LUCAS CRANACH IL VECCHIO. Il Pittore di Corte degli Asburgo che aderì alla Riforma
Nell’immagine di copertina particolari del ritratto di Rubens di Cranach il Vecchio e della sua opera Le Vecchie
di Roberta Purgatori
restauratrice d’arte
Lucas Cranach il Vecchio fu il Grande Maestro dell’arte all’inizio del ‘500 e fu il primo interprete dell’arte nuova della religione , post Riforma di Martin Lutero, per il Sacro Romano Impero.
Cranach divenne pittore della casata d’Asburgo nel 1505 e dopo aver celebrato Carlo V, continuò a celebrare quella del suo successore, Fernando II, Principe Elettore, a capo del Sacro Romano Impero.
Cranach Pittore della Casata d’Asburgo
Il titolo è importante per capire poi il ruolo dell’Artista Lucas Cranach il Vecchio in un periodo storico innovativo, per la vita della Chiesa e del suo ruolo in Europa.
Carlo V fu Imperatore del Sacro Romano Impero Germanico e arciduca d’Austria dal 1519, re di Spagna (Castiglia e Aragona) dal 1516, e principe sovrano dei Paesi Bassi come duca di Borgogna dal 1506. Carlo V abdicò nel 1556 e divise l’impero asburgico tra suo figlio Filippo II di Spagna (che ottenne Spagna, Paesi Bassi, Napoli, Sicilia e Sardegna, oltre alle colonie americane) e suo fratello Ferdinando I d’Austria (che ricevette Austria, Croazia, Boemia, Ungheria e il titolo di imperatore).
Il Ducato di Milano e i Paesi Bassi furono lasciati in un’unione personale al re di Spagna, ma continuarono a far parte del Sacro Romano Impero. Moriva nel 1558.
Cranach il Vecchio, è scritto, morì nel 1533 e questa informazione, vedremo, non è corretta se non altro perché continuò a lavorare e creare opere per Ferdinando II dal 1556.
La storia delle date di questa Famiglia di Imperatori va rivista alla luce dei documenti artistici prodotti da Cranach ma questo è un argomento nel quale entreremo successivamente.
Come accennato nel testo che raccoglieva le incisioni di Cranach (Fig.1) dedicate alla vita del Principe Elettore ed alla sua storia, studiai alcune tavole e, tra queste una interessantissima, dedicata al tema della “Caccia al Cervo” (fig.2).
Il testo, diventa una testimonianza della committenza dell’artista che non lasciò la Corte degli Asburgo anche quando Carlo V abdicò.
La Tavola rivela il luogo in cui si svolsero le scene di caccia ed in alto era scritto Anversa.
Questa incisione, diventa così, documento storico dell’avvenuta entrata di Ferdinando II ad Anversa
Questo ci confermava la datazione del dipinto anche per i due stemmi araldici dedicati all’Editore o meglio Ferdinando II – Re del Sacro Romano Impero ed allo stemma della Sassonia (Ferdinando non poteva avere lo stemma araldico dell’Elettore prima del 1556 e cioè alla data di abdicazione del fratello Carlo V a suo favore).
Dunque, a quella data Cranach era certamente ancora vivo.
Ecco un ritratto di Lucas Cranach datato 1550 e nel quale in alto a destra, è scritto che aveva 77 anni in cifre romane (Fig.3)
Il famoso ritratto di Cranach il Vecchio era stato dipinto da Rubens come omaggio, per Re Fernande Seconde. In questo dipinto del 1550 nel quale Rubens riconosce in Cranach il Re dell’Arte, ci informa che lui lo considerava il suo Maestro.
Questo ci consente di acquisire un ulteriore dato riguardo alla vita del nostro grande Maestro Lucas Cranach il Vecchio. Si firmava così per distinguersi dal figlio Lucas Cranach. Questo ultimo si firmò anche Lucas Cranach il Giovane.
Per comprendere meglio le scelte dell’Artista Lucas Cranach il Vecchio, “leggeremo” in seguito le sue opere o meglio, analizzeremo ciò che è scritto tridimensionalmente sulla superficie pittorica o tra le linee di incisione.
La natura, le città, nei dipinti, appaiono, insieme agli Imperatori, in scene di vita quotidiana, che celebrano con la caccia, simbolicamente, la forza del Re, vittorioso.+ Nelle scene la natura e gli animali sono ben definiti.
L’Adesione di Cranach il Vecchio alal Riforma
Ma vi è un tema fondamentale che riguarda Cranach Le Vecchie, che riguarda la sua adesione alla Riforma Artistica Riformista e Protestante.
Il 31 Ottobre del 1517, si celebrò la Riforma cattolico-luterana attraverso il Monaco agostiniano Martin Lutero, contro la corruzione. Attraverso la vita degli artisti dell’epoca, è possibile capire come la fede, fosse lontana dal clero, dalla Chiesa.
E’ sufficiente “leggere” le opere di Cranach per i Paesi Bassi e le opere di Tiziano, di Leonardo, di Raffaello, di Michelangelo e successivamente, di Caravaggio in l’Italia.
Nella patria della Chiesa cattolica sembra vigessero ignoranza, abusi, violenze soprusi, una visione della sessualità consumata, senza morale e confini. Il peccato, nelle vite alternanti, tra perdizione e formali celebrazioni, sarebbe stato il perno sul quale vivevano i clericali, con i nobili, i potenti e la vita mondana non aveva orari nelle loro giornate.
Il Papa era padrone e anche padre di una spiritualità difficile da proteggere e trovare.
Il Frate domenicano Savonarola, nel 1497, già aveva tentato nella Firenze dé Medici, di affrontare la problematica che affliggeva la fede cattolica. Sembrava spingersi a scelte di iconoclastia, pur di rendere più sobrie e accrescere la spiritualità i luoghi di culto le case dei fedeli, invocando riforme di costumi e a penitenza, accusando la Roma papale dei Borgia.
Tutta Firenze parve condividere l’ardore dei seguaci fedeli del Savonarola, che con i celebri bruciamenti di vanità volevano distruggere tutto ciò che fosse espressione di mondanità.
Eppure, la Chiesa, i potenti della Chiesa, si autocelebravano ovunque in Europa grazie alla produzione artistica dei più grandi artisti di tutti i tempi, le immagini sovrastavano il popolo, l’umanità ignorante e povera, dominando altari e cappelle quando anche il “cielo” delle chiese.
Soffitti decorati con scene che sovrastavano e schiacciavano i pensieri dei fedeli verso un unico pensiero cattolico, mentre le architetture tendevano sempre più verso l’alto per esaltarne la spiritualità.
Quelle immagini sembravano utili per poter istruire e trattenere l’umanità, nella condizione in cui si trovava senza avere ambizioni di crescita umanistica o spirituale. L’immagine trasmetteva la storia della religione attraverso rappresentazioni che suscitassero idolatria o ammonimento nel senso del peccato.
La Nascita del Rinascimento, Culladella Religione della Chiesa Cattolica
Con Giulio II e Leone X iniziò una evoluzione artistica chiamata Rinascimento la culla della celebrazione più opulenta nella religione della Chiesa Cattolica. Lutero non era così radicalista, predicava di non adorare immagini sacre come nelle parole di Mosè, ma di adottare le immagini come fonte di dottrina di formazione e di elevazione della spiritualità.
La religione cattolica e la rappresentazione religiosa, in Germania dunque, non venne distrutta ma educata al nuovo insegnamento.
“Le immagini non sono né buone né cattive, ma si deve lasciare alla gente la libertà di averne o non averne, purché sia cacciata la falsa credenza secondo cui, realizzando immagini, rendiamo servizio a Dio e gli facciamo piacere… (da una predica del riformatore datata 12 marzo 1522).
Sotto l’influenza di questa nuova dottrina Lucas Cranach il Vecchio, produsse opere che potessero celebrare questo nuovo pensiero di devozione e non di idolatria, portando i fedeli alla meditazione, per accrescere la loro conoscenza della religione e la spiritualità nella storia della vita di Cristo.
Tra questi dipinti, “Dannazione e Salvezza” (Fig.4), univa il principio della redenzione e della condanna dei peccati degli stili di vita, che non rispecchiavano più, la sacralità della religione degli insegnamenti cattolici e creava un dialogo teologico nella rappresentazione scenica dei personaggi che si muovevano nelle sue opere.
“Leggendo” il dipinto possiamo innanzitutto apprezzare le due “sfere” dalle quali appare Cristo. Un occhio, un sole
Nella prima da sinistra Cristo tra le nuvole osserva quanto accade sulla terra ed è lontano dall’uomo, quasi in procinto di sparire.
La prima scena riguarda la “Cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre” dietro la scena principale Adamo ed Eva osservano come proiettati nel passato, la scena che deriva dal loro peccato.
L’uomo nudo, vedremo poi, nella “lettura” delle scritte tridimensionali celate che ho rilevato, impersona il Re Carlo V, redento, al quale il dipinto è dedicato e che lo ha commissionato.
Roberta Purgatori
Restauratrice di Dipinti antichi dal 1991
Iscritta all’Albo del Tribunale di Roma dal 2015