CASCINA DEL MONASTERO: GRANDI CRU DI BAROLO NELL’ANTICO CENOBIO. Anche il Viognier tra gli Ottimi Vini di Giuseppe Grasso
La filosofia di Cascina del Monastero:
“Guardare al proprio futuro, senza dimenticare le proprie radici”
di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
La storia della Cascina del Monastero inizia nel 1926 grazie ad Alessio Grasso, già vinificatore a Treiso, nella zona del Barbaresco. Dopo aver compreso le potenzialità delle terre acquistate, trasmette al figlio Silvio la sua esperienza e l’amore per il vino.
In seguito, diventa proprietario della Cascina Luciani e delle vigne del borgo circostante nella frazione dell’Annunziata di La Morra. La cascina deve il suo nome a Papa Pio VII (al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, 1742-1823 il Pontefice che incoronerà l’Imperatore Napoleone Bonaparte nel 1803) verso la fine del 1700 fece visita ai monaci del posto che coltivavano l’uva. Assaggiando il vino prodotto esclamò: “Ah, Morra! Bel cielo e buon vino”. Da allora il bricco si chiamò Luciani, quale derivazione di luce.
La fattoria apparteneva al convento dei Frati Benedettini di Mercenasco e per 300 anni fu condotta dai monaci di San Pietro di Savigliano, che si dedicavano alla coltivazione della vite e del grano. Con la soppressione dei monasteri, la tenuta passò all’Opera Pia Barolo (Palazzo Barolo è una dimora patrizia di Torino che secondo il testamento della Marchesa Juliette (1785-1864) ha il compito di continuare le attività di promozione umana e servizio sociale che Giulia e il marito, il Marchese Carlo Ippolito Ernesto Tancredi Maria Falletti di Barolo (1782-1838), avevano avviato).
La Storia della Cascina del Monastero della famiglia Grasso
Nel 1926, come detto, la cascina diventa di proprietà della famiglia di Alessio Grasso.
La collina alle spalle dell’azienda può occupare fino a quindici giornate piemontesi di vigne (la giornata piemontese – o Giorná, leggi Giurná – è un’antica unità di misura di superficie utilizzata ancora oggi nella regione in ambito agricolo) e si presenta con un terreno argilloso-sabbioso-calcareo delle Marne di Sant’Agata fossili del Tortoniano – periodo del Miocene preceduto dal Messiniano e seguito dal Serravalliano.
Dopo Alessio Grasso, capostipite e fondatore della Cascina Luciani, e suo figlio Silvio, oggi l’erede è il nipote Giuseppe Grasso, enologo formatosi sul campo. Dopo aver imparato dal nonno dal padre e dalla madre Francesca Clerico, conduce l’azienda insieme alla moglie Velda Adriano, di origini australiane. La coppia ha due figli, Loris – classe 1992 – e Giada, nata nel 1998, laureata in Design.
“Mi sento un privilegiato – spiega Loris – produco vino a Barolo, in una delle migliori zone vinicole del mondo, e godo dei frutti del lavoro di mio padre. Grazie a lui il nome della cantina è conosciuto, abbiamo una storia, non devo inventarmi nulla per farmi notare, sono nato in una famiglia contadina e sono abituato a vivere in una dimensione di normalità”.
Oggi la Cascina del Monastero è anche agriturismo nel cuore della Langa del Barolo, ai piedi della collina di La Morra. Ad accogliere i turisti ci saranno quattro accoglienti appartamenti, con una stanza dedicata a Papa Pio VII, un grande salone, un immenso terrazzo che domina le colline dei vigneti e una piscina immersa nel verde della zona. Insomma, qui gli ospiti possono trovare un’intimità davvero unica e indimenticabile.
Nel dopoguerra, grazie ai vigneti di Nebbiolo da Barolo e alla sua alta qualità, Cascina Luciani cresce e fiorisce. Giuseppe impara già da piccolo a manovrare il trattore e a potare le viti, poi, finita la terza media, si dedica alla viticoltura e capisce fin da subito che il segreto di un ottimo Barolo è soprattutto in vigna. Fare il vino non è semplice agricoltura: si dice allevare la vite, infatti, e non coltivare la vite.
La straordinaria ricchezza del patrimonio vinicolo delle Langhe (ovvero “lingue” di terra che corrono parallele tra le Alpi Marittime e l’Appennino Ligure. Un nome che deriva dagli antichi Celti e definisce un’area caratterizzata da colline allungate intervallate da profonde e strette valli percorse da fiumi, come il Tanaro o il Belbo) è data da una molteplicità di fattori, come il profilo climatico, la natura del suolo e ovviamente l’opera dell’uomo, come ben sa Giuseppe – che nel 1993 fonderà l’Azienda Agricola Cascina del Monastero – abituato a lavorare con fatica e pazienza tra i pendii scoscesi delle colline, in mezzo ai vigneti, per poi ottenere in cantina un Barolo di estrema qualità.
L’Abilità del Grande Viticoltore Giuseppe Grasso
L’abilità di viticoltore di Giuseppe Grasso non è passata inosservata. Conosciuto e apprezzato, molte aziende si sono avvalse delle sue capacità per la potatura e i reimpianti di vigneti.
Agli esordi possedeva solo quattro ettari, tre nel Bricco Luciani e uno nel Bricco Rocca, detto “Riünd” per la rotondità della collina.
Il “Bricco”, o Bric in piemontese, è un’altura collinare abbastanza scoscesa che in Langa è chiamata anche Sorì, in quanto molto assolata. Nel 2008 prende in affitto sette ettari in località Perno di Monforte d’Alba e un ettaro a Roddino per i vitigni Dolcetto e Barbera. Oggi, in totale, Cascina Monastero si estende su quindici ettari, di cui tredici vitati.
“Da oltre quindici anni – racconta Giuseppe Grasso – non usiamo più prodotti sistemici e diserbi chimici per la vigna. La nostra filosofia è fare di tutto per non danneggiare e inquinare: ad esempio adoperiamo il verderame per la vite, mentre l’inerbimento del terreno viene fatto con la semina del trifoglio, come già faceva mio nonno.
Per noi è essenziale il significato di naturalità dei vini, ottenuti da vigneti unici e con una tecnologia rispettosa dell’uva. Il vino tende così a conservare le sue caratteristiche originali.
I nostri vini non sono tecnologici, hanno una concentrazione naturale dovuta al terreno e all’uva che ne scaturisce. C’è grande equilibrio tra i loro componenti e questo esalta le loro peculiarità.”
“Il vino bevuto in tempi e quantità giuste è gaiezza del cuore, gioia dell’anima…”(Giuseppe Grasso)
Degustazioni
Barolo Perno Docg. Annata 2015 – Gr. 14
La zona che va da Monforte verso Castiglione all’altezza della borgata Gabutti si può ammirare questo splendido vigneto di Perno e il crinale del Rio delle Gramolere con la cappella romanica restaurata e intitolata a Santo Stefano martire.
Un tempo non troppo lontano era di proprietà della diocesi di Alba ma è sempre stata definita “Vigna del parcu, del parroco”
Vinificazione: fermentazione alcolica di queste uve Nebbiolo da vigne di 70 anni, in vasche di acciaio, con macerazione di 30 giorni. Un affinamento in botti di rovere di Slavonia da 25 ettolitri per 5 anni. Per una produzione di circa 16 mila bottiglie.
Il vino:
Il colore è rosso aranciato di buona intensità. Si apre al naso con un profumo dai toni floreali di rosa canina e petali di ortensia e un frutto fragrante e integro, con ricordi di lampone e ribes, speziatura gentile e morbida non troppo invadente che lascia intravedere una leggera memoria di catrame vegetale, tabacco, liquirizia e tartufo in sottofondo.
Grande dolcezza e maturità al sorso, con tocco acidulo e appena balsamico, bella e consistente la trama tannica, fitta e minuta, ma che lascia trasparire un carattere deciso, vivace, ma molto fine ed elegante. Un Barolo Perno che porta a traguardi ancora lontani, diventerà estremamente suadente, bisogna saperlo aspettare.
Barolo Bricco Luciani. Annata 2013 – Gr.14.5
Il vigneto è una piccola striscia delimitata a valle dalla strada che dalla frazione Annunziata scende verso Alba e il sovrastante Bricco Luciani comprendendo anche la borgata Gancia.
Un tempo era un monastero di monaci benedettini, dove ha soggiornato Papa Pio VII durante il suo viaggio verso Parigi per incoronare Napoleone. Da allora la piccola collina viene chiamata “Bricco Luciani”
Vinificazione e fermentazione in vasche di acciaio con macerazione 30 giorni e un periodo di invecchiamenti in legno, tra piccole botti di rovere francesi per 2 anni e ulteriormente stabilizzato per 2 anni in botti grandi di origini austriache.
Il vino:
Ha un bel colore rosso granato con tocco aranciato, profondo e denso.Profumi che si estendono moderatamente tostati con spezie morbide e dolci, in un tocco di legna arsa che diventa anche liquirizia e anice stellata, l’alcol scalda il frutto con lampone e amarena ed una rosa di macchia, mista a ricordi di visciole selvatiche.
Grande l’impatto gustativo per la forza succosa e polposa soffice unite ad una trama tannica ben tessuta finemente, ma con un vigore difficilmente neutralizzabile, infatti quando le sensazioni mature sembrano pronte ad abbandonare il palato emerge un ritorno consistente incisivo e continuo del tannino maturo, vivo e avvolgente, in un elegante sviluppo finale.
Un Barolo Luciani con un carattere straordinariamente ampio, fine, che si svela con progressione travolgente. Spettacolare.
Barolo Bricco “Riünd” Riserva. Annata 2004 Gr.14.5
Nelle Menzioni Geografiche Aggiuntive del 2009 aveva preso il nome di Bricco Rocca, ma in passato si chiamava Ballarin il nome dell’omonima Cascina.
Questa vigna del 1947 è posta a quasi 300 metri di altitudine, questa collina circolare, appunto “Riünd” così denominato da Giuseppe Grasso, è in una splendida esposizione dell’Annunziata di La Morra.
La Vinificazione avviene con fermentazione più duratura rispetto agli altri Barolo, fino ad 1 mese, con frequenti rimontaggi quotidiani, con una macerazione che permette una maggiore estrazione di profumi. Affinamento in legno in botti di medie dimensioni per 4 anni, ben oltre i 24 mesi del disciplinare, con ulteriore stoccaggio in bottiglia per circa 6 mesi.
Il vino:
Il colore è di un bel granato con riflesso aranciato.I profumi si aprono su toni molto speziati e lieve tostatura che si fonde in legna arsa.
Il frutto rimane più in sottofondo ed il tocco floreale ricorda la rosa canina e violette appassite.Al palato arriva un frutto dolcissimo con ricordi di canditi e zucchero caramellato, con la parte speziata dolce e calda.
La parte tannica è finissima, minuta e crea un bel sostegno gustativo che da continuità ed eleganza, sapidità e mineralità.Un Barolo Riünd eccezionale e godibile, senza eccessi ed esuberi, perfettamente in equilibrio. Ottimo
Barolo Docg Annunziata. Annata 2019 – Gr. 14
Zona di grande prestigio, classificata di prima categoria da Renato Ratti.
Tra i filari in stagione, se si è fortunati si può trovare un fiore molto raro, “l’Anemone di Coronaria rossa” il simbolo di questa terra, di questi vigneti, in una fantastica Menzione Geografica Aggiuntiva.
Vinificazione: pigiatura e diraspatura, con fermentazione alcolica in vasche di acciaio, con macerazione di 30 giorni. Affinamento in legno grande di tipologia francese, segue acciaio per la stabilizzazione.
È la vigna più piccola dell’azienda, si trova vicino alla rinomata menzione del Gattera. La sua prima produzione è del 2000 si è protratta fino al 2009, poi, con il nuovo reimpianto, la nuova annata è questa del 2019 ora in degustazione.
Il vino:
Dal colore rosso rubino con riflesso granato. Ottima spezia viva e piccante in cui si fondono ricordi di camino che prefigura un goudron di valenza, queste le mie prime impressioni all’olfatto, alle quali si aggiungono note floreali e solo in sottofondo un frutto maturo, che dà carattere ad altri effetti dolci, con accenni di liquirizia e pepe nero.
L’esordio al palato con un temperamento speziato e sapido, contornato da una trama tannica seppur fine mostra una certa esuberanza ben evidente e rigogliosa.
Il Barolo dell’Annunziata 2019 certamente di struttura e stoffa, molto elegante in un lieve eccesso tostato, ma che si esaurirà con qualche anno ancora di invecchiamento. Spettacolare.
Langhe Nebbiolo Doc. Annata 2018 – Gr.14
È stato sempre detto che è il fratello minore del Barolo, ma in realtà è il padre di tutti i grandi rossi piemontesi che trova in queste colline il suo habitat naturale. (Loris Grasso)
Vigneto di 3 ettari ubicati tra Roddino e La Morra, zona Annunziata.
Vinificazione in botti di acciaio, con macerazione di 20 giorni, affinamento in botte grande da 15 o 30 ettolitri per 2 anni e stabilizzazione in bottiglia, per una produzione di circa 20 mila bottiglie.
Il vino:
La sua veste si colora di un rosso rubino intenso, con riflesso granato. Al naso note fruttate di marasca e pesca-noce e piccole bacche di mirtilli, inoltre fiori di viola mammola, giaggioli e rose appassite.
Sensazioni uniche che rispecchiano il suo microclima e il terreno di elezione.Al palato l’impronta è esplosiva, calda, sorretto da un tannino ancora ben presente, ben integrato alla massa.
Al retrogusto si percepiscono e si esaltano fragranti note di frutti di sottobosco, piacevoli e intriganti. Vino rustico e invitante, sicuramente da riprovare.
Langhe Bianco. Annata 2020 – Gr. 13
Giuseppe Grasso, dopo l’esperienza in varie cantine e degustazioni nella Valle del Rodano, rimase così entusiasta che acquistò 8 mila barbatelle di Viognier.
Dopo alcuni anni esce con il suo Langhe Bianco 100% Viognier in purezza. I vigneti sono ubicati in La Morra e in parte a Roddino per un totale di 2 ettari e mezzo. Un vitigno come pochi, adatto a tutti i tipi di terreno. La sua prima produzione è quella del 2019.
L’origine del vitigno si pensa possa provenire dalle vigne selvatiche nella regione del Rodano, dove qui ha trovato il suo habitat migliore.
Secondo una leggenda il vitigno è di origine dalmata e introdotto in Francia dall’imperatore romano Marco Aurelio Probo. L’etimologia del nome deriva dal celtico Vidu che significa bosco, lo stesso nome da cui deriva il toponimo savoiardo Vions, diventato in seguito Vione nel 1365.
Vinificazione: macerazione a freddo 6/8 gradi per 20 giorni sulle bucce, segue pressatura e fermentazione. Un anno sulle fecce fini con bâtonnage in acciaio. Con una produzione di circa 10 mila bottiglie.
Il vino:
Impressiona già la sua veste, dal colore giallo paglierino con leggeri bagliori dorati. L’olfatto è un mosaico di sensazioni fruttate, dal mango, albicocca e mandarino, fiori di violetta e muschio e leggero tabacco, in sottofondo note di salvia, rosmarino e una sfumatura di miele di acacia e fiori di campo. Un olfatto davvero intrigante.
Al sorso entra pulito, freschezza e sapidità, con scie di agrumi e pesca gialla a completare una persistenza lunga e molto piacevole al palato. Un ottimo vino che con la sua complessità gusto-olfattivo ci lascia una espressione elegante ed appagante con note citrine in finale di chiusura.
È stata una bella e gradita sorpresa, Giuseppe ha vinto la sua scommessa a credere sul vitigno Viognier in terra di Langa, ci ha sempre creduto e oggi ne è una prova tangibile. Grazie
Le degustazioni con Giuseppe sono state affascinanti, narrare la loro storia e il piacere per le sue coinvolgenti caratteristiche tipiche del Nebbiolo, per una esperienza sensoriale indimenticabile, intriganti ed uniche.
Cosa rende così speciale questo vitigno? Le sue doti di alta qualità enologiche, la sua leggenda appassionante che si annoda con l’evoluzione della cultura vinicola piemontese.
Ringrazio la famiglia Grasso per l’ospitalità. Sono grato di aver potuto degustare e analizzare con loro il fascino del Barolo e la grandezza di questo vino, che sono propri di qualunque grande prodotto che si rapporti con la terra di elezione, attraverso il richiamo al valore dell’identità e alla sua tipicità. Si percepisce l’attaccamento della famiglia alle proprie radici: sono la loro storia e il loro futuro.
Sergio Garreffa
sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS
Sommelier dal 1982 Professionista degustatore
e-mail sgbarolo@gmail.com
Cell. 347 5812919
Azienda Agricola Grasso Giuseppe e figli. Cascina Monastero.
Cascina Luciani, 112/a – Frazione Annunziata
12064 La Morra (CN) – Italia
Tel. + 39 0173 509245
info@cascinadelmonastero.it
www.cascinadelmonastero.it