CONTERNO-FANTINO: BAROLO BIOLOGICO “GINESTRA VIGNA DEL GRIS”. I Vini della Prestigiosa Cantina di Monforte d’Alba
“Questo percorso, solo apparentemente complesso è per noi il più naturale. Il vino è figlio della terra su cui la vite è coltivata e una volta in cantina va accompagnato passo passo come una creatura di famiglia”
Conterno-Fantino
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Ci sono arti e mestieri che si trasmettono di padre in figlio per generazioni. Passaggi di testimone, ogni volta arricchiti di esperienze e, soprattutto, di nuove, grandi idee: questo accade in una delle più belle e stimate cantine delle Langhe.
Questa generosa terra, dopo tutto, ha una solida tradizione di grandi vigne e grandi produttori. Qui, non racconto soltanto la storia degli uomini del vino di oggi, ma descrivo i grandi personaggi di ieri che hanno contribuito a rendere famoso il Barolo di Monforte d’Alba, in particolare le famiglie di Conterno-Fantino.
Lorenzo Conterno affida la sua tenuta – allora chiamata “Colli Monfortesi” – al figlio Diego, al nipote Claudio e al genero Guido Fantino. Tre giovani, poco più che ventenni, che dimostrano passione e determinazione. Riescono infatti a continuare l’attività di famiglia, chi in vigna, chi in cantina. Diego ha già una sua azienda vinicola, Claudio è responsabile della campagna e Guido è un enologo e cantiniere emergente, formatosi alla scuola di Beppe Colla.
Il vino si apprezza di più se si conoscono il territorio in cui nasce, gli uomini che lo producono e le vigne nelle quali sono allevati nebbioli, barbere e dolcetti.
L’azienda agricola Conterno-Fantino nasce ufficialmente nel 1982 – tra l’altro una grande annata per il Nebbiolo – con il suo primo Barolo, un vero e sorprendente successo. Oggi sono esattamente quarant’anni di attività. Siamo in via Ginestra al Bricco Bastìa, dove l’azienda ha sede dal 1994.
A guidare la squadra troviamo Guido Fantino, classe 1956 – fondatore e responsabile della cantina, la moglie Alda Conterno, classe 1960, e i due figli: Fabio, nato nel 1982 ed enologo dal 2003, e la sorella Elisa, nata nel 1985, impegnata nell’accoglienza di importatori e visitatori.
In azienda ci sono anche Claudio Conterno, classe 1962, responsabile della conduzione dei vigneti, e i suoi figli: Matteo, ventisette anni ed enologo dal 2015, e la sorella Noemi, trentenne, laureata in comunicazione interculturale.
I 30 ettari di vigneto sono suddivisi tra i quattro principali vitigni: Nebbiolo, Barbera, Dolcetto e Chardonnay. La produzione si aggira, a seconda delle stagioni, sulle 150 mila bottiglie l’anno.
Questi grandi vini piemontesi nascono ai piedi delle Alpi, nella zona di Monforte d’Alba. La presenza della viticoltura su queste colline si perde negli intrecci della storia: la produzione e la commercializzazione del vino ad opera di aziende sempre più importanti si estendono su tre secoli. Ma i veri protagonisti dei molti successi del nostro Paese sono loro: i produttori.
Persone che hanno migliorato in modo costante la loro attenzione all’ambiente e alla salvaguardia della biodiversità, al rispetto della terra e dei loro avi, che fecero del vino la loro principale fonte di sostentamento.
Inoltre, la famiglia Conterno-Fantino – per ridurre l’impatto ambientale – nel 2008 ampliò la cantina impiegando l’energia rinnovabile: oggi il 70% del riscaldamento/raffreddamento della struttura è garantito dall’impianto geotermico, mentre il 30% del fabbisogno energetico proviene da pannelli solari. Infine, con la fitodepurazione, le acque vengono avviate allo smaltimento solo dopo l’utilizzo domestico e industriale (in questo caso agricolo).
Nel 1996 la scelta importante di non utilizzare chimica in vigna, nel 2012 il passaggio all’agricoltura Biologica e nel 2020 finalmente la Certificazione Biologica (CCPB) anche per quanto riguarda la cantina.
Alla scoperta della barricaia…
In tutto questo, l’azienda Conterno-Fantino interpreta i vini all’insegna dell’identità del suo territorio e dei suoi vitigni, che rappresentano la cultura e la tradizione di famiglia. Al processo produttivo vengono riservate attenzioni straordinarie: dalla accurata selezione manuale delle uve al mantenimento dei profumi dei vigneti, dalle fermentazioni spontanee con lieviti indigeni all’attento impiego dei legni – botti e barrique – per l’invecchiamento, dal minimo impiego dei solfiti, attraverso un’attenzione maniacale, sino all’affinamento in bottiglia e alla messa in commercio solo quando il vino è pronto.
Parlando di botti, è necessaria una precisazione.
Fino alla metà del ‘900, nelle Langhe, quelle impiegate per la produzione dei vini erano costruite con i legni della zona, soprattutto castagno e quercia. Le dimensioni dipendevano dai quantitativi d’uva e dalle produzioni delle cantine: grossi botti per i grandi produttori e barili più contenuti – ad esempio fusti da cinque ettolitri – per i contadini.
Gli anziani viticoltori ci ricordano che ogni paese aveva il suo bottaio, l’artigiano che si occupava principalmente della pulizia e del rinnovo della barricaia.
In seguito, negli anni Sessanta – con l’utilizzo del legno di rovere di Slavonia, anche di grandi dimensioni – si riuscì ad arrivare a botti di ottanta, cento ettolitri.
Le botti nuove venivano trattate con acqua e sale e poi lavate con il vino – pensate un po’! – perché non trasmettessero le loro essenze: a quei tempi, era considerata un’alterazione del gusto. Era il periodo delle prime pigiadiraspatrici e delle vasche in acciaio.
Recentemente l’azienda ha proposto due novità. Il 18 febbraio 2022, al raggiungimento dei 40 anni di attività, ha presentato cinquecento cofanetti “Vino, Vita, Vista”.
“Vino”, ossia il Barolo 2018 Sorì Ginestra, “Vita” – vale a dire un libro di immagini del paesaggio – e “Vista”, la fotografia che raffigura l’arco alpino così come appare dalla torretta della cantina.
“Un prezioso cofanetto – si legge sul loro sito – riservato a tutte quelle persone che hanno contribuito e aiutato l’azienda a farla entrare in questo mondo”.
L’altro progetto è di qualche anno fa, molto coraggioso, ma efficace: la valorizzazione e il recupero del formaggio Castelmagno. Un percorso iniziato nel 2007 da Elisa Fantino con una decina di altri soci, e ampliato nel 2008 con la fondazione dell’azienda agricola Des Martin. Nel 2009 l’inizio dei lavori con il recupero dell’antico caseificio, e nel 2012 la prima produzione del Castelmagno. Oggi ci sono circa trenta mucche in alpeggio da metà giugno sino a fine ottobre. Nel 2016, infine, sono stati inaugurati il rifugio Valliera – a 1570 metri – e l’agriturismo.
Degustazione dei vini
“Gignit et humores melius vinum meliores:
si fuerit nigrum, corpus reddit tibi pigrum.
Vinum sit clarum, vetus, subtile, marurum,
Ac bene limphatum, saliens, moderamine sumptum”
“Il vino migliore è quello che produce dentro di te gli umori migliori. Schiva quello nero e denso perché rende il tuo corpo pigro e lento. Preferisci il vino limpido e cristallino, ben maturo ed invecchiato e poi bevine con moderazione”
Barolo “Ginestra Vigna Del Gris” Docg – 2018 Gr. 14.5
La Ginestra o Ginestre può considerarsi una Mga storica della zona del Barolo – già citato da Lorenzo Fantini nella sua Monografia sulla Viticoltura ed Enologia nella provincia di Cuneo del 1883 – assieme alla Bussia come zona di Monforte in grado di avere vini di una eccellenza superiore, longevi e strutturati, le uve di questa zona donano al vino il corpo per diventare degli ottimi Barolo. Prima vendemmia 1982, con anni d’impianti nel 1978 e 2000.
Vinificazione: la fermentazione alcolica si svolge in rotovinificatori orizzontali con moto rotatorio programmabile e la temperatura è mantenuta a circa 30° C, mentre la macerazione va avanti per 12 giorni sulle bucce. L’affinamento in legno in rovere francese per un periodo di 24 mesi e un 1 anno in bottiglia prima di essere commercializzato. Vino ottenuto da agricoltura biologica certificata da CCPB srl Bologna.
Degustazione
Al visivo impressiona il colore, dal rosso rubino, non troppo cupo, di media intensità, con richiamo granato, invita alla beva. I suoi profumi spaziano nettamente nel classico ed evoluti, con richiami al catrame vegetale, alle spezie piccanti e ad un frutto di amarena sotto spirito, e lievemente sul finire una nota di rosa di macchia appassita e violetta molto delicate.
Al sorso arrivano sensazioni di camino spento, di cenere che portano a un gusto dolce del lampone e della ciliegia, il tannino è fitto, vivo fine, consistente ed elegante, ma ha ancora in sé la giusta vitalità e l’esuberanza che questo territorio gli regala. Sono comunque tannini rilevanti che portano ad una rapida evoluzione degli aromi ma anche ad un lunghissimo invecchiamento nel tempo.
Barolo Docg Ginestra 2018 “Vigna Sorì Ginestra” Gr. 14.5
La menzione Ginestra, una lingua di terra davvero molto interessante e peculiare, dove in questi ultimi anni si sono prodotti vini di grande lignaggio e ha interpretato al meglio la sua denominazione, ha visto crescere la sua fama, ma anche la superficie vitata. La famiglia Conterno-Fantino ne ha dato la sua versione più vigorosa ed elegante.
La prima vendemmia è del 1982, seguirono anni d’impianto nel 1971-1983-1988. Fermentazione alcolica e macerazione in vinificatori orizzontali di acciaio per circa 12-15 giorni, segue affinamento in legno di rovere francese.
Degustazione
Il colore è un bel rosso rubino, piuttosto intenso, con un riverbero granato. Ha un bagaglio ricco di fragranze floreali ed una fruttuosità succosa e matura in un insieme di spezie precise e ricordi di camino, con un ricordo di goudron, in un mosaico di note di sottobosco, con leggero tabacco e caffè tostato.
Il sorso è consistente, polposo con le spezie dolci e calde, con nette sensazioni di chiodi di garofano e liquirizia. Se all’olfatto erano in sottofondo ora acquistano forza e sicurezza al gusto. La tessitura tannica è fine con un carattere vivo e rigoglioso, ma mai incisivo. Un vino elegante, con personalità, ma si esprimerà meglio dopo qualche anno, aspettiamolo, per goderne le sue ampie potenzialità.
Barolo Mosconi “Vigna Ped” Docg Gr.14.5-2018
Una Mga storica, (fino all’ultima guerra risiedevano ben tre famiglie, con ben 3 ettari vitati, dal cognome Moscone) in un piccolo anfiteatro che ha confermato negli anni tutto il suo valore, è da sempre dimora del Nebbiolo, con uve eccezionali, ricchi di tannino che si evolve nel tempo. Prima vendemmia 2004, con nuovi impianti nel 1960 e 1999. Fermentazione alcolica e macerazione in vinificatori orizzontali di acciaio, e affinamento per due anni in rovere francese.
Degustazione
Ha un bel colore rosso rubino granato abbastanza cupo. All’olfatto i profumi si aprono su note floreali con rosa di macchia e viola, ottima espressione fruttata che ci rimanda ai frutti di bosco e alla marasca, con le spezie piccanti e vivaci che lo rendono più intenso e vivo.
Al sorso è polposo con un tessuto di fine tannicità, briosa e minuta, adagiata su speziatura consistente e viva, con carattere dinamico ed elegante che ancora non si lascia catturare, in questa sua ricerca di spazio evolutivo, offre notevoli possibilità di sviluppo ed estensione.
Bisogna attenderlo per alcuni anni, per far si che esprima al meglio le sue caratteristiche e le sue ricchezze, lasciando che il tempo scorra lento, perché per certi vini, la fretta non esiste.
Langhe Doc Chardonnay Bastía 2020
Un vitigno versatile, che rientra nella composizione del vino Langhe Doc, un vino di grande personalità, con un terreno calcareo, argilloso con buona presenza di sabbia. La loro prima vendemmia risale al 1993 Con anno d’impianto nel 1989 e nel 1998
Vinificazione: con una soffice pressatura dell’uva intera, il mosto viene trasferito in legno di rovere francese per la fermentazione alcolica e quella malolattica. Affinamento in legno di rovere francese.
Degustazione
Dal colore giallo paglierino ricco di riflessi dorati.Al naso prevale la sua caratteristica fruttata e floreale, con note di acacia, ginestra con pesca bianca e mela, con agrumi e arricchite da una fusione tostata di burro di arachide, miele e leggera vaniglia.
Al sorso è avvolgente e ben strutturato, con ottima freschezza e sapidità, a garantirne la longevità, in un finale lungo con lievi cenni speziati.
Langhe Nebbiolo “Ginestrino” Doc 2020 Gr. 14
Il “Ginestrino” nasce a Monforte d’Alba.La loro prima vendemmia è del 1984, con anno d’impianto nel 1998 e del 2007. Vino ottenuto da agricoltura biologica certificata, con terreno prettamente argilloso.
Vinificazione: fermentazione alcolica e macerazione in vinificatori orizzontali di acciaio per 8/10 giorni. Affinamento in legno di rovere francese di secondo passaggio per circa 10 mesi.
Degustazione
Dal colore rosso rubino con leggero spettro granato. All’olfatto sprigiona note di frutta, ciliegia, ribes, lamponi e fragola, con sensazioni di violetta e rosa canina, con un abbozzo di leggere spezie.
Al sorso sorprende per il suo delicato approccio vellutato, l’acidità appena pronunciata si unisce alle papille gustative, rilasciando delle sfumature al retrogusto di frutta e discreti tannini avvolgenti, ma ben amalgamati alla sua massa, lo difinerei il fratello minore del Barolo.
Eccoci dunque alla fine di questa giornata, trascorsa con la famiglia Conterno-Fantino. Ringrazio tutti per la sincera ospitalità e dico loro: complimenti per l’audacia e la passione che mettete nel vostro lavoro e per saper trasmettere nel vino il territorio, con il Nebbiolo protagonista.
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Conterno-Fantino
Via Ginestra, 1-12065 Monforte d’Alba (CN)
Tel. 0039/0173/78204
Fax 0039/0173/787326
info@conternofantino.it
www.conternofantino.it
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