel 1431 per mano di Odonino de Blancho, notaio di Serralunga. La Morra è stata fortunata: negli archivi comunali è conservata la copia manoscritta di un documento che regola i rapporti fra i signori del luogo – i Falletti – e i cittadini.

Tra i reati principali si trova menzionata la “pena di 5 soldi per chiunque tolga una sola vite di Nebiolium, sia coltivata ad albero sia a filare”.

Il commercio fu sempre abbastanza attivo, tanto da essere più volte regolamentato da norme ben precise. Agli abitanti di La Morra venne concessa dai Falletti l’esenzione dal pagamento del pedaggio sulla circolazione dei prodotti della terra – in particolare frumentum, victualia e vinum – mentre i forestieri erano tenuti a pagar dazio.

Il vigneto alteno era l’espressione classica della policoltura: tra i suoi filari a “rigadino” – un filare coltivato, l’altro no – era possibile seminare frumento e biada, pratica che caratterizzò la campagna lamorrese almeno fino agli anni Cinquanta del XX secolo.

Sull’origine e sul significato del nome Langhe si è scritto e discusso molto. Alcuni lo fanno derivare da “Landa”, ossia terreno deserto e incolto. Altri dalla forma dei colli incatenati uno all’altro. Ma c’è anche chi propende per la radice tedesca “Lang”, nel senso di lunghezza. In dialetto piemontese “andar per Langa” vuol dire “andar per cresta”.

La Storia della Cantina San Biagio della Famiglia Roggero

In questa splendida zona nasce la cantina San Biagio della famiglia Roggero. Una cantina, una certezza, in uno degli undici Comuni del Barolo, sulle pendici dell’omonimo bricco, di La Morra.

Vigna sul colle San Biagio

La proprietà si estende su una superficie vitata di diciotto ettari con alcuni vigneti a Serralunga d’Alba – in frazione San Rocco Seno d’Elvio e Treiso – in un contesto magnifico che, con il suo panorama di valli estese fino a toccare l’orizzonte e disseminate delle torri dei castelli medievali che si ergono in zona, offre un quadro perfetto delle Langhe, questo territorio vocato al Nebbiolo.

Da antiche scritture depositate nell’Archivio Comunale, già a catasto nel 1477, risulta che la collina di San Biagio fosse chiamata fin dal Medioevo con il termine “Sancte Blaxius” da Biagio di Sebaste, Vescovo e Santo armeno del 316 D.C., venerato dalla Chiesa Cattolica e dalla Chiesa Ortodossa.

Questa località ospitava l’antico priorato benedettino di San Biagio, dedicato al Santo nel 1050. I monaci si dedicavano alla terra e alla coltura della vite con l’obiettivo di tramandarla ai posteri.

Le colline delle Langhe risalgono al periodo Miocenico – 5 milioni di anni fa – ed emersero dal quel mare che occupava l’attuale valle del Po, oggi ricca di fossili. Ci sono tre zone principali, suddivise morfologicamente in:

La Morra e Barolo, dove i vigneti poggiano sulle Marne di Sant’Agata, un mix di sabbia, argilla e calcare, da cui si ottengono vini eleganti e profumati.

Castiglione Falletto e Monforte d’Alba, dove le vigne incontrano le Arenarie di Diano, un tipo di terreno basico che dà origine a vini più alcolici e robusti.

Serralunga d’Alba, la cui formazione di Lequio – un mix di arenarie e marne grigie – è il lasciapassare per prodotti di straordinaria longevità e personalità.

L’azienda agricola San Biagio ha sede nella storica costruzione colonica risalente al 1923. Fondata dal bisnonno Battista e portata avanti dal nonno Giacomo, oggi prosegue la sua attività con Giovanni Roggero – classe 1940 – e la moglie Maria Luisa Roggero – classe 1941 – che godono dell’aiuto dei loro figli: Davide, Gianluca e Tiziana. La quinta generazione cresce, con i figli giovanissimi di Davide, Vittorio e Giacomo, e con Vittoria, di appena due anni, figlia di Gianluca.

Tiziana con Gianluca e Davide Roggero della cantina San Biagio

Nel Duemila, accanto a questa struttura, viene realizzata una nuova cantina, nel pieno rispetto del paesaggio e dei canoni architettonici rurali. E’ dotata di una moderna zona di vinificazione, con attrezzature all’avanguardia, e locali completamente interrati. Qui i vini maturano in botti di rovere, tonneaux e barrique di grandi e medie capacità, che esaltano la personalità dei prodotti e nelle quali si affina il Barolo delle diverse annate.

L’azienda è un’impresa familiare: i vigneti sono sotto la direzione del tecnico agrario Davide – nato nel 1969, che segue la parte viticola orientando sempre più la coltivazione in un indirizzo naturale e a basso impatto ambientale.

L’enologo Gianluca, classe 1971 – con studi alla Scuola Enologica di Alba e una laurea in Chimica – segue i tradizionali processi di vinificazione e affinamento in modo rigoroso secondo la filosofia aziendale: “rimanere con umiltà sempre un passo indietro al vino” senza cercare di costruirlo o plasmarlo manipolandolo.

La sorella Tiziana, classe 1973, laureata in lingue estere, dopo aver maturato diverse esperienze, guida al Castello di Barolo, front desk presso l’Ufficio del Consorzio Comunale di La Morra, si occupa della parte amministrativa, commerciale e dell’accoglienza.

L’evoluzione delle bottiglie della cantina San Biagio

I vini, esprimono il profondo rispetto per la tipicità e l’eleganza – e l’ho potuto constatare di persona – esaltando con note rare e uniche, il carattere e l’unicità di ogni annata e soprattutto le peculiarità intrinseche di ogni singolo terreno e del loro microclima. Ogni Selezione sa raccontare la propria Menzione Geografica Aggiuntiva di provenienza.

Sono aree delimitate all’interno della denominazione, mappate con nomi precisi su tutto il territorio di produzione del Barolo e del Barbaresco. Attraverso questa mappatura, i produttori vinicoli possono indicare in etichetta la menzione geografica di riferimento. Nel caso del Barolo sono 181, di cui 11 comunali che possono essere aggiunte in etichetta, approvati dal nuovo disciplinare del 2010. Ricalcano il concetto francese di crus, o sottozone, intese come aree di produzione, cioè specifiche porzioni di vigne dai confini ben marcati.

Degustazioni

La qualità del vino è dovuta alla qualità dell’uva. La mano di Davide interpretando le esigenze dell’annata in corso attraverso una attenta conduzione dei processi di lavorazione dei vigneti aiuta ad influenzare le caratteristiche del grappolo anche se il valore organico, chimico ed organolettico del futuro vino dipendono soprattutto dalla vigna stessa.

Il vino di eccellenza nasce dalla vite che il vignaiolo sceglie con attenzione e con competenza tecnica di allevamento. Quindi, il vino di qualità è il risultato del viticoltore prima, in questo caso Davide, e dell’enologo Gianluca dopo.

Vino Rosato Ad Majora 100% Nebbiolo Gr.14,5

Vinificazione: Le uve vengono raccolte a mano con vendemmia tardiva a fine ottobre, dove vengono delicatamente pigiate, lasciate macerare una notte a contatto con le bucce e poi dopo separazione, con una lenta fermentazione alcolica a 12 °C con continuo rimescolamento per favorire la produzione del corredo aromatico.

Segue l’affinamento in acciaio su fecce fini per due mesi, e in bottiglia 8 mesi, per acquisire volume e grassezza, equilibrando la forza aromatica, alcolica e acida del vino.

Il Vino:Il suo colore ricorda la sfumatura delicata del melograno, molto luminosa la sua tonalità. Al naso si percepiscono pennellate di ciliegia, rosa canina e papavero, in un sottofondo di iris e rosa appassita e fiori di campo, con leggeri agrumi canditi.

Il sorso è squisito e di buona struttura, è sorprendente la spiccata sferzante freschezza e sapidità, in un abbraccio di minerale, con richiami al retrogusto di frutta e fiori primaverili e tè rosso.Un palato di pregio, ed indimenticabile la sua rotondità al palato.

Vino Rosato “Ad Majora” 100% Nebbiolo

Verduno di Pelaverga – Doc – 2021 Gr. 14

È una varietà antica, coltivata a Verduno ed in parte nei comuni di La Morra e Roddi. Si pensa che provenga da Saluzzo, la migrazione a Verduno avvenuta nella seconda metà del 1600 si attribuisce al beato Sebastiano Valfrè. Viene citato nel 1606 da Giovanni Battista Croce, definendolo – vinello purpureo, poco potente, dolciastro.

Utilizzato da sempre negli uvaggi, solo da pochi decenni viene vinificato in purezza. Se il Barolo è il re, il Nebbiolo il principe, il Pelaverga Piccolo è stato definito – un giovane cavaliere di ventura. Il nome dal latino Pellis Virga per la tecnica della pelatura dei ramoscelli della vite per favorire la maturazione.

Vinificazione: Diraspatura e lieve pigiatura, per favorire i naturali processi enzimatici.

Fermentazione alcolica a 24° C per 25 giorni con frequenti follature, per favorire il patrimonio aromatico che lo contraddistingue. Prima annata di produzione negli anni ’70 prima, della Doc, i vigneti ubicati nella denominazione Pria, oggi Capalot. Con circa 9 mila bottiglie.

Il VinoColore rosso rubino, non molto intenso, con screzi cerasuoli al bordo del bicchiere. Al naso netta sensazione di ciliegia, con leggere e graziate note speziate, dal pepe nero alla noce moscata, ai profumi floreali di rosa canina e violetta, con leggere memorie vegetali.

Al palato il sorso entra piacevole ed avvolgente, con freschezza e misurato tannino, in accordo con una sapidità finale che segna la persistenza gustativa di questo vino gentile e raro.

Verduno di Pelaverga, Langhe Nebbiolo e Barbaresco Montersino

Langhe Nebbiolo Doc – annata 2018 – Gr. 14

Il vigneto è dotato – come mi spiega Davide – di buona energia vegetativa, per cui le operazioni manuali di diradamento durante i mesi estivi, fanno si che il vigneto riesca ad esprimere al meglio le note fruttate, la sapidità e la sua freschezza.

Vinificazione: La macerazione delle vinacce avviene in vasche di acciaio termo condizionate per 25 giorni. Durante questo periodo vengono effettuate frequenti follature, essenziali per ottenere una buona estrazione delle sostanze polifenoliche più nobili che conferiscono al vino le sensazioni di dolcezza e morbidezza.

Affinamento in botti di rovere di Slavonia di medie dimensioni per circa due mesi sui lieviti ed ulteriore invecchiamento in bottiglia per un anno.

Il Vino:Il suo colore è intenso, vira dal rubino con riflesso granato, molto luminoso. Al naso si apre su note fruttate di prugna matura, di spezie calde non incisive di vaniglia, con piccoli frutti di bosco, rosa canina e in sottofondo una delicata liquirizia che definisce un olfatto piacevole.

Al palato è elegante e regala una lunga persistenza appagante, per un lungo stato evolutivo. Vino di estrema eleganza e qualità. 

Barbaresco Docg – Montersino – 2018 – Gr. 15

 La vigna “Montersino” proviene da un impianto completamente rinnovato nel 2001, situato a cavallo del confine di Alba – frazione San Rocco Seno d’Elvio e Treiso.

Il vigneto è caratterizzato da una fitta densità d’impianto – 5.500 viti/ha favorita dalla forte pendenza. In questo modo ogni pianta produce pochi grappoli a tutto vantaggio della qualità. Prima annata di produzione è dal 2004

Vinificazione: Macerazione delle bucce per circa 35 giorni, con frequenti follature, il successivo rimescolamento del mosto stimola i processi fermentativi ed enzimatici, favorendo lo sviluppo della frazione aromatica e dei profumi eterei.

Affinamento in botti di rovere di medie dimensioni per 2 anni di cui 2 mesi sui lieviti periodo durante il quale acquisisce volume e crescono ampliandosi le sensazioni floreali, fruttate e di spezie seguiti da ulteriori 12 mesi in bottiglia.

Il Vino:Ha stupito già il suo colore rosso rubino – granato di buona profondità. Bella la nota floreale che si apre in una dolce rosa canina e un tocco di legna arsa che diventa liquirizia e anice stellato, con un ricordo di spezie dolci che avvolgono un frutto maturo di lampone e ribes.

Al palato è immediata la carica di frutto succoso, in un tannino fitto, agile che contribuisce alla dolcezza e morbidezza, con spirito audace ed intrepido. Questo vino sa esprimersi adesso nella sua interezza e offrirsi con generosità, ma di certo migliorerà nei suoi successivi 8/10 anni.

Barolo Galina Docg – annata 2018 Gr.15

La vigna è raccolta in una conca tra la valle che da Santa Maria porta a La Morra, questa menzione Galina ha la sua esposizione con la confinante Bricco Chiesa e il Capalot. Con il 60% di Michet con grappolo compatto che da più spalla al vino e il 40% di Lampia che dona eleganza.

La vinificazione con macerazione delle vinacce, dura circa un mese, affinamento in botte da 500 lt. per 2 anni e di un anno in bottiglia per una produzione di 2000 bottiglie.

Il Vino: Rosso granato luminoso, disegna archetti stretti e lacrime lentamente copiosi, ottima struttura. Al naso è intenso ed avvolgente, con sentori di frutta matura, albicocca e mora, con una leggera vaniglia in sottofondo, profumi floreali di rosa e viola, che rispecchiano la tipicità e l’eleganza del vitigno Nebbiolo.

Il sapore è caldo e vellutato, corposo ed elegante. Tannini nobili e morbidi e delicati, che danno forza e ne amplificano la struttura. Un retrogusto asciutto e lunga persistenza, indice di qualità.

Barolo Rocchettevino 2017 e il Barolo Galina 2018

Barolo Rocchettevino Docg – 2017 – Gr.14,5

 La menzione Rocchettevino proviene da un impianto realizzato nel 1997. Questa menzione può essere divisa in due zone, quella sopra la strada de La Pria e quella sottostante, che coincide con la zona di Rocchettevino.

Ronchetovinum è uno storico toponimo già riportato sul catasto comunale del 1477 come una delle migliori zone di produzione del comparto lamorrese. Domina l’intero panorama delle Langhe con un’esposizione molto soleggiata e con sbalzi termici.

Vinificazione: Delicata diraspatura con lieve pigiatura e macerazione statica a freddo di 1 giorno a cui segue una fermentazione alcolica a 26°C per 20 giorni con frequenti follature in vasche di acciaio termocondizionate, per evitare il rischio di surriscaldamento delle vinacce e preservare delicate ma eleganti note di questa Menzione.

Successiva steccatura del cappello per un’ulteriore macerazione di un mese per ottenere una buona estrazione delle sostanze polifenoliche più nobili e dare al vino sensazioni di altissima qualità.

Affinamento: in tonneaux di rovere francese da 500-700 lt per circa due anni e mezzo di cui i primi 18 mesi in botticelle di secondo e terzo passaggio e il successivo anno in botti di Slavonia di medio-piccole dimensioni. Segue la maturazione in bottiglia di un anno. Primo anno di produzione risale agli anni ’90 con una produzione di 2600 bottiglie.

Il Vino: Rosso rubino con riflesso granato, non troppo scuro ma vivace e caldo. Classici descrittori del Barolo, tanto da trovare già una nota di camino e goudron, una rosa appassita, un lampone che è diventato sciroppo e confettura, le spezie dolci ci portano anche a ricordi di infusi di erbe medicinali.

Anche al gusto il frutto è diventato dolce, morbido, al quale si affianca una trama tannica morbida e matura ma non tradisce il carattere vibrante del Nebbiolo. La sua rapida evoluzione ce lo fa trovare pronto ed immediato, ma anche capace di reggere una decina d’anni.

Barolo Capalot Docg – 2017 – Gr.14,5 

Ci troviamo nel territorio della frazione Santa Maria di La Morra. Altra recente produzione dell’azienda San Biagio è la menzione Capalot – chiamato anche Capalotti o Capallotti – È il primo millesimo in purezza dalla vendemmia 2004.

La Pria – Pietra – per via degli affioramenti di arenarie e reperti fossili, comprovanti l’origine sedimentaria marina.

Vinificazione: delicata diraspatura con lieve pigiatura e macerazione statica a freddo di 1 giorno. Fermentazione alcolica a 26°C per 15 giorni con frequenti follature. Successiva steccatura del cappello per un’ulteriore macerazione di un mese per esaltare le note fruttate, minerali e di idrocarburo, caratteristiche di questa Menzione.

Affinamento 18 mesi in botticelle di secondo e terzo passaggio in rovere, di cui 2 mesi sui lieviti a cui segue un ulteriore affinamento di un anno in botti grandi di Slavonia. Completa la maturazione in bottiglia di 1 anno.

Il Vino: Ha un colore rosso granato, molto intenso.Il profumo è etereo ed alcolico, caldo che porta subito ad individuare fragranze floreali e fruttate ben mature ed integre, in una sorte di fusione tra note tostate di camino e di liquirizia.

Dolcezza e morbidezza al palato, con tannino finissimo, quasi carezzevole, tende a legarsi alle spezie per ricordare distintamente le note di garofano e tabacco con sottofondo mentolato. Si avverte una bella e consistente maturità ben prolungata.

Un vino che si fa apprezzare prontamente ed ha capacità di durare molti anni, ma forse i più generosi saranno quelli compresi tra i 5 4 9 anni.

Barolo Capalot 2017 e il Barolo Bricco San Biagio 2017

Barolo Bricco San Biagio – Docg – 2017 Gr.14.5

Bricco San Biagio – La Morra. Sanctus Blaxius: storico toponimo già riportato sul catasto comunale del 1477, fino al quattrocento vi sorgeva l’omonima chiesa e castello curtense (ecclesia et castrum Sancti Blaxii) ormai scomparsi, punto forte di Marcenasco.

Si tratta di una ripida collinetta che sorge nella zona tra l’Annunziata e Santa Maria, con ottima esposizione rivolta verso sud.

Vinificazione: delicata diraspatura con lieve pigiatura e macerazione statica a freddo di 1 giorno. Fermentazione alcolica a 26° C per un mese con frequenti follature. Successiva steccatura del cappello per una ulteriore macerazione di un mese per fissare ed esaltare il terroir- unico – che questa Menzione sa esprimere.

Affinamento: in grandi tini di rovere di Slavonia per quasi tre anni. Segue quello in bottiglia di 1 anno. Prima annata di produzione e prima etichetta negli anni 40, oggi si arriva a una produzione di circa 15 mila bottiglie.

Il Vino: Colore rubino di discreta intensità, con leggero riflesso granato. Il profumo esordisce con una unione tra ricordi di legni aromatici e note tostate, in evidenza la liquirizia e la china, con frutta secca disidratata.

Le spezie invece tendono a fondersi con una rosa appassita, molto dolce. Al gusto note fruttate e succose e consistenti che si rafforzano con la trama tannica molto fine e minuta. Buona interpretazione moderna di un vigneto importante e classico. Un vino che darà sicuramente il meglio dopo qualche anno e si potrà conservare ancora molto a lungo. Complimenti.

Barolo San Rocco – Docg annata 2018 – Gr. 15

Il vigneto di San Rocco ci ricorda Tota VirginiaFerrero che tra la fine dell’800 e l’inizio del 900 fu l’artefice nella storia enologica di Serralunga. Oggi grazie ad Azelia e alla famiglia Roggero, della cantina San Biagio hanno dato rilievo a questa singolare Menzione.

Vinificazione delicata diraspatura con lieve pigiatura e macerazione statica a freddo di 1 giorno, per favorire i naturali processi enzimatici. Fermentazione alcolica a 24°C per 20 giorni con frequenti follature. Successiva steccatura del cappello per una ulteriore macerazione di un mese durante il quale si verifica un’importante lisi spontanea dei lieviti e l’estrazione dei suoi eleganti polifenoli. Per l’affinamento il Barolo San Rocco viene messo ad affinare in legno di rovere per circa 2 anni e mezzo di cui 18 mesi in botticelle di secondo terzo passaggio e il successivo anno in botti medio-piccolo di Slavonia. Segue la maturazione in bottiglia di un anno.

Il Vino:Buona profondità di colore rubino con riflesso granato. Profumi floreali con petali di rosa appassita, frutti dolci e canditi e un tocco di tabacco e liquirizia, la dolcezza fruttata si fa quasi sciropposa, le spezie dolci, appena piccanti e calde tra pepe, chiodo di garofano e cannella, rabarbaro e anice stellato.

In bocca è esplosivo, maturo l’impatto fruttato, concentrato e consistente con rimandi floreali e sotto a tutto questo una trama tannica di enorme vigore, densità e spessore, fatta di tannini fitti e minuti che mantengono una carica dirompente.

Vino straordinario, con una evoluzione lunga e duratura che potremmo bere per 20 anni e più.

Barolo San Rocco 2018. Barolo Bricco San Biagio Riserva 2017. Barolo Sorano 2016

Barolo Bricco San Biagio Riserva 2017 – Gr.15

Questo vino, uno dei migliori, è ottenuto dal cuore di uno storico vigneto dall’ottima esposizione e dalla particolare conformazione a conca che consente di catturare il calore trattenendolo durante la notte, con la grande quercia che svetta al centro, è facilmente riconoscibile per la sua forma quasi appuntita  e davvero unica nel panorama viticolo delle Menzioni.

Uno dei migliori Barolo d’Italia, questo vino è prodotto dà una attenta selezione delle migliori uve Nebbiolo del vigneto Vigna San Biagio. Questo vigneto unico si distingue per la particolare presenza di Arenarie di Diano d’Alba, tipiche di Castiglione Falletto miste a Marne di Sant’Agata.

La cantina adotta uno stile di vinificazione rigoroso, rispettoso della tradizione e capace di trasferire dall’uva al vino il terroir, unico che questa sottozona sa esprimere. Delicata diraspatura con lieve pigiatura e macerazione statica a freddo di 36 ore. Fermentazione alcolica a 26°C per un mese con frequenti follature. Successiva steccatura del cappello per un’ulteriore macerazione di un mese. Macerazione di 2 mesi e mezzo, con affinamento in botte da 25 ettolitri per 3 anni e un anno in bottiglia.

Il Vino:Il colore rosso granato con riflesso bruno, intenso e profondo.Immediati ricordi floreali, dolci e caldi di rose e viola mammola, seguiti poi da cenni di cipria e cioccolato amaro, note balsamiche che ricordano la resina e lieve evoluzione di catrame vegetale.

Il frutto si svela in una nitida ciliegia e lampone, il suo corredo continua con ricordi di pellame di cuoio e note di pietra focaia. Il palato è attorniato da sapide spezie che si fanno a tratti liquirizia e tabacco dolce da pipa. Con il suo sostegno tannico fitto, fine, vivo che da vigore e consistenza al suo carattere. Un semplice consiglio, di attendere un paio di anni prima di accostarsi a questo Barolo Riserva, dopo di che non ci saranno problemi per più di 15 anni. Fantastico ed emozionale. Più degusto il Nebbiolo da Barolo, più mi innamoro del territorio e del suo vino.

Barolo Sorano – Docg – Annata 2016 – Gr. 14,5  

Il Barolo Sorano, il cui primo millesimo è rappresentato dalla vendemmia 2005, nasce da due parcelle situate sulla fascia alta della frazione Sorano nel comune di Serralunga di Alba, con età comprese tra i 15 e 25 anni.

La menzione Sorano si sviluppa su entrambi i versanti del crinale e può essere diviso in due settori, quello orientale che ricade nel comune di Diano d’Alba, quello occidentale che comprende la menzione Carpegna di Serralunga.

Vinificazione. La famiglia Roggero per la ricchezza delle uve di questa Menzione, ha adottato uno stile di vinificazione molto rigoroso per dare al vino tutto il suo terroir, con vecchi metodi usati un tempo, le uve vengono pigiate direttamente in grandi tini di rovere di Slavonia e lasciate macerare per 2 giorni. E per una settimana – per omogeneizzare la massa – con delicate follature. In seguito le vinacce vengono steccate e lasciate fermentare per 2 mesi, per garantire una estrazione della componente polifenolica.

Affinamento in tini da 10 mila ettolitri per circa 30 mesi ed ulteriore invecchiamento di 12 mesi in bottiglia, dove si evolvono i profumi terziari.

Il Vino:Il Barolo Sorano è un vino dal colore rosso granato, che presenta tonalità brune, tipico del vino Nebbiolo, specialmente quando hanno alcuni anni di affinamento.

All’esame olfattivo, buona la fuoriuscita dei profumi, si concede in un tripudio che va dal petalo di rosa alla viola appassita e iris e alle nuance di spezie come la cannella, con la nocciola tostata e sentori di legno e tabacco, seguono note floreali, con frutto nero succoso, polposo come la ciliegia matura, prugna e mora.

Al sorso un buon tenore alcolico, robusto, pieno ed austero e grazie al suo carattere risulta elegante e molto raffinato, bensì abbia un tannino ben presente non mi blocca la chiusura in bocca, anzi mantiene una discreta freschezza e salivazione. C’è un margine di miglioramento, ma arriverà ben presto alla sua delicatezza ed eleganza, come questo Barolo Sorano saprà trasmettere… Complimenti.

Encomio alla Famiglia Roggero e alla Cantina San Biagio 

Spero di essere stato semplice ed appassionato nel raccontare la storia della famiglia Roggero e della cantina San Biagio di La Morra. Un viaggio pieno di sorprese tra vigne, tradizioni storiche e cultura geografica, arricchito dalle degustazioni delle loro selezioni e scandito dalle forti emozioni nate dal confrontare le varie annate.

Giovanni Roggero (sx) titolare della cantina San Biagio con il sommelier Sergio Garreffa (dx)

Un ringraziamento va a Gianluca, Davide e Tiziana per la loro competenza tecnica e vinicola, per le interessanti informazioni agrotecniche e per la loro ospitalità. Grazie dell’accoglienza, dell’impegno che dedicate alla vostra terra e soprattutto ai vostri prodotti di estrema eleganza e duttilità.

Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Cell. 347 5812919 e-mail sgbarolo@gmail.com


San Biagio Azienda Agricola di Giovanni Roggero
Santa Maria, Località San Biagio 98 12064 La Morra
Tel. 0173 50214 – Fax 0173 500777
www.barolosanbiagio.com
info@barolosanbiagio.com

 

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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