BAROLO FOSSATI, BRUNATE E CASE NERE, I CRU STORICI DI ENZO BOGLIETTI. Dalla Tradizione all’Innovazione fin dall’Etichetta

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Il motto dell’Azienda Agricola Enzo Boglietti: “L’essenza del Territorio”       

di Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

La grandezza del “Barolo” è stata in realtà un freno alla sua diffusione. Un tempo il vino veniva regalato, piuttosto che consumato o venduto. Poi, grazie alla Docg e a una generazione di nuovi produttori, ha ottenuto il successo e le ambizioni che merita. Un vino dal cuore antico con un futuro nel panorama vinicolo internazionale.

Ho scritto la storia di questa famiglia pensando a ciascuno di voi e al legame con questo splendido universo che chiamiamo “Nebbiolo”.

L’azienda agricola di Enzo Boglietti è a conduzione familiare. Le sue uve sono prodotte esclusivamente nei circa ventidue ettari di terreno di proprietà, situati nei comuni di Barolo, Monforte, Roddino, Serralunga e Sinio.

Dopo aver abbandonato la policoltura e l’allevamento zootecnico, Enzo decide di dedicarsi completamente alla vigna e di produrre vini di altissimo livello qualitativo. Oggi lo fa insieme ai figli Linda – laureata in matematica e Food Wine – e Matteo, che è enologo.

Nel 1991, per la prima volta, vinificano i primi tre ettari di proprietà ereditati dal nonno paterno Matteo Boglietti, classe 1899, con delle porzioni nelle zone di Boiolo, Brunate, Bricco del Dente e Roscaleto, tutte a La Morra. Altri appezzamenti arrivano invece dalla famiglia del nonno materno Giovanni Montanaro – nato nel 1900 – che possedeva la cascina Fossati, sempre a La Morra.

Prima del 1991 le uve venivano cedute a terzi insieme a latte e carne. L’azienda, infatti, non era ancora organizzata e soltanto una parte dell’uva veniva vinificata, ma per bisogno familiare.

La cantina di affinamento con le barriques in rovere francese e le botti grandi sullo sfondo

In seguito, l’azienda decide di vinificare in proprio: una scelta importante, che cambia l’evolversi della produzione. L’idea nasce in seguito alla crisi europea del latte del 1990, quando il latte proveniente dalla Germania aveva un prezzo decisamente inferiore, contro il quale non si poteva competere.

Così, grazie ai consigli offerti dagli amici viticoltori della zona – tra questi Roberto Voerzio, Alessandro Fantino, Andrea Oberto ed Eraldo Viberti – inizia l’avventura della famiglia Boglietti nel mondo del vino. Anche Bartolo Mascarello li incoraggia a proseguire in questa nuova e affascinante attività.

Il padre, Renato Boglietti – un grande lavoratore, soprattutto in vigna – è stato per venticinque anni il loro timone.

Riservatezza e descrizione – due doti piemontesi – sono le parole giuste per descrivere la cantina Boglietti, un’azienda che è riuscita a rinnovarsi senza tanti clamori e che oggi sorprende per la modernità dell’organizzazione e dei prodotti, capace allo stesso tempo di conservare lo spirito bel buon tempo andato.

Gianni (sx) e Enzo Boglietti (dx) durate una recente vendemmia – particolare di foto dal sito Enzo Boglietti

Negli anni la cantina si trasforma: arrivano apparecchiature all’avanguardia, nuove botti provenienti dalla Slavonia e vasche in acciaio. La comunicazione e la creazione delle nuove etichette vengono affidate alla cugina architetto Ivana Boglietti. Etichette di grande impatto che attraggono e identificano subito l’azienda.

Nel 1993 inizia la produzione di tre nuovi vini: il Barolo Case Nere, il Langhe Buio e il Barbera d’Alba.

Nel 1996, poi, entra in cantina il fratello di Enzo, Gianni, che collabora alla gestione e alla sottoscrizione della nuova società. Si produce il Barolo Fossati e il Dolcetto d’Alba Tiglineri con la consulenza di Sergio Molino, che ancora oggi è l’enologo dell’azienda.

Il sommelier Sergio Garreffa con Linda, figlia di Enzo Boglietti

Il Vitigno

Il Nebbiolo, da cui si ricava il Barolo, è il vitigno a bacca nera più aristocratico d’Italia ed è difficile da interpretare, ad iniziare dal suo nome: Nebiolo o Nebbiolo?

Il dubbio è stato sciolto nel 1962 da Giovanni Dalmasso, componente dell’Ampelografia Nazionale – scienza che studia le varietà della vite – nel volume “Principali vitigni da vino coltivati in Italia”, edito dal Ministero dell’Agricoltura. Si optò per la doppia b per sottolineare il riferimento alla nebbia che avvolge la vigna in autunno e alla pruina che, proprio come la nebbia, ricopre gli acini.

Fra le tante varietà coltivate nelle Langhe, quella del Nebbiolo ha il ciclo vegetativo più lungo, è la prima a germogliare e l’ultima a lasciar cadere le foglie.

Ha due prerogative importanti: da un lato espone il vitigno alle avversità atmosferiche durante tutto l’anno, dalle gelate primaverili alle piogge autunnali, dall’altro lato però la lenta maturazione delle sue uve garantisce una personalità più complessa al prodotto finale.

Le vasche di cemento, per ottenere vini più fruttati e floreali

Che si tratti di una varietà autoctona piemontese – con una lunga storia alle spalle – è fuori discussione. Gli atti pubblicati nei Documenti sulla storia del Piemonte dimostrano che verso il 1268 era coltivata a Rivoli, vicino a Torino. Nel “Ruralium Commodorum”, il bolognese Pier de Crescenzi definiva nel 1300 l’uva Nubiola “meravigliosamente vinosa e fa un vino ottimo e potente”.

La coltivazione del Nebbiolo è documentata dagli statuti conservati a La Morra che lo indicano già nel 1512 come un vitigno da proteggere. Ma ottant’anni prima – nel 1431 – il Nebiolium era comparso in un allegato scritto dal notaio Odonino de Bancho che riguardava le malattie della vite.

Il Nebbiolo è dunque l’autobiografia in bottiglia della Langa.

L’azienda si prefigge di produrre vini riconoscibili, che siano interpreti del vitigno e della zona di provenienza.

La famiglia Boglietti ha ottenuto nel 2017 la certificazione biologica per tutte le uve, dopo i tre anni canonici utili alla conversione. Da alcuni anni Gianni Boglietti è uscito dalla società, pur mantenendo alcune vigne.

I vigneti oggi sono inerbiti, concimati organicamente e non vengono diserbati chimicamente. Per la vigna, l’azienda sposa i principi della lotta integrata e di una gestione agronomica con il solo utilizzo di prodotti biologici per la difesa fitosanitaria.

La vita di un Barolo varia dai dieci ai quarant’anni, e il modo di conservare la bottiglia (bassa temperatura, assenza di luce e vibrazioni, che incidono molto sul mantenimento qualitativo) così come le sue caratteristiche si sviluppano col passare del tempo: la moderata acidità conferisce al colore rosso rubino i riflessi granati, aranciati, la fragranza iniziale si trasforma in fruttato, i profumi si intensificano e diventano eterei, il tannino – insieme alla glicerina – concede sensazioni di vellutato, l’alcol contribuisce al calore e alla forza. Su tutto c’è un equilibrio che permette al vino una vita lunga e, soprattutto, un continuo affinarsi. Ne esce un prodotto insuperabile, che sa farsi apprezzare e amare.

Le Degustazioni

Barolo Docg Fossati 2017 – Gr. 14.5

“Fossati” è una ottima zona per la coltivazione del Nebbiolo, con una estensione di 30 giornate piemontesi (quasi 12 giornate, con terreno (franco limoso argilloso, povero di sostanza organica, vigna composta da 30% viti di sessant’anni e 70% viti di quindici anni) ma da lunghe tradizioni si produce delle Barbere di estrema eleganza, come vuole la tessitura del suolo, i vini tendono a baroleggiare. Le Mga (Menzioni Geografiche Aggiuntive) più vicine sono la Serra e Cá Nere.

La vinificazione con 20 giorni a temperatura controllata, con follature e rimontaggi giornalieri, e 60 giorni ulteriori di macerazione post-fermentativa sulle bucce, affinamento 12 mesi in barrique, 40% nuove, 12 mesi in botte ed ulteriori 8 mesi nel cemento.

Il segreto è nei suoi polifenoli, tannini e gli antociani che caratterizzano il suo colore, il sapore e in parte i suoi profumi, per questo lo fanno grande e diverso.

 Il vino

In una veste di bella intensità, rubino con lampi di un granato scuro. I suoi profumi spaziano dal dolce tostato, i fiori si manifestano e si sviluppano lentamente, con cenni di rosa di macchia e viola, con un frutto fragrante e di buona maturità, con richiami di ginepro e note tartufati.

In bocca arriva subito una esplosione balsamica, che evolve in note di liquirizia e anice stellata. Un palato con una dolcezza immediata carica di un frutto succoso e concentrato, con note calde e morbide, ben sostenute da una tannicità fitta, agile e minuta, che contribuisce alla morbidezza.

Un vino intrepido e audace, che saprà migliorarsi nei prossimi 8 anni. Fantastico.

Barolo Arione Docg 2015. Barolo Boiolo Docg 2016. Barolo Fossati Docg 2017 della Cantina Enzo Boglietti

Barolo Docg Boiolo 2016 – Gr. 14.5

 La Menzione Boiolo in “La Morra” è circondata da alcuni delle Mga più importanti, quali Cerequio, Brunate e Rocche dell’Annunziata. Con vigneti di Nebbiolo impiantati nel 2002. L’affinamento dura 24 mesi ed avviene in barrique prevalentemente di secondo passaggio (solo il 30% nuove), al fine di non risultare troppo invadente ed esprimere tutta la sua eccellenza della materia prima.

Il vino

Ha un colore rosso rubino di buona profondità con riflesso granato.

I profumi si fondano su note fruttate piuttosto mature, con frutti di bosco, prugna e marasca e meno incisive le spezie e note di legno, con espressione floreale che rimanda alla rosa e iris con leggero timbro evolutivo.

Al palato un frutto integro, marcato da lieve astringenza, dovuta ad una tannicità vigorosa, si ma ben amalgamata alla massa.

Un vino con carattere generoso e pieno di vita, è in queste condizioni che si verifica un grande Barolo, quello di dare improvvise emozioni.

Barolo Arione Docg 2015 – Gr. 14.5

Siamo nel comune di Serralunga d’Alba, la loro prima etichetta “Arione” -importante Mga storica – è del 2003 nasce in una delle posizioni in assoluto più luminose della zona, qui troviamo i vigneti valorizzati da Bruno Giacosa, dagli anni ’60 da Gigi Rosso che ha venduto – nel 2015 – le proprie vigne alla cantina di Giacomo Conterno di Monforte.

Vinificazione, 20 giorni a temperatura controllata con follature e rimontaggi giornalieri, affinamento 12 mesi in barrique, 40% nuove, in botte i 16 mesi successivi.

Il vino:

Colore granato non troppo scuro con riflesso aranciato.

Si avvertono nitide le note di camino, legna arsa e catrame vegetale, vino classico con note di spezie morbide e un frutto tra il lampone e ciliegia sotto spirito.

Al sorso c’è subito una astringenza, dovuta ad una tannicità pronunciata, tanto è vigorosa ed energica, che ci porta a sensazioni di tabacco e spezie piccanti. La lieve astringenza dei tannini è addolcita da un ritorno fruttato dolce e succoso, che amplia lo spessore e la lunga persistenza. Superbo.

Barolo Brunate Docg 2011. Barolo Case Nere Docg 2013 della cantina Enzo Boglietti

Barolo Case Nere Docg 2013 – Gr.14

Zona conosciuta “ballerina” di Langa per via di molti smottamenti del terreno, “Case Nere” per i resti di vecchie abitazioni distrutte molto tempo fa da un grande incendio. La Menzione Cá Nere, confina con Cerequio, Fossati e la Serra.

Vinificazione di 18 giorni, con due follature giornaliere. Affinamento, 12 mesi in barrique 50% nuove e 50% secondo passaggio, 12 mesi in botte grande, 10 mesi in acciaio e 6 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

Il vino

Di un bel colore rosso rubino con riflesso granato, di media intensità. I profumi si aprono su toni molto speziati e con lieve tostatura che si fonde alla parte legnosa arsa del camino, il frutto rimane più in sottofondo ed il tocco floreale mi ricorda la rosa canina e fiori di viola e iris appassiti.

Il gusto arriva dolcissimo con ricordi di candidi e zucchero caramellato e la parte speziata calda. Il tannino è fine e crea un bel sostegno gustativo con eleganza e sapidità, che mantiene una lunga persistenza agli aromi. Godibile.

Barolo Brunate Docg 2011 – Gr. 14.5

Il “Brunate” è un vigneto del comune di La Morra che condivide con quello di Barolo. Il nome originario e usato dalla gente di La Morra e di Barolo è “Brinate” una citazione antica dal catasto presso l’archivio comunale di La Morra che risale al XV secolo e riporta la dicitura “Brinatam” solo in questa epoca prende la citazione di Brunate.

Vinificazione, 28 giorni a temperatura controllata e 2 follature giornaliere, 24 mesi in botte grande, 10 mesi in cemento e i successivi 6 mesi in bottiglia prima di essere messo in commercio.

 Il vino

Dal un colore rosso rubino con tonalità granato cupo.Al naso si percepisce un frutto fragrante e dolce e ben maturo, con note candite e caramello in sottofondo, le spezie delicatamente dolci e morbide che accarezzano le narici.

Succoso il gusto del frutto, dalla ciliegia, al ribes e al lampone, i tannini fini e maturi con trama fitta, ma anche delicata. Un Barolo senza eccessi, che mostra vigore della zona del Brunate, che sa dimostrare immediatezza e longevità. Eccezionale.

Barolo Riserva Docg 2005 di Enzo Boglietti

Barolo Docg Riserva 2005 – Gr.14.5

Con vendemmia tardiva di 15/20 giorni dopo rispetto alla vendemmia classica. Con un bland dei vigneti di Brunate, Case Nere e Fossati.

Vinificazione con 28 giorni a temperatura controllata, con due follature giornaliere. Affinamento di 45 mesi, di cui 15 mesi in barrique, più 30 mesi in legno grande e ulteriori 8 mesi in bottiglia. Cloni: Cvt 71 Cvt 423 e il Cn 142 – Vigoria, alta qualità ed idoneità all’invecchiamento.

Il vino

Colore granato intenso, con leggero e luminoso tocco aranciato.Profumi di grande spessore, con frutti estremamente mature e polpose, concentrate, le spezie dolci e fini, così come le note tostate alleggerite da un ricordo floreale.

Intenso e consistente il gusto fruttato dolce e la speziatura morbida, una trama tannica di finissima fattura e rende il vino carezzevole.

Vino di grande eleganza e perfetta armonia, l’ampia complessità aromatica e la lunga persistenza è il risultato di una trasformazione di grandi uve. Una sorta di monumento al Barolo.

Dolcetto d’Alba Doc Tiglineri 2019 – Gr.14

Il Dolcetto Doc dal 1974 deve il suo nome alla dolcezza dell’uva matura, secondo un’altra teoria al termine “Dosset” cioè una collina non particolarmente alta.

Vinificazione di 10 giorni a temperatura controllata con rimontaggi giornalieri. Affinamento di 6 mesi in rovere francese, 3 mesi in cemento e 3 mesi in bottiglia.

Il vino

Rosso rubino intenso con screzi purpurei. Profumi di frutta matura, ciliegia, marasca e fiori di violetta e iris.

Palato profondo e piacevole, con ricordi nel finale di visciola, rosa canina ed erbe aromatiche, in un tannino fine e avvolgente. 

Langhe Buio Doc 2019. Barbera d’Alba Roscaleto Doc 2018. Dolcetto d’Alba Doc Tiglineri 2019 della cantina Boglietti

Langhe Doc “Buio” 2019 – Gr. 14.5

 Con una percentuale di Nebbiolo all’80% e il 20% di Barbera. 18 mesi in barrique di cui 40% nuove, 30% secondo passaggio e un ulteriore 30% di terzo passaggio, 4 mesi in acciaio e 2 mesi in bottiglia.

Il vino

Da un rubino granato con riflesso aranciato, si percepiscono all’olfatto ricche sfumature, dalla ciliegia e susina alle fragoline e mirtilli di sottobosco, con una nota di spezie dolci dovute al fine rovere.

Un palato è elegante, con un tannino completamente inserito nel suo equilibrio, piacevole e intrigante. Chiude con una lunga persistenza.

Barbera d’Alba 2018 “Roscaleto” – Gr. 14.5

 2 settimane a temperatura controllata con rimontaggi e follature. 18 mesi in barrique e tonneaux, 50 % nuove, 4 mesi in acciaio e i successivi 2 mesi in bottiglia. 

Nel 1798 nell’elenco dei “Vitigni piemontesi” redatto dal conte Nuvolone della società Agraria di Torino entra a pieno diritto la Barbera.

“La Barbera” al femminile, come scriveva Giorgio Gallesio autore tra il 1817 e il 1839 della Pomona Italiana –Trattato degli alberi fruttiferi la definisce “Vitis Vinifera Montisferratensis” vino denso, generoso e duraturo.

Oggi la Barbera contende al Sangiovese la palma del vitigno a bacca nera più coltivato in Italia con oltre 50 mila ettari vitati.

E’ il ben noto vino dell’Albese…

“Possente sorseggiare Barbera che le sue spume subito acquieta e nel cristal si addensa profondo” (Pastonchi).

Il vino

 La sua veste è di un rosso rubino intenso con riflessi violacei. Molto gradevole all’olfatto con note di prugna matura, amarena, more e ribes, in sottofondo viola, lillà e mirtilli neri e leggeri accenni di speziatura dolce.

Il sorso è gradevole, con tannini integrati ed eleganti, fini, con una piacevole sapidità e freschezza, chiude in una persistenza lunga e vibrante, con sbuffi fruttati. La sua identità è la sua forza.

Ringrazio di vero cuore la famiglia Boglietti per avermi dato la possibilità di conoscerli da vicino e di assaporare i loro vini, di grande finezza, e scoprire nei dettagli storia e avventura, la loro fonte di passione per il Nebbiolo e l’alta qualità espressa.

“Dall’essenza del territorio”

Sergio Garreffa
(sommelier professionista AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS
Cellulare 347/5812919 sgbarolo@gmail.com)


Azienda Agricola Enzo Boglietti.
Via Fontane 18/A La Morra (CN)
Tel. 0173 50330. Fax 0173 500606
Info@enzoboglietti.com
www.enzoboglietti.com

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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