FRATELLI BORGOGNO, NEL CUORE DI BAROLO. Cannubi: Il “Sancta Sanctorum” del Nebbiolo

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di Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)

Dal 1897 una lunga entusiasmante storia, oggi, dopo 123 anni di tradizioni, nel cuore delle Langhe, con vigneti e cantina nel grande marcaleone Cannubi, zona particolarmente vocata alla produzione del vino, già citata da alcuni scrittori nell’Ottocento, un “Cru” o meglio una “Mga” (Menzione Geografica Aggiuntiva) di prestigio, per regalarci sempre uniche emozioni nel bicchiere.

 

I Cru

Cru è il participio passato del verbo francese “croitre” crescere, per chi si occupa di vino comunque è la configurazione di una precisa area produttiva, per quanto piccola, che evidenzia particolarissime caratteristiche organolettiche dei vini. In poche parole un appezzamento di alta qualità e peculiarità, favorita da uno specifico microclima e il Nebbiolo è il frutto di un lento adattamento a un ambiente pedoclimatico che si è formato nel corso di milioni di anni.

La storia della famiglia Borgogno proviene da molto lontano, dalla metà dell’ottocento con il Cavalier Francesco Borgogno, iniziò a produrre e a vendere il vino nell’osteria della moglie, per 30 anni fu Sindaco di Barolo e fondatore dell’asilo del paese, rimasto vedovo e perso il figlio in giovane età, il Cavaliere lasciò parte delle sue tenute al figlio di suo fratello Ludovico Borgogno con terreni e annessa cantina, a quei tempi era nel centro storico di Barolo e ai suoi figli, Battista, Serio, Albertina, Perla, Matilde e Maria.

In seguito trasmise ai figli Serio (terza generazione) che partì per la Francia a conoscerne i segreti e l’arte per ottenere un vino che esprimesse la sua territorialità, con passione e lungimiranza, consapevole del potenziale del Nebbiolo da Barolo, contrario alla barrique e difensore delle tradizioni) e Battista, il più anziano dei figli di Lodovico.

Egli ha dedicato la sua vita alla vigna. Dopo la guerra in Russia, riuscì a tornare a casa, ma con il cuore cambiato per le vicissitudini vissute in prima linea al fronte, il suo terreno i suoi vigneti sono stati la sua cura migliore per dimenticare ionsieme all’amore per la terra e il suo grande valore, Grazie ad alcuni terreni e una cascina in zona Cannubi, col tempo riuscirono a costruire la loro casa e la futura cantina in questa sommità del Cannubi, oggi sede dell’attuale azienda, con circa tre ettari di vigneto intorno alla tenuta, in una zona tra le migliori per la viticoltura, per esposizione, ventilazione e drenaggio e un fantastico panorama circostante, con un grande potenziale per la produzione del Nebbiolo da Barolo.

La cantina Serio Battista Borgogno dal 1897

Proprio qui tra i vigneti, camminando tra i filari ho riconosciuto per la prima volta “L’Anemone Coronaria”è un piccolo fiore rossastro, selvatico, simbolo delle Langhe, esempio di rara flora spontanea. La gente del posto e in particolar modo i viticoltori lo attendono ogni anno, come buon auspicio dell’annata e del raccolto.

Con la quarta generazione, dopo che Battista ci ha lasciato nel 1994 e Serio nel 2016 a 88 anni, continuano le figlie, Anna, primogenita di Serio e di Iolanda Giordano, oggi si occupa dell’amministrazione, Paola Borgogno secondogenita guida il cliente in un viaggio nella storia, con grande entusiasmo ripercorre le varie tappe dei suoi avi, in un territorio che è sempre meta di turisti.

Con la quinta generazione con le cugine Federica Boffa, amante della fotografia e le sue doti grafiche gli permettono di curare il marketing, da suo nonno Serio ha ereditato la determinazione nel promuovere il vino, ed Emanuela Bolla, dopo la laurea di architettura decide di seguire le orme del nonno Serio Borgogno e nel 2010 entra in azienda, con una nuova energia a proseguire l’attività di famiglia.

Emanuela oggi segue minuziosamente il vigneto e in cantina le operazioni di vinificazione e fermentazione con il supporto attento del padre Marco Bolla. E con la sesta generazione che sta crescendo e sarà l’avvenire e la continuazione di questa splendida realtà, con Leonardo di un anno, figlio di Emanuela ed Andrea. Avere tre ettari nei tre versanti nel cuore di Cannubi, chiamata la “Riviera delle Langhe” è una grande fonte unica ed inestimabile ricchezza per l’azienda.

 

Cannubi

La più antica bottiglia della zona delle Langhe è conservata a Bra presso la famiglia Manzone e porta la scritta “Cannubi 1752” questo per dimostrare come il vigneto, Cannubio, Canubbio o Cannubi fosse già famoso e rappresentativo, appunto un Marcaleone, cioè vigna di grandi doti e qualità eccelse e dati più recenti, della località Ferrero in Cannubio.

Il loro Barolo Cannubi è ricavato dai tre vigneti dislocati nei tre versanti. Ogni anno i tre vigneti vengono vendemmiati e vinificati separatamente, ovviamente prima di metterle nelle grandi botti per l’invecchiamento, in base all’annata e soprattutto alla qualità delle uve, scelgono se mantenerle separate, o assemblarle assieme. Nelle ottime annate lasciano una delle vigne in purezza per la produzione del Barolo Cannubi Riserva.

La vigna dei fratelli Borgogno nella famosa collina del cru Cannubi, il Sancta Sanctorum del Nebbiolo da Barolo

Le tre vigne che formano i tre versanti

Gourat, con esposizione a Sud-Ovest, età impianto 1982. Un tempo denominato vigna Cane dal nome del precedente proprietario, in seguito vigna Grossa, perché la più estesa. Il Gourat è il soprannome della famiglia ereditato dalla nonna “Gouretta” in piemontese è quel legno elastico, salice, per la legatura della vite, tenace e battagliera come era lei.

Vigna Battista, con esposizione Sud, età impianto 1992, dedicata a Battista Borgogno, per l’attaccamento e amore e dedizione alla sua vigna. “Quando morirò lasciatemi in vigna, affinchè possa dare alla terra, quello che la terra a dato a me”.

Vigna Nuova, esposizione Sud-Est, età impianto 1998. In onore delle nuove generazioni, così amavano chiamare Serio e Battista questo Sorì di terra.

Sorì. “Apertos Bacchus amat colles”, la vite ama le colline aperte e soleggiate, così dicevano gli antichi. A seconda della latitudine bisogna scegliere il versante adatto, ad esempio nelle regioni fredde settentrionali la vigna deve guardare a mezzogiorno, in quelle più temperate a ponente, così come l’Allobrogico, antenato del nostro Nebbiolo ama l’esposizione a Sud, è sempre il sole a dettare legge, dove i raggi non arrivano non piantate viti. Negli anziani di Langa il termine francese “Cru” non esiste, per loro vale il “Sorì” che significa Sorito, soleggiato, ben esposto. Il migliore è il Sorì del “Mesdì”, Sorito di mezzogiorno, seguito dal Sorì “Dla matin” Sorito del mattino e dal Sorì “Dla Seira” Sorito della sera, ovvero le esposizioni di Levante e di Ponente.

Zona del Barolo i Sorì le zone più soleggiate, dove la neve si scioglie prima

A febbraio, quando le nevi incominciano a sciogliersi, compaiano le prime macchie scure di terreno, dove la neve si scioglie per prima, appunto i Sorì, si tratta di appezzamenti più belli, quelli di mezzogiorno, più soleggiati più consoni ed idonei alla vite.

 Oltre a possedere 3 ettari sulla sommità del Cannubi, coltivano vigneti di proprietà e in affitto per un totale di circa 7,5 ettari nei comuni di Barolo, Novello e Diano d’Alba. Tutti i lavori dalla potatura al diradamento, alla selezione delle uve, prima della vendemmia, vengono seguiti dalla famiglia, per ottenere uve sane e genuine per un vino che rispecchi la terra da cui proviene.

 

La degustazione

Barolo Cannubi Docg 2016

Annata totalmente positiva e fortunata, una stagione regolare, primavera mite, maggio fresco, con un proseguo alterno di freschezza e periodi molto caldi, con un autunno piuttosto piovoso, ma non ha compromesso il successivo raccolto, annata a 5 stelle. Dei due appezzamenti (V. Gourat e V. Nuova) con fermentazioni separate, prima dell’affinamento si decide quali esposizioni assemblare. Macerazione di 30 mesi, affinamento in botte da 50 ettolitri.

Il vino: Dal colore vivo, granato con leggero riflesso aranciato. I profumi si esprimono su note floreali, con ricordi di rosa canina ed il lampone maturo e dolce, appena accennata la ciliegia e il ribes. Con una spezia lieve e calda di pepe, chiodi di garofano e leggera cannella. Al gusto si riconfermano i rimandi di spezie che si fanno più intensi e leggermente asprigni, con una struttura tannica presente, vigorosa, ma non incisiva.

Ha la sua personalità, molto distinta e dimostra tutto il suo carattere, del vitigno. Per essere al meglio delle sue potenzialità necessità di un buon invecchiamento, solo allora scopriremo tutta la sua prorompente forza, ma già ora è un Barolo 2016 che ci fa innamorare del suo bagaglio gusto-olfattivo.

Barolo Cannubi annate 2014, 2015 e 2016

Barolo Cannubi Docg 2015

Dopo l’annata del 2016 molto rassicurante, eccocialla 2015 la differenza sta nell’annata, con ondate dicaldo e abbassamenti di temperatura repentini, caldo intenso e quasi assenza di precipitazioni. Con agosto particolarmente piovoso, verso un settembre normale e con il mese di ottobre leggermente con piogge non abbondanti che ha permesso, senza esiti negativi alla raccolta delle uve nei migliori dei modi. Con 40 giorni di macerazione, 32 mesi di affinamento in botte da 50 ettolitri.

Il vino: Colore rosso granato, piuttosto intenso, con ricordo aranciato. Profumi dolcemente tostati e liquirizia che apre a note fruttate ben maturi, con spezie morbide e calde, più lieve è l’accento floreale. L’impatto gustativo sviluppa fruttuosità fragranti, con il tannino che segna il carattere del vino, un tannino vigoroso e dinamico che ha ancora molta vitalità ed esuberanza che riesce a mantenere una lunga persistenza degli aromi. Un vino da lungo invecchiamento, ma già adesso sa farsi apprezzare nella sua interezza.

 

Barolo Cannubi Docg 2014

Se le piogge nelle due annate precedenti (2015-2016) non hanno creato nessun problema, questa annata, con una estate inesistente è stata quasi per tutti i produttori complicata e molto difficile, nel complesso ha permesso con un vitigno tardivo come il Nebbiolo di recuperare almeno a livello qualitativo, anche se inferiore al 30 % e in alcune zone un 40 % in meno di produzione.  Comunque non come l’annata del 2002 che è stata disastrosa.

Il vino: Il colore è rubino granato di buona intensità con riflessi aranciati. Si apre subito con toni floreali di rosa canina e petali di ortensia, poi un frutto fragrante con ricordi di lamponi e ribes, spezie gentili e morbidi con una leggera memoria di catrame vegetale, tabacco e liquirizia. Al gusto grande maturità del frutto e una concentrazione di spezie e note balsamiche, con una trama dei tannici che lasciano trasparire un carattere non deciso ma pieno ed elegante, quella eleganza che si fa cogliere adesso e che potrà aumentare ancora per qualche anno di invecchiamento.

 

Langhe Nascetta Doc 2019

Dopo 121 anni di storia, escono con il loro primo bianco, con tremila bottiglie nel 2018 prodotto con la Nascetta o Nas-cetta (o Anascetta) già iscritto nel registro nazionale della varietà di vite nel 2001.

Il vino: Dal colore giallo paglierino con leggeri riflessi dorati. Al naso prevale la sua caratteristica molto complessa di sentori di fiori di campo e acacia ed erbe aromatiche, note di mela, note di agrumi, cedro e un pompelmo rosa, per un vino fine ed elegante. Al gusto ricco di aromi, con una spiccata acidità e note minerali che lo rendono piacevolmente rinfrescante.

La degustazione delle sei etichette della cantina Serio Battista Borgogno

Langhe Nebbiolo 2019

Il nuovo progetto nato tra il 2018/19, nel nuovo vigneto della Mga (Menzione Geografica Aggiuntiva) Albarella (con una parte destinata per il Barolo) Con 2000 bottiglie con fermentazione in acciaio e affinamento sempre in acciaio.

Il vino: Dal colore rosso rubino con leggeri riflessi granato. All’olfatto subito note di marasca con lamponi e leggera fragolina di bosco, mescolate ad una spezia lieve e calda. Al palato un vino di buon corpo dove sprigiona rimandi fruttate e floreali, con un tannino piacevole ed avvolgente quasi vellutato assieme ad una acidità e sapidità appena pronunciata con facilità alla beva.

 

Barbera d’Alba superiore 2016

Una parte delle uve di Castellinaldo Roero e Diano d’Alba. Dal 2014 con nuovi reimpianti. Con fermentazione di 12 giorni in tini di legno con due rimontaggi al giorno, malolattica spontanea in acciaio, segue affinamento per 24 mesi in botti di rovere di Slavonia da 40 ettolitri e circa sei mesi in bottiglia. Con circa 10 mila bottiglie in base all’annata.

Il vino: Con un rubino fitto e profondo, molto luminoso con vivaci sfumature granato. Il corredo olfattivo con fragranze di fiori e frutti rossi e neri di confettura e spezie fini e dolci. Al sorso ottima struttura e sapore, freschezza viva, acida e nel finale una lunga persistenza fruttata. Una Barbera giovane e di pronta beva che darà sicuramente soddisfazioni nel tempo.

Concludo con una citazione

Nel finale del “Candide”di Voltaire, quando il protagonista ricco di mille esperienze esclama: “Bisogna coltivare il proprio giardino”. La famiglia Borgogno i veri protagonisti di questa splendida storia, ci sono riusciti e continuano a farlo con vera passione, tramandata con amore. Grazie per avermi accolto nella vostra cantina, nella vostra casa.

Sergio Garreffa
(sommelier AIS – II classificato Nebbiolo Master 2017 AIS)


Azienda Agricola Borgogno Serio & Battista
Boffa Federica e Bolla Emanuela s.s.
Loc. Cannubi, Via Crosia 12, 12060 Barolo (Cn)
Tel. 0173 56 107
Email: info@borgognoseriobattista.it
www.borgognoseriobattista.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sergio Garreffa

Appassionato di cibo e vino, che ha inizio nel lontano 1982, con una carriera da degustatore professionista A.I.S. dal 2018 al 2022 Delegato del Tigullio Promontorio Portofino. Ambasciatore del Vermentino dal 2016 e miglior Sommelier della Liguria 2011, nonché secondo al master del Barolo, Sagrantino e Lambrusco e terzo posto al Prosecco e Friulano. Oggi con grande passione e amore qui su Art & Wine per recensire e descrivere le storie di importanti aziende del settore vinicolo.

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