MONCHIERO IL BAROLO DELLE ROCCHE DI CASTIGLIONE. E il Montanello della Tradizione.
Il Motto della famiglia Monchiero
la Terra non rende ricchi, ma saggi
di Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Siamo a Castiglione Falletto, la cantina f/li Monchiero è a conduzione familiare, radicata da tempo al territorio delle Langhe. Siamo nel cuore della zona di produzione del Barolo.
La storia di Vittorio Monchiero, padre di quattro figli, è legata all’attività agricola. Una lunga avventura, affrontata con coraggio e attaccamento alle origini: infatti non segue i fratelli, che avevano trovato fortuna negli Stati Uniti aprendo un canale commerciale per l’esportazione dei vini.
Nel 1954 i fratelli Remo e Maggiorino, figli di Vittorio, con poco più di un ettaro in località Roere di Santa Maria, abbandonano l’allevamento di bestiame e la coltivazione di frutta dedicandosi alla viticoltura a tempo pieno, per specializzarsi nella coltura della vite. Negli anni ’60 intraprendono l’attività di vinificazione e nel 1971 arriva la prima produzione di Barolo.
Una lunga tradizione, prima come mezzadri a La Morra, facendo lavori per il vicinato di ogni tipo – per esempio aggiustando il tetto di una cascina – e in cambio ricevettero tre ettari di vigneto. Proprio da quei vigneti è iniziata, con fatica, ma con lungimiranza, la loro affascinante storia, in un territorio vocato al Nebbiolo, inizialmente inconsapevoli della grandezza di quel gesto e del loro effettivo valore.
In una terra difficile per l’agricoltura, il poco più che ventenne Vittorio, che porta lo stesso nome del nonno, nel 1982, quando intanto era stata avviata la prima linea di imbottigliamento, inizia a collaborare con l’azienda di famiglia, soprattutto dopo aver terminato la Scuola Enologica di Alba nel 1986.
Nel 1989, con la scomparsa del padre Maggiorino, decide di proseguire le orme del papà e dello zio: piano piano riesce a dare una nuova fisionomia alla sua vita, al territorio e al suo vino.
Negli anni ’90 prende le redini dell’azienda, reimpianta le vigne, seguendo le migliori tecniche di innesto, livella i terreni per adattarli ai moderni mezzi agricoli.
Con la moglie Daniela (originaria di Treiso, suo padre Franco lavorava come “Masacrin” cioè l’addetto a macellare per le famiglie delle Langhe, possedeva vigneti e noccioleti per un ettaro e mezzo, oggi sono adibiti tutti a vigneto) inizia a partecipare alle prime fiere per trovare nuovi sbocchi di mercato in Europa e all’estero.
Oggi gestisce una cantina moderna, attrezzata e all’avanguardia, dove si fonde anche l’innovazione. Con l’acquisto nel 1999 del Montanello, un ottimo “Cru” cioè una Mga (Menzione Geografica Aggiuntiva) è l’unico a possedere questo singolare e interessante vigneto.
Oggi siamo alla quarta generazione: nel 2017 entra in azienda il figlio maggiore Luca, indirizzato alla scuola di pasticceria, la sua passione. Tuttavia, la tradizione è nel suo Dna e lo porta immancabilmente in vigna, mentre il fratello Stefano ha appena ultimato la scuola di agraria.
Oggi le vigne della cantina Monchiero si estendono per dodici ettari, circa 30 Giornate piemontesi. Nove ettari vitati nel comune di Castiglione Falletto, il cuore dell’azienda, dove nasce la Mga Rocche, (simbolo della cantina) e nella zona de La Morra, dove risiedono i vigneti del Barolo Roere di Santa Maria. Gli altri ettari sono situati nel comune di Alba in frazione Scaparoni a Monticello nel Roero, con le vigne destinate alla produzione di Nebbiolo d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe Arneis e Moscato. Altri possedimenti sono situati nel comune di Verduno e Treiso. La parte del leone, ovviamente, appartiene al Nebbiolo da Barolo di cui si producono inpareggiabili etichette.
Cos’è la Giornata piemontese? (In dialetto Giornà)
Antica unità di misura di superfice in ambito agricolo viene utilizzata tutt’oggi in Piemonte, ossia 3.810 m2, un quadrato di circa 62 metri per lato 0,3810 ha, di conseguenza un ettaro equivale a circa 2,62 giornate per cui 12 ettari sono circa 30 giornate piemontesi.L’origine del nome deriva dalla quantità di terreno arabile mediamente da una coppia di buoi in una giornata.
I terreni differiscono per composizione, tessitura e granulometria: questo favorisce una variegata ampiezza espressiva. La differenza di esposizione solare e la caratteristica del terreno favoriscono una variegata espressione del vino. Nella zona di Scaparoni troviamo delle cave di gesso, mentre il suolo delle Langhe dove si produce Arneis è solitamente sabbioso. Quando il suolo è più gessoso le uve maturano prima, spesso conferendo al vino maggiore alcolicità.
Vitigno indecifrabile, vigoroso e stravagante
Fra tutte le varietà coltivate nelle Langhe quella del Nebbiolo ha infatti il ciclo vegetativo più lungo, è la prima vite a germogliare ed è l’ultima a lasciar cadere le foglie. Questa singolare prerogativa ha due conseguenze particolari: da un lato espone il vitigno alle avversità atmosferiche di quasi tutto l’anno, dalle gelate tardive di primavera alle piogge autunnali, dall’altro la lenta evoluzione delle sue uve garantiscono al vino una personalità più completa e matura, per questo le sue doti sono singolari e uniche, sia all’olfatto sia al palato. Il suo segreto? È nei suoi polifenoli.
Conosciamo più da vicino le quattro sottovarietà di Nebbiolo presenti nei vigneti dell’Albese…
Lampia, Michet, Rosè e Bolla
Il Lampia è attualmente il più coltivato, perché caratterizzato da buona produttività e resistenza, fatto molto importante alla peronospora, mentre è più sensibile agli attacchi di Oidio e Botritys.
Il Michet, cioè “Mica”, per la sua caratteristica forma del grappolo simile ad una pagnotta, ha tratto origine da una forma virosata del Lampia, è meno produttivo, ma resistente per via della sua spessa buccia, agli attacchi della muffa grigia, in passato era più utilizzato, anche se i nuovi cloni selezionati dal “Centro per il Miglioramento Genetico della Vite” di Torino coadiuvati da Anna Schneider, lo stiano portando in auge.
Il Rosè invece non viene più reimpiantato, in quanto produce poco e le sue bucce sono povere di antociani e conferiscono al vino un colore molto scarico.
Il Bolla in dialetto “Bula” infine è stato proibito dal disciplinare per la sua eccessiva produttività. Il nome deriva dal suo scopritore Sebastiano Bolla, coltivatore di Santa Maria de La Morra, eccelso innestatore.
L’azienda Monchiero
L’azienda si appoggia a una stazione per il monitoraggio delle piogge e applica la lotta integrata, che gli consente di ridurre al massimo l’utilizzo di trattamenti contro insetti e organismi dannosi alle piante. La cantina Monchiero produce 40 mila bottiglie in base all’annata, di cui l’80 % viene esportato soprattutto in America, Australia e Nord Europa e una piccola parte in Asia.
Nel 2002 in un podere vicino alla cantina è stato messo a dimora e ristrutturato “il Girasole” un Bed & Breakfast con quattro camere, ideali per trascorrere e visitare – ma soprattutto gustare – i sapori delle Langhe.
La degustazione in cantina
Nebbiolo D’Alba Doc 2018
Siamo nella zona Scaparoni, vicino a Monticello, dall’altra parte del fiume Tanaro, quindi nel Roero (la zona di produzione si estende su un territorio di 25 comuni situati in entrambe le sponde del Tanaro).
Il vino: Alla vista si presenta con un colore vivido, luminoso, rosso rubino con leggeri barlumi granato. All’olfatto le sensazioni sono floreali con note di rosa e viola appassite, fragoline di bosco, lamponi e confettura di ciliegia, con piacevoli rimandi speziati di chiodi di garofano, pepe nero e una lieve noce moscata.
Al palato è caldo, con un tannino presente quasi incisivo, ma ben amalgamato alla massa, con una acidità e sapidità che contrastano alle sensazioni retroattive. A contemplare questo Nebbiolo ricco di eleganza chiude nel finale una delicata persistenza, in cui prevalgono ricordi di note floreali e fruttate e una piacevole nota balsamica.
Si adatta a piatti di carne, anche con preparazioni complesse o saporite, come i brasati, si abbina bene a formaggi stagionati per esempio il Castelmagno.
Langhe Nebbiolo Doc 2017
Zona di produzione di Castiglione Falletto, verso nord tra Monforte e Bricco Boschi, a 280 metri s.l.m. (l’area geografica si estende sulle colline delle Langhe della Provincia di Cuneo e nel Roero per un totale di 54 comuni). Vinificato con cappello sommerso 15 giorni, con un anno di affinamento in botte grande.
Il vino: Il colore è rosso rubino con tendenza al granato.Al naso la sua predominanza va sulla ciliegia sotto spirito, insieme alla frutta appena raccolta, ribes, lampone e fragola, con una sfumatura di leggere spezie.
Il palato è pieno, vellutato, di buon corpo, con una acidità appena pronunciata, con facilità alla beva, che si stempera nel dolce fruttato, con discreti tannini, lo definirei il fratello giovane del Barolo, il mio consiglio è di berlo abbastanza giovane, diciamo al massimo 3-4 anni.
In abbinamento, alla tradizione langarola, con i primi di pasta ripiena, agnolotti, gli arrosti con i bolliti e i formaggi tipici come le tome di Langa.
Barolo del Comune di Castiglione Falletto Docg 2016
Con esposizione a est, siamo nella Mga Pernanno (Srun) in dialetto piemontese zona dedicata ai cerri. Vendemmia di metà ottobre, con buona maturazione fenolica. Vinificazione in acciaio con 30 giorni di macerazione sempre in acciaio, segue botte grande di rovere di Slavonia non tostate per minimo 24/32 mesi.
Il vino: Un bel colore rubino vivo, con leggeri screzi granato. Classici profumi con una impronta di rosa di macchia, con discreta nota fruttata e più incisiva la sensazione speziata con note di ginepro a impreziosirlo e un tocco di caramello. Al palato il frutto è maturo e dolce, la cosa più importante è la consistenza tannica, fatta di una trama vigorosa che mantiene uno spessore ragguardevole, senza provocare alcuna astringenza, anzi con l’alcol si rafforza la sensazione calda.
Un vino da lungo invecchiamento, anche se dopo qualche anno sarà sicuramente possibile apprezzarlo appieno.
Barolo Rocche di Castiglione Docg 2015
Esposizione a Sud-Est siamo a 320 metri s.l.m. con terreno prevalentemente argilloso e una piccola parte di sabbia. Dagli anni ’90 il Rocche è vinificato e affinato a parte un singolo vigneto con meno di 4000 metri. Vinificazione a cappello sommerso, 25 giorni di macerazione in botti grandi da 50 ettolitri di rovere di Garbellotto per 24 mesi e affinamento di tre anni.
Il vino: Dal colore rosso rubino con bagliore granato. Ampia l’apertura floreale con rosa selvatica ed iris, lampone e ciliegia con leggera mandorla dolce in sottofondo, con spezie da far da contorno, noce moscata, chiodo di garofano, ma a sorprenderci con una nota predominante e avvolgente è la curcuma.
Al palato il frutto è maturo e dolcissimo quasi caramellato e candito, con una trama tannica che lo sorregge e gli dona quel tocco etereo di grande eleganza. Tutto è fine, senza eccessi, perfettamente coerente, quasi armonico nel suo complesso, ma animato da moti irrequieti che lo porteranno a una lunga fase evolutiva.
Barolo Montanello Docg 2014
Vigna storica del 1954, meno noto di altre Mga comunali, il Montanello gode però di fama e consensi tra gli astanti, per il nerbo e profumi che sono i tratti salienti di questa Mga. La famiglia viveva e lavorava nella cascina e nutrice della cantina, nel 2000 con l’acquisto di una parte del vigneto. Dal 2010 tornato in produzione con la Riserva. Zona molto calda con esposizione Sud-Ovest, circa 3000 bottiglie all’anno. Passaggio in tonneaux da 500 litri per 24/30 mesi, con la tipologia Riserva 2 anni in più in bottiglia.
Il vino: Dal colore rosso granato con buona profondità. L’Olfatto esordisce con un vago ricordo tostato e di camino spento, sono a rafforzare la rosa di macchia ed i frutti di bosco uniti ad un leggero ricordo di caffè e a completare il quadro aromatico il tabacco dolce da pipa. Al palato riaffiorano le spezie dolci di cannella e vaniglia, con l’eleganza del lampone e della prugna, i tannini con vigore sorreggono una lunga e consistente persistenza. Ottima personalità, difficile da dimenticare.
L’uva Nebiol definita nel 1606 da Giovanni Battista Croce “Regina delle uve nere”, coltivate nelle colline intorno a Torino, hanno in sé qualcosa di miracoloso. Vini che invecchiano senza perdere le doti di freschezza.
Ringrazio di cuore la famiglia Monchiero per la visita e l’ospitalità ricevuta.
Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)
Monchiero F/li Azienda Agricola
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